Il mestiere delle armi
"Chi fu il primo che inventò le spaventose armi? Da quel momento furono stragi, guerre e si aprì la via alla crudele morte. Tuttavia il misero non ne ha colpa! Siamo noi che usiamo malamente quel che egli ci diede per difenderci dalle feroci belve" (Tibullo - I sec. a.C.)
Il Generale Georg von Frundsberg al comando di un'armata di Lanzichenecchi per ordine dell'Imperatore Carlo V ha varcato i confini italiani diretto a Roma per punire il papa Clemente VII reo di aver aderito alla Lega di Cognac con Francia e Repubblica di Venezia in contrapposizione al suo ormai smisurato potere come Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero. Frundsberg, al comando dei suoi Lanzi luterani ostenta un macabro cappio appeso alla sua sella col quale impiccherà il papa. Ma i suoi 18 mila fanti, eccetto archibugi e scoppi, non hanno alcuna artiglieria e a sbarrare loro il passo sta giungendo il Generale Della Rovere, Duca di Urbino, Comandante dell'esercito pontificio con 8 mila fanti e 600 lance preceduto dal Capitano Giovanni de' Medici con 600 cavalleggeri e archibugieri, avendo questi disegno di incomodare la marcia degli Alemanni con incursioni improvvise di giorno e di notte tanto che all'uopo il Capitano De' Medici ha fatto brunire tutte le armature per sorprendere il nemico anche col buio. Le sue rapide incursioni ai carri con vettovaglie hanno lo scopo di ritardare la loro marcia, ma l'ordine impartito da Frundsberg è di "sottrarsi agli scontri con il Gran Diavolo e le sue Bande Nere". Ma è anche periodo di intrighi e il marchese di Mantova Federico II Gonzaga, per paura di venire coinvolto in una guerra contro un esercito agguerrito come quello alemanno, li lascia transitare attraverso la porta di Curtatone negando però il passo, poche ore dopo, a Giovanni che li inseguiva dappresso. Nonostante minacci tutti di rappresaglie, Giovanni è costretto ad accamparsi fino al mattino seguente prima di riprendere l'inseguimento con la scusa che è consuetudine chiudere le porte di notte, come del resto avviene in ogni città fortificata. Giovanni non ha tempo da perdere e si lancia furiosamente sulle tracce degli invasori finché ne sorprende un contingente apparentemente restato indietro ma in realtà trincerato a difesa e con 4 nuovi falconetti che aprono il fuoco non appena Giovanni lancia la carica. Ferito subito ad una gamba ed accortosi dell'imboscata, ordina la ritirata a Mantova dove si prenderà cura di lui Federico II Gonzaga ospitandolo e mettendo a sua disposizione il famoso maestro cerusico Habram. Nonostante gli venga amputata la gamba ferita a causa di un'immediata infezione che ne aveva provocato la cancrena, la sepsi lo uccide il 30 di novembre del 1526. Con lui finisce l'epoca dei Capitani di Ventura e dei cavalieri d'arme e armature spazzati via dalle nuove micidiali armi da fuoco del Frundsberg. Questi a sua volta ammalato dovrà rientrare in patria e perdersi l'agognato e terribile Sacco di Roma che avvenne il 6 maggio 1527. Senza Giovanni i Lanzi ebbero via libera senza più ostacoli tra la loro furia e la preda papale.
Premi e nomination in quantità per questo straordinario affresco di un epoca che Ermanno Olmi ha saputo portare sul grande schermo con dovizia di dettagli nei costumi, accurata filologia e dettagli di insieme in esterni nevosi e/o nebbiosi nei quali intravedere la imponente marcia di quei soldatacci dalle lunghe lance. Da conservare per i posteri e rivedere ogni volta che capita.
Il Generale Georg von Frundsberg al comando di un'armata di Lanzichenecchi per ordine dell'Imperatore Carlo V ha varcato i confini italiani diretto a Roma per punire il papa Clemente VII reo di aver aderito alla Lega di Cognac con Francia e Repubblica di Venezia in contrapposizione al suo ormai smisurato potere come Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero. Frundsberg, al comando dei suoi Lanzi luterani ostenta un macabro cappio appeso alla sua sella col quale impiccherà il papa. Ma i suoi 18 mila fanti, eccetto archibugi e scoppi, non hanno alcuna artiglieria e a sbarrare loro il passo sta giungendo il Generale Della Rovere, Duca di Urbino, Comandante dell'esercito pontificio con 8 mila fanti e 600 lance preceduto dal Capitano Giovanni de' Medici con 600 cavalleggeri e archibugieri, avendo questi disegno di incomodare la marcia degli Alemanni con incursioni improvvise di giorno e di notte tanto che all'uopo il Capitano De' Medici ha fatto brunire tutte le armature per sorprendere il nemico anche col buio. Le sue rapide incursioni ai carri con vettovaglie hanno lo scopo di ritardare la loro marcia, ma l'ordine impartito da Frundsberg è di "sottrarsi agli scontri con il Gran Diavolo e le sue Bande Nere". Ma è anche periodo di intrighi e il marchese di Mantova Federico II Gonzaga, per paura di venire coinvolto in una guerra contro un esercito agguerrito come quello alemanno, li lascia transitare attraverso la porta di Curtatone negando però il passo, poche ore dopo, a Giovanni che li inseguiva dappresso. Nonostante minacci tutti di rappresaglie, Giovanni è costretto ad accamparsi fino al mattino seguente prima di riprendere l'inseguimento con la scusa che è consuetudine chiudere le porte di notte, come del resto avviene in ogni città fortificata. Giovanni non ha tempo da perdere e si lancia furiosamente sulle tracce degli invasori finché ne sorprende un contingente apparentemente restato indietro ma in realtà trincerato a difesa e con 4 nuovi falconetti che aprono il fuoco non appena Giovanni lancia la carica. Ferito subito ad una gamba ed accortosi dell'imboscata, ordina la ritirata a Mantova dove si prenderà cura di lui Federico II Gonzaga ospitandolo e mettendo a sua disposizione il famoso maestro cerusico Habram. Nonostante gli venga amputata la gamba ferita a causa di un'immediata infezione che ne aveva provocato la cancrena, la sepsi lo uccide il 30 di novembre del 1526. Con lui finisce l'epoca dei Capitani di Ventura e dei cavalieri d'arme e armature spazzati via dalle nuove micidiali armi da fuoco del Frundsberg. Questi a sua volta ammalato dovrà rientrare in patria e perdersi l'agognato e terribile Sacco di Roma che avvenne il 6 maggio 1527. Senza Giovanni i Lanzi ebbero via libera senza più ostacoli tra la loro furia e la preda papale.
Premi e nomination in quantità per questo straordinario affresco di un epoca che Ermanno Olmi ha saputo portare sul grande schermo con dovizia di dettagli nei costumi, accurata filologia e dettagli di insieme in esterni nevosi e/o nebbiosi nei quali intravedere la imponente marcia di quei soldatacci dalle lunghe lance. Da conservare per i posteri e rivedere ogni volta che capita.
Il mestiere delle armi
Italia 2001
Regia: Ermanno Olmi
Musiche Fabio Vacchi
con
Hristo Jivkov: Giovanni de' Medici dalle Bande Nere
Desislava Tenekedjieva: Maria Salviati de' Medici
Sandra Ceccarelli: Nobildonna di Mantova
Sasa Vulicevic: Pietro Aretino
Sergio Grammatico: Federico II Gonzaga
Dimitar Ratchkov: Lucantonio Cuppano
Aldo Toscano: Aloisio Gonzaga
Fabio Giubbani: Matteo Cusastro
Franco Palmieri: Paolo Giovio
Franco Andreani: Ambasciatore di Carlo V
Nikolaus Moras: Generale Georg von Frundsberg
Giancarlo Belelli: Alfonso d'Este
Bruno Bendoni: Benedetto Agnello
Silvio Cappellini: Mastro Cerusico Habram
Vittorio Corcelli: Frate domenicano
Marco De Biagi: Ercole d'Este
Paolo Magagna: Generale Francesco Maria della Rovere, Duca di Urbino
e con un cast di illustri sconosciuti che ti combina il buon Ermanno?
RispondiEliminaun capolavoro!
peccato non aver possuto presenziare di perzona al sacco di Roma ma avevo la febbra e possumus mostrare il zertificato medico se non ci abbiate a credere
RispondiEliminaOste!!! Roba molto seria!!! ;-)
RispondiEliminagrandi scaramuzze ebbi a contrare con le mie bande nere avverso gli Alemanni e giovine vita mia sacrificai senza riuscire nella difesa del mio Sommo Papa acciocché mi dolgo ancora di sorte così ria che mi colse nello fiore degli anni e di forze
RispondiEliminaciao Maestro riposa in pace
RispondiElimina:(
un grande
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