The Lost City (2005)
Se c'è un attore che sempre mi ha convinto nelle sue interpretazioni questo è Andy Garcia, e nel limite del possibile ho sempre cercato di vedere i suoi film. In The Lost City, egli non è solo l'attore protagonista, ma anche il regista, produttore esecutivo e autore delle musiche. E aggiungiamoci pure che come il protagonista del film anch'egli è un esule cubano.
Il film narra la storia di Fico (A. Garcia) proprietario di un locale notturno "El Tropico" di L'Avana durante la dittatura di Battista e all'alba della rivoluzione Castrista. Nella sua famiglia il padre, docente universitario, è per un opposizione parlamentare al regime di Battista, mentre suo fratello Ricardo si unisce al movimento, extraparlamentare, comunista di Fidel Castro e l'altro fratello, Luis, al movimento democratico (sempre extraparlamentare).
Man mano che il regime Castrista raggiunge il potere ed il controllo della vita cubana, le attività del locale di Fico sono ridotte, prima il divieto dell'uso del sassofono, poi il riprodurre solo determinate melodie e canzoni. Il suo rancore verso il movimento Castrista cresce sempre più, mentre la moglie ne diviene una sostenistrice. A statalizzazione completata, Fico è costretto a chiudere il locale ed a decidere la via dell'esilio, considerando oramai L'Avana una città perduta ed illiberale. Negli Stati Uniti ricomincia la vita come lavapiatti a NewYork . Qui passando le serate davanti ad un proiettore, con un bicchiere di rum in mano, si riguarda le sue serate nel locale perduto, sognando di poterci tornare, anche se riuscirà solo di ritornare a suonare il pianoforte nel locale dove lavora ed in seguito riaprirà "El Tropico" ma a New York e non a L'Avana.
Un film che mi ha affascinanto molto, al di là dei connotati politici e storici, per le atmosfere che ha saputo trasmettere, il colore, i profumi, i sapori della Cuba che fu. E che, a quanto pare, Andy Garcia conosce molto bene, avendola vissuta da ragazzo. Un film corale, sebbene incentrato sulla solitudine malinconica del protagonista. Un popolo che racconta al suo popolo cosa fu Cuba, e che non era tutto da buttare, anzi ...
Non posso essere fedele ad una causa ma posso esserlo ad una città perduta (A.Garcia)
Il film narra la storia di Fico (A. Garcia) proprietario di un locale notturno "El Tropico" di L'Avana durante la dittatura di Battista e all'alba della rivoluzione Castrista. Nella sua famiglia il padre, docente universitario, è per un opposizione parlamentare al regime di Battista, mentre suo fratello Ricardo si unisce al movimento, extraparlamentare, comunista di Fidel Castro e l'altro fratello, Luis, al movimento democratico (sempre extraparlamentare).
Man mano che il regime Castrista raggiunge il potere ed il controllo della vita cubana, le attività del locale di Fico sono ridotte, prima il divieto dell'uso del sassofono, poi il riprodurre solo determinate melodie e canzoni. Il suo rancore verso il movimento Castrista cresce sempre più, mentre la moglie ne diviene una sostenistrice. A statalizzazione completata, Fico è costretto a chiudere il locale ed a decidere la via dell'esilio, considerando oramai L'Avana una città perduta ed illiberale. Negli Stati Uniti ricomincia la vita come lavapiatti a NewYork . Qui passando le serate davanti ad un proiettore, con un bicchiere di rum in mano, si riguarda le sue serate nel locale perduto, sognando di poterci tornare, anche se riuscirà solo di ritornare a suonare il pianoforte nel locale dove lavora ed in seguito riaprirà "El Tropico" ma a New York e non a L'Avana.
Un film che mi ha affascinanto molto, al di là dei connotati politici e storici, per le atmosfere che ha saputo trasmettere, il colore, i profumi, i sapori della Cuba che fu. E che, a quanto pare, Andy Garcia conosce molto bene, avendola vissuta da ragazzo. Un film corale, sebbene incentrato sulla solitudine malinconica del protagonista. Un popolo che racconta al suo popolo cosa fu Cuba, e che non era tutto da buttare, anzi ...
Non posso essere fedele ad una causa ma posso esserlo ad una città perduta (A.Garcia)
non credo di averlo visto ...
RispondiEliminaho visto recentemente garcia che era un malavitoso capomafia che fingeva di morire e invece alla fine era il più sveglio ma non ricordo lu titulu
La linea ... è Salazar ... fantastico lui ... il film un po' meno ...
RispondiEliminaesatto bravo .. non ho più la memoria elastica .. del resto sta diventando tutto elastico
RispondiElimina;-))
:(
concordo che il film è moscio
RispondiEliminala linea dico e se pensi che uno come armand assante fa una particina
giusto per racimolare il gettone
di sussistenza ti senti male ..
lo stesso garcia impegnato poco ma in quel poco assume tutte le forme tipiche di uno che sa recitare
alla grande
è strepitoso ... guarda caso s'è fatto il mazzo facendo teatro ...
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