Che tempi!
G enova 1939 - Felice Pastorino, ricco commerciante genovese, vive in un ampio appartamento con sua figlia Anna e la loro domestica. Dopo essere rimasto vedovo, conduce una vita dignitosa e piuttosto parca nonostante le sue risorse economiche, denotando un marcata tirchieria nella gestione dei fabbisogni quotidiani, bisticciando sovente con la domestica, alla quale rimprovera di scialare il denaro quando esce per la spesa, o additando i brutti tempi che si stanno vivendo allor quando la donna gli sciorina i prezzi sempre in aumento dei vari generi alimentari che necessitano per vivere. Ma il problema più grande per l'uomo sembra al momento quello di dare un buon partito per marito alla sua figliola e crede di averlo trovato nel suo giovane cugino Alessandro, parimenti tirchio e ben piazzato come commerciante nelle attività portuali. Lo consiglia di corteggiare Anna preparando a sua volta la ragazza a un eventuale rapporto con quel giovane che potrebbe sfociare in qualcosa di più serio. Lui ad esempio fece diversi anni di fidanzamento con la futura moglie adempiendo ai voleri del padre di lei che lo pretendeva sistemato prima del gran passo. E così può fare lei anche se il futuro probabile marito è già più che ben sistemato economicamente. Ma la ragazza tentenna, non è certo Alessandro il suo tipo e mai al mondo avrebbe pensato di incontrare uno sfrontato giovane che a prima vista le aveva chiesto la mano. Costui, Eugenio Devoto, marinaio di una nave proveniente da Candia, era giunto nell'ufficio dei Pastorino per farsi firmare dei documenti di scarico merci e vi aveva trovato Anna che aspettava il rientro di suo padre. Dopo i primi convenevoli, il giovane aveva cercato di baciarla e al sopraggiungere del padre gli aveva chiesto la mano di sua figlia, ricevendo ovviamente un secco rifiuto e l'invito ad andarsene. Ma come invaso da un sentimento mai provato prima, Eugenio aveva seguito Anna fin sotto casa scusandosi per la sua irruenza ma promettendole di tornare il prima possibile per sposarla. Doveva infatti ripartire l'indomani per la Grecia, le urlava salutandola e ripetendole più volte il suo nome, affinché le rimanesse impresso. La ragazza rimase profondamente turbata e l'indomani era affacciata alla finestra per vedere partire il bastimento con quell'avvenente giovane che ormai le aveva preso il cuore. Ma il tempo passa e Alessandro appoggiato da suo padre serra sempre più la sua corte arrivando a condurla all'altare. Son passati sei anni e, prima la guerra, poi alcune divergenze sulla dote dovuta alla ragazza, avevano fatto slittare la data del matrimonio. Ma la verità era che Anna aveva nel cuore quel giovane strafottente, ma ardito ed affascinante, che aveva conosciuto in un modo così turbolento da esserne ancora frastornata. Quando la ragazza sta per pronunciare il fatidico si, ecco irrompere Eugenio Devoto che ferma la cerimonia costringendo il sacerdote a ricordare alla giovane che nessun impedimento deve esserci al suo matrimonio. Occorre una pausa di riflessione e tutta la festa prevista va in malora con ripercussioni ovvie nel risentito Alessandro e in suo cugino e promesso suocero Felice. Questi non accetta l'ipotesi di far sposare sua figlia con Eugenio, che nel frattempo ha fatto fortuna in Argentina, causando dolore e risentimento in sua figlia che adesso palpita per l'uomo che credeva perduto per sempre. Quando suo padre scopre che la ragazza stava per lasciarlo e partire in segreto con Eugenio, acconsente alle sue nozze col giovane, mettendo la felicità della figlia davanti alle proprie paure di restare solo in vecchiaia. Non avrebbe avuto la forza di seguirli "all'altro mondo" e non poteva che aspettarsi qualche loro sporadica visita di tanto in tanto negli anni a venire. Ma ecco che il socio di Eugenio, Manuel Aguirre, venuto con lui in Italia per aiutarlo nell'impresa, gli paventa la possibilità di aprire una filiale della loro attività a Genova così da restare ed accasarsi lì per la gioia di Felice che è ben lieto di metter loro a disposizione un suo locale adatto allo scopo, pagando l'affitto si intende, con gioia unanime prima della parola FINE a concludere questo bell'esempio di cinema italiano di un tempo, tratto da una popolare commedia teatrale, portata in scena dallo stesso Gilberto Govi, suo brillante protagonista.
Che tempi!
Italia 1948
Regia: Giorgio Bianchi
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Gilberto Govi: Felice Pastorino
Lea Padovani: Anna Pastorino
Walter Chiari: Eugenio Devoto
Alberto Sordi: Manuel Aguirre
Paolo Stoppa: Alessandro Raffo
Anna Caroli: la domestica
Enrico Ardizzone: il facchino
Daniele Chiapparino: il barbiere
Luigi Dameri: Merello, il grossista
Sergio Fosco: ambulante venditore di cravatte
Giuseppe Gaggero: il portinaio
Andrea Poggi: autista taxi
M. Luciani: il Sacerdote
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