Il collezionista di carte
Wlliam Tillich si guadagna da vivere come giocatore di poker e black jack riuscendo grazie al conteggio delle carte a guadagnarsi da vivere, poco per volta per non destare sospetti nei casino dove bazzica che sono piuttosto attenti nei confronti di chi sembra in grado di memorizzare le carte man mano giocate. Doti che lui ha affinate negli otto anni passati in carcere per i fatti di Abu Ghraib dove aveva prestato servizio militare e dove si erano macchiati di gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti dei detenuti a loro affidati. Lui e altri carcerieri avevano pagato il conto più salato, mentre nessun provvedimento era toccato ai superiori, alcuni dei quali ora svolgono le loro professioni in ambito civile. Come quel John Gordo, suo ex maggiore istruttore, che riconosce in un convegno di agenti di polizia, mentre spiega un nuovo software di riconoscimento facciale che la sua società sta mettendo in commercio. La sua reazione nel riconoscerlo era stata notata da un ragazzo come lui presente che gli dà il suo biglietto da visita, pregandolo di contattarlo quando potrà liberarsi. William è solito seguire queste associazioni in giro per casino che rappresentano facili occasioni di vincite. In questo caso poliziotti, come elettricisti o venditori diversi, soliti a radunarsi in queste strutture in grado di ospitare i loro convegni e consentire una giocata prima del rientro a casa. Sono i più facili da spennare e di gran lunga preferibili ai tanti professionisti che affollano i tavoli da gioco nei casino di mezzo mondo. Quel ragazzo, Cirk Beauford, tuttavia lo incuriosisce al punto che decide di incontrarlo per scoprire che è figlio di un suo collega torturatore. Questi a sua volta tornò a casa distrutto dall'esperienza e dipendente da farmaci che lo rendevano violento con lui e sua madre, che un giorno scappò senza lasciare traccia. L'uomo all'ennesima crisi dopo aver picchiato Cirk si suicidò e da allora il ragazzo, che nel tempo ha ricostruito la sua storia, è fermamente deciso a vendicare il genitore. Così dopo aver scoperto quel Gordo, sicuramente responsabile delle nefandezze che suo padre venne obbligato a svolgere dopo il suo addestramento a tale compito, vuole narcotizzarlo e torturarlo fino alla morte. William che è di ben altra pasta e addirittura aveva trovato in carcere uno spazio dove leggere finalmente libri e studiare tecniche utili al gioco, si è lasciato tutto alle spalle e vuol farlo desistere dai suoi propositi. Siccome ha lasciato il college col quale ha anche un debito in denaro, cerca di vincere il più possibile, per pagargli i debiti e farlo tornare a studiare. Rintraccia anche sua madre e lo affronta spaventandolo circa quanto vuol mettere in atto, consentendogli con una grossa somma di denaro di pagare i suoi debiti, tornare con sua madre e pagarle il mutuo che, da informazioni assunte da William, risulta per la donna estremamente difficile da onorare. Cirk gli promette di seguire i suoi consigli ma quando sembra finalmente certo di avergli fatto cambiare idea, ecco che apprende dal notiziario in TV che un tizio si era introdotto nella casa di tale John Gordo ed era stato ucciso dal proprietario. Per la stampa e la polizia un caso evidente di tentativo di rapina finito male. Non per William che sperava di aver salvato un giovane orfano di un suo ex collega militare che ora sapeva la tragica verità, tale da indurlo ad affrontare il suo ex capo istruttore. Penetra a casa sua e dopo essersi fatto riconoscere lo uccide seguendo un rituale loro che ci viene risparmiato alla vista ma non all'udito. Dopo di che chiama la polizia e se ne torna in prigione, di sicuro una comfort zone per il suo stato psicologico così provato dalle brutali esperienze vissute fin lì e drammaticamente fatte riaffiorare.
Quasi due ore di cupa attesa di un finale che appare chiaro e ineluttabile nel suo esito ma che tiene sulle spine fino ai titoli di coda di un film francamente insulso che avrebbe dovuto trattare sicuramente meglio il tema dei gravi fatti citati e presi solo a pretesto di una storia che scorre per quasi tutta la sua durata sui tavoli da gioco. Capire il nesso aiuterebbe a comprendere cosa Schrader aveva intenzione di dirci, ovvero se parlare di Abu Ghraib o del dorato mondo dei luccicanti casinò ammerregani.
Quasi due ore di cupa attesa di un finale che appare chiaro e ineluttabile nel suo esito ma che tiene sulle spine fino ai titoli di coda di un film francamente insulso che avrebbe dovuto trattare sicuramente meglio il tema dei gravi fatti citati e presi solo a pretesto di una storia che scorre per quasi tutta la sua durata sui tavoli da gioco. Capire il nesso aiuterebbe a comprendere cosa Schrader aveva intenzione di dirci, ovvero se parlare di Abu Ghraib o del dorato mondo dei luccicanti casinò ammerregani.
Stati Uniti d'America, Svezia 2021
Regia: Paul Schrader
Musiche Robert Levon Been, Giancarlo Vulcano
con
Oscar Isaac: William "Tell" Tillich
Tiffany Haddish: La Linda
Tye Sheridan: Cirk Beauford
Willem Dafoe: maggiore John Gordo
A me non è affatto dispiaciuto, l'ho trovato affascinante e molto crudo, con un Isaac sempre più bravo.
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