Maciste nella terra dei ciclopi
S ono passati secoli da quando Ulisse ingannò la Maga Circe ed accecò il ciclope Polifemo. La sete di vendetta della Maga e del Ciclope continua ancora attraverso i loro discendenti ...
Re Agisandro, ultimo degli eredi di Ulisse viene ucciso dai soldati della crudele Regina Capys a sua volta ultima discendente della Maga Circe. Sacrificando il figlioletto del Re essa verrà liberata dal sortilegio che grava sulla sua famiglia, ma la madre del piccolo, la Regina Penope, catturata con le altre donne, uniche sopravvissute al massacro, è riuscita a mettere in salvo il figlio affidandolo ad un soldato morente per portarlo sui monti dal possente Maciste. Capys deve assolutamente trovarlo e darlo in pasto all'ultimo ciclope per essere liberata dall'incantesimo e tornare finalmente libera di amare e non più odiare il mondo che la circonda. Maciste ha appreso dal soldato morente quanto è accaduto ed è subito pronto per intervenire in favore delle prigioniere dopo aver lasciato il piccolo al fidato pastore Aronio: "è come fosse un agnellino! so come fare con lui, parti tranquillo!". Sulla strada Maciste salva la vita alla Regina Capys senza sapere chi sia e lei per riconoscenza, una volta che questi entra nella reggia e viene catturato, lo salva e ospita con tutti gli onori. Il suo incontro con Maciste l'ha profondamente cambiata anche se non vuole ancora rivelarle la maledizione che incombe sulla sua famiglia da generazioni. Ma quando il fido Iphitos, dopo aver drogato Maciste e fattosi rivelare il nascondiglio del piccolo, lo cattura per darlo in pasto al Ciclope, lei scongiura Maciste di salvarlo facendogli da guida verso l'antro del gigante. Qui è trafitta da Iphitos e muore tra le braccia dell'amato salvatore il quale getta l'assassino nelle fauci del Ciclope e prima che questi si avventi sul piccolo, schiacciandolo con il suo piedone, gli balza addosso e ingaggia con lui una furibonda lotta al culmine della quale, dopo averlo ripetutamente ferito con la spada persa da Iphitos, gliela pianta nell'unico occhio accecandolo, ma rendendolo ancor più furioso. Approfittando della sua cecità, riesce a mettere in salvo il piccolo e sua madre Penope, per poi far crollare tutto addosso al ciclope seppellendolo per sempre. Penope e suo figlio possono di nuovo regnare in pace e prosperità ma Maciste non può fermarsi con loro perché la sua presenza è necessaria laddove sale il grido disperato di quanti lottano per la libertà.
Esordio vero al cinema, dopo inizi con brevi apparizioni mai accreditate, per il “nostro” Gordon Mitchell in un ruolo da protagonista, in quello che è forse la pietra miliare dei tanti film sull'eroe muscoloso. Dal leone, ai pesi sovrumani da spostare, dal tiro alla fune mortale contro due schiere di forzuti al duello finale con un gigante, c'è tutto il repertorio "muscolare" del genere e dove Gordon Mitchell eccelleva. Da lì in avanti una lunga carriera da cattivo, in vari generi del nostro prolifico cinema di quegli anni, lo ha visto apprezzare soprattutto per i suoi tratti del viso unici e inconfondibili.
Maciste nella terra dei ciclopi
Italia 1961
Regia: Antonio Leonviola
Musiche Carlo Innocenzi
con
Gordon Mitchell: Maciste
Chelo Alonso: Regina Capys
Vira Silenti: Regina Penope
Aldo Bufi Landi: Sirone
Raffaella Carrà: Eber (accreditata Raffaella Pelloni)
Dante Di Paolo: Iphitos
Paul Wynter: Mumba
Giotto Tempestini: Aronio, il vecchio pastore
Tullio Altamura: Capitano delle Guardie
Germano Longo: Re Agisandro
Massimo Righi: Efros
e con
Aldo Pedinotti: il Ciclope (non accreditato)
io me lo ricordo principalmente perché mi ha interpretato in maniera così veritiera che ho pensato di essere io sul serio
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