Il boia di Venezia
1645 - a Venezia, il Doge Giovanni Bembo, da tempo malato, non può assistere al matrimonio del figlio Sandrigo con Leonora Manin ma nell'auguragli ogni bene possibile gli confida, credendosi vicino alla morte, che lui non è in realtà suo figlio ma allevato come tale amorevolmente, dopo che era stato rinvenuto accanto al corpo della madre morta su di una nave pirata che il Doge aveva attaccato e affondato anni prima. Confidando di non averlo turbato ma soltanto reso giustizi alla verità, il Doge viene tranquillizzato, abbracciato e salutato da Sandrigo che gli conferma immutato il suo amore e gratitudine come figlio. Ma mentre sta per pronunciare il fatidico si sull'altare, viene arrestato dagli uomini del Grande Inquisitore Roderigo Zeno che è in pratica al comando della Serenissima. L'accusa è di alto tradimento per averlo visto confabulare con il noto pirata uscocco Guarneri durante una festa alla Giudecca. In realtà non lo conosceva e si era soltanto battuto con lui in un gioco sportivo, sebbene avesse avuto sentore dell'odio che l'avversario nutriva nei confronti del Doge. Con il suo arresto e successiva condanna a morte, si vuole eliminare l'ultimo serio rivale nella corsa al potere e a nulla sembrano sortire le suppliche della popolazione che ama il giovane, né tantomeno quelle del vecchio Doge. Così come alcuni inutili tentativi di fuga o finte evasioni per eliminarlo prima del patibolo. Roderigo intende sfruttare l'odio che il Guarneri ha verso la famiglia del Doge rea di avergli sterminato la sua, compreso il figlioletto che è in realtà proprio Sandrigo. Egli ha infatti sul petto lo stesso tatuaggio che ha suo padre e che i pirati erano soliti farsi. Così il Guarneri che era stato sapientemente mascherato e spacciato per il Boia di Venezia incaricato della sua esecuzione, scoprendo il figlio vivo e allevato con amore da quel Doge che odiava, cambia come ovvio schieramento, risultando decisivo nella sconfitta del bieco Inquisitore. Costui che mirava anche alla mano della bella Eleonora, vistosi rifiutato, aveva condannato alla decapitazione anche lei. Ma ora è proprio lui a finire sotto la scure del boia Guarneri che subito dopo è felice di abbracciare i due sposi e lasciare per sempre Venezia ma non più da nemico e col cuore finalmente libero dal livore accumulato in tutti quegli anni.
Matrimoni movimentati, ben due, di cui il secondo regolare, per il bell'eroe Lex Barker, amatissimo all'epoca, che aveva "trovato l'America" da noi e qui osteggiato da un altro "sbarcato" da Hollywood come Guy Madison stavolta in un raro ruolo da cattivo. Con loro ottimi comprimari e gli esterni degli angoli più suggestivi di Venezia che ancora oggi, se volessero gli attuali addetti del nostro asfittico cinema, sarebbero magnifici scenari per altrettanti film in costume. Il "Cappa e spada" non muore mai.
Matrimoni movimentati, ben due, di cui il secondo regolare, per il bell'eroe Lex Barker, amatissimo all'epoca, che aveva "trovato l'America" da noi e qui osteggiato da un altro "sbarcato" da Hollywood come Guy Madison stavolta in un raro ruolo da cattivo. Con loro ottimi comprimari e gli esterni degli angoli più suggestivi di Venezia che ancora oggi, se volessero gli attuali addetti del nostro asfittico cinema, sarebbero magnifici scenari per altrettanti film in costume. Il "Cappa e spada" non muore mai.
Il boia di Venezia
Italia 1963
Regia: Luigi Capuano
Musiche Carlo Rustichelli
con
Lex Barker: Sandrigo Bembo
Guy Madison: Roderigo Zeno
Alessandra Panaro: Leonora Manin
Mario Petri: Guarneri
Alberto Farnese: Michele Arcà
Giulio Marchetti: Bortolo
Theodor Chaliapin: il doge Giovanni Bembo
Franco Fantasia: Pietro
Raf Baldassarre: il consigliere Grimani
Mirella Roxy: Smeralda
Gianni Barta: Leonardo Manin, padre di Leonora
Attilio Severini: Menego Zanin
e con
Maria Tocinoscki
Giulio Maculani
Giuliana Farnese Poggi
Romano Giomini
non accreditato riconoscibile tra i pirati
Riccardo Pizzuti
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