Ballata tragica
S tefano Accardi è il giovane comandante di uno dei tanti battelli che fanno la spola tra Napoli e Capri e segue la tradizione di famiglia che ha visto suo padre Paolo cedergli il comando per raggiunti limiti di età. Purtroppo per lui viene coinvolto in un caso di omicidio che vede come vittima il capo macchinista del battello, Cesare Rota, che era il padre della sua fidanzata Maria. C'è stato un diverbio tra loro e il Commissario cerca di capire cosa sia successo tanto più che Stefano ha una mano fasciata per una ferita. Lui non ricorda perché era sbronzo dopo una serata a cena con una turista straniera, Betty Mason, che in varie occasioni si è fatta vedere in giro con lui, scatenando una ferma reazione del padre di Maria. Sarebbe dovuto diventare suo suocero e nessun diverbio lo avrebbe mai potuto indurre ad ammazzarlo. Ma non ha testimoni, o meglio quelli presenti a bordo, il suo amico d'infanzia Giovanni Barone e il nostromo, hanno udito del trambusto che confermerebbe la colluttazione, anche se la vittima presenta anche due fori di colpi di arma da fuoco e la pistola ritrovata vicino al suo corpo è della ragazza uscita con Stefano quella sera. Una rivoltella da borsetta che tuttavia non sarebbe la causa della morte, bensì una bottigliata inferta con forza sul capo è risultata letale dall'autopsia. Cosa questa che testimonia gravemente contro Stefano che è anche ferito ad una mano anche se sostiene di essersela fatta con un bicchiere rotto, mentre il commissario nella sua cabina lo aveva rinvenuto sano. Solo Maria è disposta a crederlo innocente oltre ad averlo perdonato per la scappatella, mentre suo padre Paolo, per pagargli i migliori legali, fa richiesta di essere riammesso in servizio sul battello per poter racimolare altri soldi. La piccola comunità dell'isola è quasi tutta contro Stefano e adesso anche contro Maria che tradisce il sangue paterno ancora caldo per stare dalla parte di chi l'ha ucciso. Ma lei è incinta di Stefano e non vuole che suo figlio cresca con il marchio di infamia, per cui crede con tutte le sue forze nell'innocenza del futuro padre del bimbo che ha in grembo. Quando sembra non esserci più speranza per Stefano ecco che il tenace commissario, che non ha mai mollato la presa sul caso, anche perché in cuor suo ha sempre creduto nell'innocenza di Stefano, scopre che la bella straniera, Betty Mason, altri non è che una contrabbandiera di stupefacenti sulla quale pende anche un mandato di cattura francese e che il suo compare, uno spagnolo di nome Felipe Alvaro, è stato l'autore materiale dei colpi di pistola inferti alla povera vittima che li aveva sorpresi mentre tentavano di portare a terra una valigia contenente droga. Ma il colpo di genio finale del Commissario arriva quando induce a confessare il vero colpevole del crimine commesso, la bottigliata letale, nella persona di Giovanni Barone, un povero demente che Stefano aveva fin da piccolo aiutato, facendolo perfino assumere come mozzo a bordo con lui. Per lui Stefano era un vincente mentre vedeva nella sua vita solo sconfitte, specie non potendo coronare il suo sogno d'amore recondito con Maria felicemente accoppiata con quello che ormai altri non era che un rivale e non più un amico fraterno. Per cui avendo assistito non visto alla precedente sparatoria e conscio della litigata tra suocero e genero aveva dato il colpo di grazia all'uomo per incolpare il povero Stefano. Questi scagionato e felice, ritorna in plancia al battello prendendone con fierezza il comando al pari della sua nuova vita di marito e futuro padre.
Un insolito giallo che funge anche da pretesto per infilarci tante ottime canzoni napoletane che avrebbero a mio avviso avuto miglior sorte in altro contesto, tipo commedia classica. Ma tant'é e visto che ci siamo è l'occasione per apprezzare l'ottima prova di Nando Bruno nelle convincenti quanto inusuali per lui - pizzicarolo di tanti film - vesti di un commissario arguto e che a mio modesto modo di vedere ricorda il grande Maigret. Ma è solo un'impressione la mia e plaudo al Nandone nazionale, oltre al bravo Teddy Reno e alla simpatica, per quanto fugace apparizione della sempre arzilla Tina Pica.
Italia 1954
Regia: Luigi Capuano
Musiche Mario Nascimbene
con
Teddy Reno: Stefano Accardi
Beniamino Maggio: Giovanni Barone
Nando Bruno: Commissario
Marisa Allasio: Maria Rota
Natale Cirino: Cesare Rota
Tina Pica: Assunta, moglie del nostromo
Barbara Shelley: Betty Mason
Leda Gloria: Signora Barone
Marc Lawrence: Felipe Alvaro
Enzo Petito: nostromo
Amedeo Girard: Paolo Accardi
Giulio Calì: marinaio genovese
Rosalia Maggio: cameriera casa Accardi
Giacomo Furia: Vigile urbano
Michele Malaspina: armatore
Cesare Fantoni: Ispettore polizia
Pasquale De Filippo: aiutante del Commissario
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