Lo chiamavano Trinità
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Un film che piace e che lo rivedi ogni volta che lo mandano in onda in TV e che ogni volta ottiene elevati indici di ascolto deve essere per forza un bel film. Lo strano è che questo campione di incassi al botteghino appartenga al filone spaghetti-western , un genere che negli anni si era tramutato in grandguignolesco pieno di efferate violenze con la gente che si divertiva a contare i morti per commentare poi all'uscita su quanti fossero stati per l'esattezza e se si era battuto il record del precedente. Con questo film invece si ribalta completamente l'andamento del genere, ormai agonizzante, e lo si rivitalizza con temi sempre inerenti, come scazzottate e pistolettate ma senza una goccia di sangue e tantomeno un morto. Il regista Clucher (nome d’arte di Enzo Barboni ) riesce nell'intento di sfornare un prodotto divertente, spaccatutto si ma adatto anche ai bambini e tale da creare subito un filone che per qualche anno riempirà, con minori fortune degli origi