Il colosso d'argilla
E ddie Willis, un tempo valido cronista sportivo, sta attraversando un periodo di magra, disoccupato e a quarant'anni suonati è difficile ricominciare. Per cui quando riceve la sontuosa offerta di Nick Benko, dopo un'iniziale perplessità e vista la penuria di soldi, accetta di mettersi al suo servizio. Deve aiutare Benko, noto impresario sportivo nel mondo pugilistico, a lanciare un suo nuovo pupillo, il gigantesco Toro Moreno, spacciato per campione del Sud America in piena ascesa per il titolo mondiale dei massimi. Eddie è un formidabile articolista e si muove molto bene nel mondo dell'informazione, ma si rende subito conto dalla prima esibizione privata in palestra che il gigante è un "sacco di patate" senza competenze o esperienza pugilistica e con una mascella troppo fragile per quel mondo. Ma Benko gli fa capire che conta poco tutto questo e in un mondo dove ormai la boxe è finta, visto che i giovani moderni preferiscono guadagnarsi il pane studiando, un gigante come Toro lo si può vendere alla grande, specie se presentato da una penna illustre come quella di Eddie. Perplesso ma convinto da un compenso mensile di assoluto rispetto, Eddie inizia la campagna pubblicitaria scegliendo per il lancio del pugile la costa ovest, dove il pubblico è meno esigente e con una corriera adattata a casa mobile, con tanto di gigantografie di Toro e frasi ad effetto, iniziano una lunga tournee che dalla California li porterà trionfali a New York per battersi per il titolo. Toro Moreno ha fin qui affrontato tutti pugili pagati a perdere in una serie di incontri truccati per portarlo con la giusta fama a misurarsi per il titolo. Poco importa se stavolta affronterà un pugile vero che con ogni probabilità lo massacrerà, perché quel che conta è la borsa prevista per una finale mondiale. Così il povero Toro sale sul ring contando che sia l'ultima volta e che possa finalmente avere quei soldi promessi che a casa sua gli permetteranno di vivere agiatamente per il resto della vita e soprattutto di comprare un paio di scarpe a suo padre che non ne ha mai indossate in vita sua. Lo scontro lo vede pesantemente sconfitto e Eddie che non può più sopportare tutto questo, lo porta via dall'ospedale e lo carica sul primo aereo per l'Argentina dandogli i soldi del suo personale compenso. Benko, infatti aveva incastrato il poveretto con una clausola che gli avrebbe alla fine consentito un misero ricavo di poche decine di dollari e per questo Eddie era sbottato e si era messo contro Benko. Ora questi pretende da lui i soldi della mancata tournee e rivincite che erano previste per Toro Moreno e si dice disposto a fargli guerra se non lo ripagherà del danno subito. E' l'occasione per Eddie di tornare a scrivere come sapeva fare un tempo e stavolta per denunciare con fermezza il mondo corrotto della boxe in una guerra personale dichiarata a Benko e ai loschi figuri come lui che imperversano in quell’ambiente.
Facilmente intuibile nel gigante il nostro Primo Carnera alla cui figura è liberamente ispirato il film che vede anche quel Max Baer che effettivamente sconfisse Carnera strappandogli il titolo dei massimi. Humphrey Bogart è al suo ultimo film e proprio durante le riprese si manifestò il male che lo uccise l’anno seguente, un maledetto cancro alla gola.
The Harder They Fall
USA 1956
Regia: Mark Robson
Musiche Hugo Friedhofer
con
Humphrey Bogart: Eddie Willis
Rod Steiger: Nick Benko
Jan Sterling: Beth Willis
Mike Lane: Toro Moreno
Max Baer: Buddy Brennen
Jersey Joe Walcott: George
Edward Andrews: Jim Weyerhause
Harold J. Stone: Art Leavitt
Carlos Montalban: Luis Agrandi
Nehemiah Persoff: Leo
Felice Orlandi: Vince Fawcett
Herbie Faye: Max
Rusty Lane: Danny McKeogh
Jack Albertson: Pop
Pat Comiskey: Gus Dundee
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