L'oro di Napoli
D iretto da Vittorio De Sica che ne interpreta anche un episodio, il film, tratto da un racconto di Giuseppe Marotta, è un omaggio allo spirito peculiare di una città, Napoli, più che mai viva e aperta alla speranza che è il miglior modo per resistere alle avversità. Un concentrato di sentimenti ed emozioni che solo in quella magica città si possono vivere e che vengono trattati in sei distinti episodi alcuni dei quali, come quello della pizzaiola Sofia, divenuto culto del nostro cinema. Si inizia con
Il guappo
dove un ottimo Totò veste i panni del "pazzariello" per le vie della città e quelli dimessi nella vita privata, oppresso dall'ingombrante presenza di Don Carmine, un temuto boss di quartiere che si è insediato proprio a casa sua dove tiene tutta la sua famiglia in pugno. Ma una diagnosi sbagliata circa una salute cagionevole del boss scatenerà una decisa reazione del povero Totò che troverà il coraggio per cacciare l'indesiderato ospite. Segue
Pizze a credito
dove una esuberante e procacissima Sofia nazionale frigge le pizze col marito geloso e quell'anello costoso con uno smeraldo incastonato che non vede più al dito di sua moglie lo fa disperare. La donna finge di averlo perso nell'impasto dando così vita ad una ricerca affannosa presso i clienti serviti quel mattino ma senza esito, visto che se l'era sfilato dall'amante Alfredo che capita l'antifona si attiva per trovarlo e consegnarlo alla donna dicendo di averlo trovato nella pizza mangiata, facendo fesso il sospettoso marito che, solito annotare le vendite visto che i clienti pagano tutti a fine mese, non aveva trovato tra gli appunti il nome di Alfredo. Si vede che donna Sofia che l'aveva servito, non se n'era ricordata. Capita.
Il funeralino
è un episodio toccante che vede la morte di un bambino e il mesto corteo che per volere della mamma si vuol far passare per la via grande. I compagni di scuola in grembiulino accompagnati dalla maestra seguono il carro trainato da cavalli mentre tanti altri bambini di strada accorrono per i confetti che la mamma lancia loro nel triste passaggio e come da antica usanza
I giocatori
dove un grande De Sica interpreta il conte Prospero, un nobile napoletano che l'arcigna moglie ha fatto interdire per il suo vizio del gioco. A nulla valgono le sue suppliche e promesse al solerte maggiordomo che nega anche un minimo prestito personale al nobile in osservanza delle disposizioni della padrona. Così l'uomo senza un soldo cerca di sfogare la sua passione per la scopa giocando con il piccolo figlio del portiere che il padre obbliga a compiacere il signorotto, nonostante il ragazzino sia sottratto ai giochi di strada con gli amichetti. Ubbidendo suo malgrado, si presta a giocare con l'anziano avversario battendolo sempre regolarmente e se da un lato lui mette in palio le sue figurine, l'anziano nobile via via perde tutti gli indumenti in un episodio divertente e al tempo bizzarro.
Teresa
Lei, Teresa, è, anzi era, una di quelle prima che Don Nicola, un bel giovane della ricca borghesia non la facesse chiedere in moglie da un "mezzano", proposta che ovviamente una nelle sue condizioni ha subito accettato. Anzi non le pare vero visto che una sua amica ed ex collega per sposarsi aveva accettato addirittura un uomo senza una gamba. Ora quel bellissimo e ricco giovane le sembrava un miracolo. Sprizzava gioia da tutti i pori e dopo il fatidico si durante il ricco rinfresco era stata festeggiata da tutti. Ma quando arriva la sera e la donna si prepara per andare a letto, scopre l'orrenda quanto grottesca verità. L'uomo l'ha sposata per pagare il fio di aver visto morire suicida una sua spasimante, reo di non aver capito quali erano i suoi sentimenti essendo preso dall bella vita con molte donne. Per cui ha incaricato il suo uomo di trovargli una prostituta con la quale avrebbe vissuto in penitenza perenne, amando ormai tardivamente soltanto la ragazza che si era suicidata per lui. Teresa sarà padrona della casa e potrà disporre
dei suoi averi ma non lo avrà mai come marito. Per il mondo saranno coniugi ma nell'intimo mai. La donna allora sbigottita va su tutte le furie e rifà in fretta e furia i bagagli per lasciare quella casa. Ma una volta fuori, in piena notte e senza soldi, con lo spauracchio di dover tornare ad esercitare la sua professione, decide di seppellire lì'orgoglio e tornare indietro.
Il professore
vede un immenso Eduardo De Filippo nei panni di Don Ersilio Miccio, un "venditore di saggezza" che dietro modico compenso ne ha per tutti. Dalla
scritta da porre sotto l'altarino della Madonna di quartiere, ai generici consigli per militari e fidanzati. Ma la perla che saprà dare ai vicini del quartiere in cui vive, è insegnare loro l'arte dello spernacchiamento con bersaglio un nobile arrogante del luogo. E l'insegnamento finalmente darà i suoi frutti con lo spocchioso che capirà di abbassare un po' la cresta.
L'oro di Napoli
Italia 1954
Regia: Vittorio De Sica
Musiche Alessandro Cicognini
con
ne Il guappo
Totò: Don Saverio Petrillo il "Pazzariello"
Lianella Carell: Carolina, sua moglie
Pasquale Cennamo: Don Carmine Javarone
Agostino Salvietti: Gennaro Esposito
Nino Vingelli: un guappo
ne Pizze a credito
Sophia Loren: Sofia, la pizzaiola
Giacomo Furia: Rosario, suo marito
Paolo Stoppa: Don Peppino il vedovo
Alberto Farnese: Alfredo, l'amante di Sofia
Tecla Scarano: amica del vedovo
Gigi Reder: amico del vedovo
Pasquale Tartaro: il metronotte
ne Il funeralino
Teresa De Vita: La madre
ne I giocatori
Vittorio De Sica: Il conte Prospero
Pierino Bilancione: Gennarino
Mario Passante: il cameriere
ne TeresaSilvana Mangano: Teresa
Erno Crisa: Don Nicola
ne Il professore
Eduardo De Filippo: Don Ersilio Miccio
Tina Pica: una cliente
Nino Imparato: Gennaro
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