Il gigante di Metropolis
20.000 a.C. ... nelle terre Atlantiche, ora sommerse dalle acque dell'oceano, visse un popolo enormemente progredito che dominò tutti i popoli della terra ... Obro, un uomo nato nelle terre del Levante, osò sfidare il mistero della città della morte ... la sua enorme forza e il suo coraggio lottarono contro Yotar, il Re maledetto, fino alla fine ... quando gli scienziati di Metropolis tentarono di svelare il segreto della morte, la natura si ribellò e fu la distruzione ... solo l'amore trionfò ... e rimase l'unica fonte di vita ...
Obro è l'unico che è riuscito a salvarsi dai mortali raggi magnetici che da Metropolis hanno attivato su di lui e i suoi fratelli, mentre attraversavano la valle che immette nella favolosa città tecnologica. Condotto alla presenza del crudele Re Yotar viene destinato come cavia, per gli esperimenti che gli scienziati di Metropolis conducono in quella città, alimentata da fonti energetiche sotterranee che secondo alcuni saggi stanno per deflagrare e distruggere tutto. Yotar intende dotare il suo piccolo figlio Elmos, avuto dalla sua seconda moglie Texen, della saggezza del suo vecchio padre tenuto in vita artificialmente allo scopo di trapiantarne l'esperienza nel giovane e renderlo poi immortale a capo di Metropolis per i secoli a venire. La Regina gli è contro con tutte le sue forze temendo per il piccolo Elmos, mentre Obro viene sottoposto a una serie di prove di forza oltre a sottostare a numerosi tipi di radiazioni volte a soggiogarlo e indebolirlo. La Principessa Mecede, avuta in primo letto da Yotar, si innamora del gigante buono e dopo che ha assistito alla morte di Texen, nonostante sia la figlia di Yotar, si unisce a Obro e altri a loro fedeli per combatterlo. Le sue temibili Guardie Nere, vengono a poco a poco eliminate da Obro e quando il piccolo Elmos sta per subire il rischioso trapianto, ecco la terra sussultare e la lava emergere con forza a distruggere tutto. Yotar, in un sussulto ultimo di ragione, libera suo figlio e lo affida a Mecede e Obro affinché lo traggano in salvo. La grandiosa civiltà raggiunta da Metropolis finisce sommersa dalle acque tra boati e sconquassi spaventosi, mentre i tre approdano esausti in una nuova terra, una spiaggia che li vede rinascere a nuova vita.
Un inconsueto fanta peplum, affiancando il termine fantascienza al genere mitologico assai in voga, in un film sospeso tra passato remotissimo che però incontra e lascia intravedere un futuro tecnologico al quale non siamo ancora arrivati. Una buona idea che si lascia guardare anche oggi con divertita partecipazione anche se girato con pochi mezzi in interni fittizi ma adatti allo scopo e di una certa fantasia nell'allestirli. Il cast col forzuto e amatissimo Gordon Mitchell, si completa con una piccola parte per la stupenda Liana Orfei e un ruolo da cattivo per l'ottimo Roldano Lupi ancorché redento nel finale vulcanico e scoppiettante.
Il gigante di Metropolis
Italia 1961
Regia: Umberto Scarpelli
Musiche Armando Trovajoli
con
Gordon Mitchell: Obro
Roldano Lupi: Re Yotar
Bella Cortez: Principessa Mecede
Liana Orfei: Regina Texen
Marietto: Principino Elmos
Omero Gargano: Primo Ministro
Furio Meniconi: Egon
Ugo Sasso: Capitano delle Guardie Nere
Mario Meniconi: padre di Obro
Carlo Tamberlani: padre di Yotar
Luigi Moneta: vecchio saggio
Renato Terra: giovane scienziato
Carlo Enrici: assistente dello scienzato
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