Chi si ferma è perduto
A ntonio Guardalavecchia e Giuseppe Colabona, colleghi ed amici, lavorano insieme come impiegati nella filiale di Napoli della ditta di trasporti Pasquetti e sono costantemente vessati dal burbero capo ufficio Cesare Santoro che ne minaccia addirittura il trasferimento nella temutissima Sardegna, una sorta di esilio per i due. Ma fortunatamente per loro il Santoro muore inaspettatamente colto da un attacco cardiaco e per i due, essendo i più anziani in carica, si prospetta la poltrona del de cuius, cosa che scatena immediatamente una lotta senza esclusione di colpi per assicurarsi l'ambito posto. Per la nomina deve arrivare a Napoli un certo Ispettor Rossi e per evitare brutte sorprese, i due forzano l'armadietto del Santoro, nel quale aveva già reso di suo pugno la ferma volontà di vederli entrambi trasferiti per scarso rendimento. Le loro cartelle vengono distrutte ed ora si cerca di far breccia nell'ispettore mandato di proposito. Antonio, per un fortuito caso di omonimia, avvicina in treno l'ispettore Rossi sbagliato, in quanto ispettore si ma scolastico. Credendolo la persona giusta lo aiuta a difendersi da un attaccabrighe, pagato allo scopo dallo stesso Antonio, per poi apparire una sorta di salvatore che non solo lo difende ma lo invita a casa dove lo attende un succulento pranzetto preparato da sua moglie e le attenzioni di sua figlia Iole, oltre a farlo pernottare da loro invece del freddo albergo previsto. Conta di farsi promuovere con questa tattica non sapendo di lavorarsi la persona sbagliata e ignaro in ufficio canta vittoria col collega, senza sapere che questi ha invece accolto in stazione il vero ispettor Rossi. Resosi conto dell'abbaglio caccia di casa il falso Rossi dopo che questi nei giorni precedenti era entrato in confidenza amorosa con la figlia, ricambiato del resto dalla poverina che rimane straziata ma non vinta, dalla improvvisa decisione paterna. Intanto Antonio partito svantaggiato, cerca di mostrarsi zelante sul lavoro arrivando molto prima del collega e facendolo passare per uno iettatore, quando induce il Rossi a crederlo tale, per un paio di incidenti da lui astutamente procurati. Ma è una tattica che gli si ritorce contro quando si rende conto che l'ispettore ha una sorta di timore riverenziale per il collega e allora, contatta una prostituta, amica dell'energumeno del treno, per farla recitare in ufficio coinvolgendo in una situazione piccante il povero e ignaro Colabona, il quale sorpreso rischia ora il posto. Ma c'è la festa per i 50 anni della filiale napoletana dove interviene il presidente Amilcare Pasquetti in persona accompagnato dalla sorella Giulia, e dove in un crescendo di situazioni equivoche e grottesche i due giocheranno malamente le ultime carte a disposizione per finire entrambi sulla nave che li porterà in Sardegna, già bardati di tutto punto con i costumi tradizionali sardi per fare buona impressione al loro arrivo sui locali, nel finale di questa divertente commedia con la più famosa coppia comica del nostro cinema: Totò e Peppino e che Dio li abbia in Gloria.
Chi si ferma è perduto
Italia 1960
Regia: Sergio Corbucci
Musiche Gianni Ferrio
con
Totò: Antonio Guardalavecchia
Anna Campori: Italia, sua moglie
Angela Portaluri: Iole, sua figlia
Peppino De Filippo: Giuseppe Colabona
Jacqueline Pierreux: Teresa, sua moglie
Luigi De Filippo: Donato Cavallo
Aroldo Tieri: Matteo Rossi
Alberto Lionello: Mario Rossi
Luigi Pavese: Cesare Santoro
Mario Castellani: Comm. Amilcare Pasquetti
Lia Zoppelli: Giulia, sorella del Comm. Pasquetti
Pietro De Vico: Il cameriere
Renzo Palmer: Cavicchioni
Peppino De Martino: l'antiquario sordo
Marisa Traversi: Adua
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