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Ursus gladiatore ribelle
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Alla morte del saggio imperatore Marco Aurelio succede il figlio Commodo da lui stesso non ritenuto ancora pronto a governare. Lo aveva raccomandato al suo fido Emilio Leto il quale aveva giurato di servirlo come aveva fatto con suo padre. Ma ben presto si rende conto con tutto il Senato romano che Commodo è un sanguinario dedito ai giochi gladiatori ai quali partecipa spesso di persona e al massacro di inermi popolazioni germaniche, avendo preso quartiere presso Vindobona, l'attuale Vienna, dove, su incarico del Senato, lo raggiunge Leto con suo figlio Settimio al comando di una Legione. L'intento è quello di conoscerlo meglio e capire se in grado di governare con saggezza un impero vasto come quello romano. Ma la sete di sangue del giovane imperatore induce tutti a ordire un piano per eliminarlo e Leto gioca la carta Ursus. Questi è un possente guerriero che un tempo combatté nelle fila romane ed è amico di Settimio. Commodo gli ha insediato la ragazza Arminia ed è desideroso di battersi con lui nell'arena per vedere chi dei due è il più forte. Ursus è ignaro di avere a disposizione un'arma letale, appositamente costruita e affidata a lui dai complottisti, fiduciosi che con quella avrebbe ucciso Commodo. E' una clava a forma di ariete che cela al suo interno una lama che involontariamente ferisce l'imperatore che furioso fa arrestare Ursus, ritenendolo un assassino. Scopre poi la tresca con Leto che uccide con le sue mani strangolandolo e scatenando l'ira di suo figlio Settimio che lo attacca con la sua legione. Ma è solo grazie alla forza di Ursus che riesce ad avere la meglio su Commodo che viene trafitto nel finale a tradimento da un suo istruttore di gladiatori, unitosi a Ursus e agli altri rivoltosi. La pace è ristabilita e Roma acclama il nuovo imperatore Settimio, mentre Ursus saluta e abbracciato alla sua Arminia si incammina contro luce verso un sole al tramonto che anticipa la classica parola FINE. Dan Vadis è il forzuto "marcomanno" Ursus che essendo divenuto cristiano agisce per gran parte del film col freno a mano tirato, perché votato alla non violenza. Ci pensa il nostrano Sergio Ciani, Maciste in varie occasioni, a sporcarsi le mani di sangue al suo posto, vestendo i panni pseudo storici di Commodo. Tuttavia, nonostante qualche sbavatura dettata dal copione, il film percorre abbastanza verosimilmente, fatta eccezione ovviamente per Ursus, dodici anni di storia patria. Tante le scene di massa forse raccattate qua e là da altre pellicole come era vezzo dell'epoca e del budget sempre risicato.
Ursus gladiatore ribelle Italia 1962
Regia: Domenico Paolella Musiche Carlo Savina con Dan Vadis: Ursus José Greci: Arminia Sergio Ciani: Commodo (accreditato Alan Steel) Tullio Altamura: Antonino Nando Tamberlani: Marco Aurelio Gianni Santuccio: Senatore Emilio Leto Gloria Milland: Marzia Andrea Aureli: l'addestratore dei gladiatori Carlo Sabatini: Settimio Leto (accreditato Carlo Delmi) Consalvo Dell'Arti: Senatore Lucio e con Bruno Scipioni Pietro Ceccarelli Marco Mariani Claudio Marzulli
Voglio fare un appello con questo film a chi lavora nel cinema affinché a distanza di 40 anni si torni a produrre un genere che tante soddisfazioni ha dato al settore in termini di incassi e lavoro. Certo il filone ha rappresentato anche un concentrato di luoghi comuni finendo spesso in sciocchezze e corbellerie col solo scopo di far cassa etichettandosi col tempo solo come fenomeno violento e di consumo. Perchè non c'era la TV e il cinema era il solo luogo di svago e bisognava riempire le sale con prodotti ripetitivi in quantità e a scapito della qualità. Ma pur sempre creando un mestiere associato ad esso fatto di buoni caratteristi, registi, comparse e maestranze specializzate in carpenteria, falegnameria e vari e sempre senza l'utilizzo di una sola lira del denaro pubblico. Ecco perché vorrei che firmaste nei commenti questo appello affinché torni in auge un genere, magari anche con altri, che un tempo caratterizzarono il nostro Cinema nazionale. Ci vorrebbe in ver...
Trama: I ragionieri Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino De Filippo) sono impiegati presso la filiale di Napoli della ditta Pasquetti, una società di trasporti. Il loro capoufficio è Cesare Santoro, superiore molto severo che non tollera l'atteggiamento poco professionale dei due impiegati. Al culmine dell'ennesimo rimprovero riservato a Colabona e Guardalavecchia davanti a un impiegato neoassunto, il catanese Donato Cavallo, Santoro li minaccia di trasferirli in Sardegna. L'improvvisa morte del capoufficio dà inizio a una spietata "guerra per la successione" tra Colabona e Guardalavecchia, lotta i cui segnali si manifestano già al funerale di Santoro. Parodìa stupenda dell'avidità e dell'ambizione delle persone che pur di raggiungere anche miserrimi obiettivi son pronti a tutto. Trasferito in ambito politico nella nostra povera Italia, Guardalavecchia, Colabona e Santoro vi ricordano qualcuno? Ribadisco, il "Pri...
H enry , un killer professionista, si è ritirato dopo l'ultimo incarico in una casetta in mezzo al nulla gelato della foresta dello stato di Washington DC vicino al confine canadese. A turbare i silenzi della natura che lo circonda arriva un tonfo sinistro quando nei pressi si schianta una motoslitta con a bordo una ragazza che rimane ferita piuttosto seriamente. Henry la porta al sicuro dai lupi che stanno già fiutando la preda avendone assaggiato il sangue sulla neve e inizia a curarla con i pochi mezzi di cui dispone. Le estrare diverse schegge di legno da una gamba e dopo qualche giorno una ancor più preoccupante nell'inguine. In genere non salva le vite tuttavia quella ragazza indifesa non poteva lasciarla in balia delle intemperie e dei lupi famelici, ma qualcosa in lei lo insospettiva. Intanto non aveva cellulare e nemmeno documenti per cui quel nome, Melody , che le ha dato potrebbe essere falso ragion per cui appena si sarà ripresa dovrà alzare i tacchi e lasciar...
Devo dire che il cinema mi ha spesso fatto conoscere musiche che non avrei mai immaginato di ascoltare e questo bellissimo film del quale abbiamo già parlato in questo post serve più che altro a farvi conoscere uno dei più grandi baritoni di tutti i tempi: Tito Gobbi . Considerato da molti inarrivabile per il timbro di voce, in questo film presta la voce "canora", perchè il parlato è di Giulio Panicali uno dei tre più grandi doppiatori della storia del cinema nazionale, a Dennis King , Frà Diavolo alias il Marchese di San Marco . Nel clip mancano i 2 interpreti principali, Stanlio e Ollio , ma lo scopo era quello di far ascoltare questa bellissima aria che potrete divertirvi a cantare dal momento che inserisco le parole e credo tantissimi nel web approfitteranno con i motori di ricerca a reperirle qui e tuttavia possiamo notare alcune delle spalle abituali del duo comico come James Finlayson e la bella Thelma Todd . Per i crediti potete andare al post originale: Frà ...
« Il Cristianesimo è una religione democratica basata sul lavoro » (Don Camillo) Da i romanzi di Guareschi , sono tratti una serie di film che meglio di tanti altri hanno descritto l'Italia post bellica ed il suo passaggio da civiltà rurale e patriarcale a società moderna. Tutti prodotti dalla Cineriz e interpretati da Fernandel (don Camillo) e Gino Cervi (Peppone) gli episodi sono cinque: 1. Don Camillo (regia di Julien Duvivier, 1952) 2. Il ritorno di don Camillo (regia di Julien Duvivier, 1953) 3. Don Camillo e l'onorevole Peppone (regia di Carmine Gallone, 1955) 4. Don Camillo monsignore... ma non troppo (regia di Carmine Gallone, 1961) 5. Il compagno don Camillo (regia di Luigi Comencini, 1965) Non so quante volte li ho rivisti, ma ogni volta è come se fosse la prima ed in ogni occasione ne trovo una chiave di lettura nuova. Centro degli episodi è la contrapposizione tra il sentimento cristiano di don Camillo e l'ideol...
Se c'è un attore che sempre mi ha convinto nelle sue interpretazioni questo è Andy Garcia, e nel limite del possibile ho sempre cercato di vedere i suoi film. In The Lost City, egli non è solo l'attore protagonista, ma anche il regista, produttore esecutivo e autore delle musiche. E aggiungiamoci pure che come il protagonista del film anch'egli è un esule cubano. Il film narra la storia di Fico (A. Garcia) proprietario di un locale notturno "El Tropico" di L'Avana durante la dittatura di Battista e all'alba della rivoluzione Castrista. Nella sua famiglia il padre, docente universitario, è per un opposizione parlamentare al regime di Battista, mentre suo fratello Ricardo si unisce al movimento, extraparlamentare, comunista di Fidel Castro e l'altro fratello, Luis, al movimento democratico (sempre extraparlamentare). Man mano che il regime Castrista raggiunge il potere ed il controllo della vita cubana, le attività del locale di Fico sono ridotte, prima...
F ernando , proprietario di un grande magazzino con un migliaio di dipendenti, è ossessionato da incubi ricorrenti nei quali viene sbeffeggiato, malmenato e umiliato, in sogni che lo vedono alle prese con donne bellissime, come l'attrice Silvana Pampanini ad esempio, che lui adora. Solo che quando sta per realizzare il suo sogno, tipo sposare l'attrice e prepararsi per la prima notte di nozze, ecco spuntare questo energumeno che gli rovina la festa oltre a ridicolizzarlo come la solito. A nulla valgono i tentativi del suo medico, il Dott. Furgoni , che non ne può più di essere svegliato in piena notte dal commendatore in preda all'isteria. Ma ecco un bel giorno presentarsi nel suo ufficio un giovane laureato, Walter Milani , in cerca di impiego e guarda caso assomiglia in modo impressionante allo spavaldo che lo tormenta ogni notte nei sogni. La prima reazione di Fernando è furiosa ma il suo medico lo consiglia di assumerlo per placare la sua ansia; avendolo a portat...
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