San Giovanni decollato
A gostino Miciacio è il portinaio di un palazzo in un popoloso quartiere di Napoli. Nell'androne esercita anche la sua attività di ciabattino e si prende cura di un'immagine sacra raffigurante San Giovanni decollato alla quale è molto devoto, tanto da tributarne festeggiamenti nel giorno della ricorrenza oltre a provvedere con un lumino ad olio a illuminarla giorno e notte. E' in guerra con tutti gli inquilini che lo accusano di disturbo della quiete pubblica essendo solito invitare musicanti di strada e farli esibire nell'atrio in omaggio al santo attirandosi ovviamente le ire dei dimoranti. Come non bastasse agli schiamazzi aggiunge le sfuriate continue con la sua opprimente e ciarliera moglie Concetta che non fanno che accrescere il malcontento generale che sfocia in una denuncia al tribunale. Qui però il nostro viene assolto perché il suo avvocato riesce abilmente a farlo considerare semi infermo di mente, soprattutto per il fatto che è ossessionato da un ipotetico ladro che di notte "suca" l'olio del lumicino costringendolo a frequenti rimbocchi per mantenere viva la lucina. I condomini non ne possono più e visto che la loro denuncia è caduta nel vuoto decidono di dargli gli otto giorni di prassi e di toglierselo per sempre dalle scatole. Naturalmente la moglie gli inveisce contro per quello che sta per capitare loro senza sapere che ben presto le preoccupazioni aumenteranno quando don Peppino Esposito, noto e temuto guappo di quartiere, si offre come intermediario al "cumpariello" Orazio il lampionaio che si è invaghito di Serafina la loro figliola. Costei in realtà amoreggia in segreto con un inquilino che sta per laurearsi in giurisprudenza e quando scopre che suo padre l'ha promessa sposa ad un sempliciotto come Orazio, scoppia a piangere sostenuta dalla madre Concetta che aumenta la dose di invettive al suo inutile marito. Non sa che don Peppino ha promesso a suo marito la stessa fine di San Giovanni se il matrimonio con il suo assistito e la sua figliola non dovesse andare in porto. Ci si mette anche una colluttazione notturna con il ladro dell'olio al quale Agostino strappa un bottone del gilet con della stoffa del medesimo attaccata. Un indizio per scoprire più avanti chi è il misterioso ladro di olio. Ma intanto c'è da far fronte al fatto increscioso che si è verificato la notte stessa e cioè che sua figlia è scappata con il suo ragazzo lasciando una lettera che viene portata d'urgenza al barbiere del palazzo in quanto i due non sanno leggere, ma dalla grafia tremolante della loro figliola capiscono che è in atto qualcosa di drammatico. Lo sente la mamma e lo sente pure il papà. Sesto senso dei genitori. La conferma viene da don Raffaele, erudito barbiere che esercita la sua professione nel loro palazzo. Nella lettera la ragazza spiega di essere fuggita in Sicilia dai nonni di lui a Montebello Siculo in Provincia di Messina dove li aspettano per celebrare le nozze. I due si vestono di tutto punto e in fretta e furia si mettono in moto per raggiungerli, inseguiti dappresso dal furente don Peppino Esposito. Costui con il povero Orazio scoprono dal barbiere il luogo dove sono fuggiti e si lanciano al loro inseguimento. Don Peppino Esposito è un agnello di norma ma se le cose non vanno come lui desidera inizia a vedere rosso come un toro infuriato e dopo breve ricerca affannata arriva con Orazio a casa dove gli sposini stanno intrattenendo gli invitati. Nel parapiglia che ne consegue il povero Agostino vistosi spacciato appoggia la testa su di un piatto per finire i suoi giorni come il Santo al quale è devoto. Ma il suo sguardo cade sul panciotto di don Peppino che ha proprio davanti agli occhi e dal quale manca un bottone che prontamente estrae dalla tasca e confronta con gli altri. E' lui, è don Peppino Esposito il ladro notturno del suo olio ed ora che l'ha scoperto scatta in lui una reazione talmente violenta che mette in fuga i due malcapitati tra gli applausi dei presenti che sulle prime erano rimasti terrorizzati. Si possono continuare i festeggiamenti anche perché è arrivata pure la banda del paese e dulcis in fundo anche il ritrovato amore di sua moglie Concetta che colpita dal coraggio del marito gli giura che mai più al mondo oserà alzargli la voce.
Tratto da una piéce teatrale è il terzo divertente film del grande Totò che dal teatro di rivista inizia lentamente a farsi strada nel mondo del cinema con le sue caratteristiche che lo resero unico ed immortale. Tra gli altri bravi comprimari da segnalare un cameo della figlia Liliana De Curtis.
San Giovanni decollato
Italia 1940
Musiche Cesare A. Bixio, Alexandre Derevitsky, Armando Fragna
con
Totò: Agostino Miciacio
Titina De Filippo: sua moglie Concetta
Silvana Jachino: sua figlia Serafina
Franco Coop: don Raffaele
Osvaldo Genazzani: Giorgio Maria Santapaola
Bella Starace Sainati: nonna Provvidenza
Tommaso Marcellini: don Benedetto nonno
Eduardo Passarelli: Orazio il lampionaio
Augusto Di Giovanni: don Peppino Esposito
Mario Siletti: Teodoro Cupis
Luigi Almirante: Renato
Giacomo Almirante: il pretore
Edmondo Starace: cancelliere
Emilio Petacci: Pubblico Ministero Lanzetti
Renato Chiantoni: avvocato difensore
Peppino Villani: l'inquilino del vaglia
Peppino Spadaro: mastro Vincenzo
Grazia Spadaro: Rosalia
Dina Romano: donna Filomena
Liliana De Curtis: la bambina che ritira le scarpe
Gorella Gori: un testimone al processo
Oreste Bilancia: un testimone al processo
Vincenzo Fummo: un inquilino
Mario Ersanilli: l'inquilino dalla barba bianca
Raffaele Balsamo: un inquilino
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