L'ultima freccia
A l confine con gli Stati Uniti i Cree di capo Orso Bruno sconfinano ripetutamente a caccia del bisonte, loro unica fonte di sostentamento, entrando spesso in conflitto con i soldati "lame lunghe" che li caricano a cavallo ben oltre i confini del Canada. Questo induce il comando delle Giubbe Rosse di Forte Walsh a tentare una mediazione per far rientrare i Cree nei loro territori, scongiurando una guerra che avrebbe sicuramente infiammato quelle terre dei laghi e sconfinate praterie, dove gli equilibri tra le varie tribù indiane erano mantenuti da poche Guardie a Cavallo da tre anni costituite e sparse in pochi forti isolati e distanti miglia gli uni dagli altri. La Grande Regina bianca avrebbe avuto cura dei suoi sudditi compresi gli uomini rossi a patto di rispettare le sue leggi. Orso Bruno vorrebbe ascoltare le parole di pace delle Giubbe Rosse contro le quali non ha mai mosso guerra ma il suo più irriducibile capo guerriero Konah è di parere contrario e vorrebbe continuare a combattere le giacche azzurre nei loro territori per non morire di fame tornando nel gelido nord canadese, dove si preannuncia penuria di cibo per tutti. Orso Bruno teme i cannoni che ha visto spostare lungo il confine e decide di ritirarsi ma ordina a Konah di catturare con un'incursione alcuni prigionieri che serviranno come ostaggi nel caso i bianchi li attacchino durante il loro trasferimento. Konah allora con un gruppo di fedelissimi attacca un carro isolato di coloni e dopo aver ucciso un paio di loro in combattimento, cattura una ragazza, Emerald Neeley e Jess Calhoun un tizio che era con loro. All'attacco ha assistito non visto il meticcio Natayo, un tempo guida delle Giubbe Rosse, che decide di recarsi a Fort Walsh per raccontare il fatto e ricavarne un premio. Il comandante saputo dei prigionieri incarica subito la guardia a cavallo Duncan MacDonald di farsi guidate da Natayo al campo di Orso Bruno e trattare l'immediato rilascio e il rientro nei loro territori per ordine di Sua Maestà Britannica, la Regina bianca di tutto il popolo canadese. Giunti al campo riesce a superare le iniziali ostilità e dopo lunghi consigli tra i capi tribù si giunge al compromesso di rientrare a patto che la Grande Madre li fornisca di cibo per l'inverno. Natayo viene inviato a Fort Walsh con l'ordine di predisporre diversi carri di provviste coi quali poi intercettarli lungo il trasferimento di rientro. Ma Konah e i suoi non sopportano l'idea anche perché lui ha promesso in sposa la prigioniera a suo fratello, cosa che Duncan non può permettere. Al villaggio il soldato ha adottato un giovane orfano Cree chiamato da tutti "và di corsa" perché arriva e riparte velocemente dalle tende che giornalmente lo ospitano per cibarlo. Ora si chiamerà anche lui Duncan come suo padre e che in gaelico significa "guerriero". Il ragazzino molto affezionate al nuovo padre e temendo di rimanere ancora orfano con Konah sempre nei pressi e minaccioso, lo sorveglia e aiuta in ogni occasione. Quando il fratello di Konah contravvenendo gli ordini si reca nella tenda dei prigionieri con cinque cavalli in dono alla sposa, succede l'irreparabile. L'altro prigioniero lo uccide e tenta di scappare con uno dei cavalli venendo subito raggiunto e catturato. Konah vuole ucciderlo ma Duncan e Orso Bruno glielo impediscono perché verrà punito dalla legge della Regina bianca, cosa che fa infuriare Konah, il quale nottetempo rapisce la prigioniera coi suoi fedeli guerrieri. Il piccolo "và di corsa" posto a guardia della ragazza viene sopraffatto facilmente ma riesce ad allertare Duncan e Orso Bruno fuori in perlustrazione che da soli si buttano sulle tracce di Konah. Il piccolo viene rimandato al villaggio perché ancora non in grado di combattere ma disubbidisce e li insegue non visto fino al rifugio di Konah. Questi ha messo insieme molta legna per fare una enorme pira sulla quale bruciare la ragazza che ha portato solo sventure alla sua tribù. Ma scoperti e raggiunti sul posto si accende una sparatoria con i ribelli che ben presto soccombono al fuoco dei nostri, mentre Konah, ormai solo, ha assalito Duncan col quale ha ingaggiato un furioso corpo a corpo. Il soldato sembra avere avuto la meglio ma Konah si riprende e sta per scoccare una freccia mortale alle spalle dell'ignaro Duncan. Ma ecco spuntare come un felino dal nulla il piccolo Duncan e la sua freccia non lascia scampo al traditore. Il suo nuovo papà è salvo e lo abbraccia pieno di amore e gratitudine per aver trovato un figliolo così bravo e coraggioso col quale consolidare un ponte di pace tra bianchi e il fiero popolo dei Cree dai quali il piccolo proviene.
Western classico con una trama semplice e nel quale apprezzare soprattutto il protagonista, l'indimenticabile Tyrone Power, gli splendidi scenari naturali e i tanti nativi impiegati nella sua realizzazione. Da segnalare la genuinità e la bellezza del piccolo protagonista Anthony Numkena, nato Keena Nomkeena. un vero Hopi/Karok e l'insolito ruolo da indiano di Cameron Mitchell ancorché ben caratterizzato da uno dei più noti "cattivi" hollywoodiani.
Pony Soldier
USA 1952
Regia: Joseph M. Newman
Musiche Alex North
con
Tyrone Power: Duncan MacDonald
Cameron Mitchell: Konah
Thomas Gomez: Natayo Smith
Penny Edwards: Emerald Neeley
Robert Horton: Jess Calhoun
Anthony Numkena: Duncan "và di corsa"
Adeline De Walt Reynolds: White Moon
Howard Petrie: ispettore Frazer
Stuart Randall: Orso Bruno
Frank DeKova: Custin
Grady Galloway: Shemawgun
Jim Hayward: Tim Neeley
Muriel Landers: Small Face, moglie di Natayo
Carlos Loya: Katatatsi
Richard Shackleton: Byran Neeley
Shooting Star: banditore
Nipo T. Strongheart: uomo delle medicine
Richard Thunder-Sky: indiano
John War Eagle: indiano
Chief Bright Fire: indiano
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