I diamanti che nessuno voleva rubare
Un prezioso collier di diamanti che si dice porti sfortuna, viene messo in vendita dai nobili Montalcino e fan gola ad un vecchio usuraio rimasto paralizzato su di una sedia a rotelle. Lui, Spiros, tiene da anni in ostaggio la giovane segretaria Ursula, ricattandola per un omicidio commesso tempo addietro per sottrarsi ad un tentativo di violenza carnale. La giovane è succube del vecchio al pari di altri cinque malviventi che l'uomo convoca per il colpo al gioielliere incaricato della vendita del monile. Ognuno di loro è ricattabile per precedenti penali che Spiros è pronto a denunciare tramite un notaio di sua fiducia, ragione questa che li induce a collaborare al colpo. Ma quando questo riesce ecco scatenarsi una faida che vede lo stesso Spiros venire ucciso dai malviventi. Tra questi il più astuto, un certo Fangio, provetto autista, che si era relazionato con la giovane Ursula, ha la meglio dopo che una collaboratrice del defunto usuraio aveva a sua volta falciato i banditi in un proditorio agguato teso loro. Il collier che sembra essere stato recuperato risulta essere una volgare copia che un certo Carta Carbone, falsario di professione, si scoprirà aver creato su commissione, addirittura in duplice esemplare, così da imbrogliare anche terzi che si fossero intromessi nel colpo. Fangio ripara in Svizzera con la sua bella e a bordo del suo piccolo idrovolante la porta a fare un giro sul lago mostrandole le sue proprietà e le intenzioni di costruire grattacieli e far fruttare il malloppo in una zona a forte impatto turistico.
Con mezzi risicati e idee in sintonia, emerge in pieno la povertà di un lavoro che a interni desolanti unisce interpreti in gran parte anonimi ai quali accoppiare al minimo sindacale nomi di una certa importanza, Randone, Giuffré e una piccola particina per un Dana Andrews, sebbene già in piena fase calante minato da anni di alcolismo.
I diamanti che nessuno voleva rubareCon mezzi risicati e idee in sintonia, emerge in pieno la povertà di un lavoro che a interni desolanti unisce interpreti in gran parte anonimi ai quali accoppiare al minimo sindacale nomi di una certa importanza, Randone, Giuffré e una piccola particina per un Dana Andrews, sebbene già in piena fase calante minato da anni di alcolismo.
Italia 1968
Regia: Gino Mangini
Musiche Carlo Rustichelli
con
Jeanne Valerie: Ursula
Salvo Randone: Spiros
John Elliot: Fangio
Aldo Giuffrè: Marcos
Mario Brega: Sansone
Bruno Piergentili: Giorgio (accreditato Dan Harrison)
Roger Beaumont: Charlie
Dana Andrews: il gioielliere
Aymo: Edison
Lily Mantovani: la governante
Kathy Baron: la commessa
Giovanni Petrucci: il commesso
Ignazio Spalla: Caravella (accreditato Pedro Sanchez)
Thomas Walton: il commissario di polizia
Nino Vingelli: Carta carbone
Attlio Dottesio: il maresciallo
e con
Ivan Giovanni Scratuglia
Raniero Gonella
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