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Buongiorno, elefante!
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Carlo Caretti è un modesto maestro elementare che col magro stipendio non riesce a gestire la sua famiglia numerosa che lo vede sposato con Maria e padre di quattro figli piccoli. Lui e i suoi colleghi aspettano con ansia quell'aumento di stipendio agli statali che al Parlamento procrastinano di continuo nonostante le ripetute promesse. Così alle prese con i mesi di pigione arretrati e l'infuriato signor Venturi, il padrone di casa che lo tampina quotidianamente, il povero Caretti è nonostante tutto pieno di un sano ottimismo che gli impedisce di disperarsi. E guarda caso, durante un'attesa del bus alla fermata, gli capita un battibecco con alcune guide turistiche circa il loro spiegare errato di alcuni particolari di un monumento antico. Questo indice un ricco visitatore indiano a chiedergli di accompagnarlo in giro per Roma facendolo salire sulla sua lussuosa auto. Spiegandosi in inglese apprende che l'illustre ospite è il Sultano del Nagor e lascia laute mance a chi gentilmente gli presta i suoi servigi. Come al maestro, che dovendo rientrare a casa, se lo deve portare appresso perché desideroso di incontrare i suoi familiari. Al signor Venturi, il burbero padrone di casa, che lo attende al suo rientro, il Sultano elargisce una consistente somma a tacitarne ogni pregresso e si intrattiene con divertita curiosità con i piccoli figli del maestro ai quali inavvertitamente rompe un giocattolino che raffigurava un elefante. Promette che glielo riparerà e infatti rientrato con tutti gli onori nel suo paese, eccolo spedire allo stupefatto maestro un vero elefantino che lui si fa portare in casa. I bambini ne sono entusiasti perché il piccolo è giocherellone ma pur sempre troppo ingombrante per un appartamento, tanto da scatenare l'ira degli inquilini e del solito signor Venturi. Ne consegue un gran baccano ma anche una grande popolarità per quella famiglia che finora era invisa a tutti perché troppo chiassosa. Ad esempio i tanti bambini dello stabile ora fanno a gara per farsi amici i Caretti, affinché possano giocare anche loro con Nabù. Ma bisogna trovargli una sistemazione migliore e nottetempo, quando i bimbi dormono, il maestro se lo porta in giro per Roma trovando però chiuso lo zoo, nel quale si può accedere solo dopo visite mediche dell'animale e numerosi moduli da firmare. Così al maestro viene in mente il convento di suore dove aveva studiato catechismo e siccome dispone di un ampio giardino la bestiola può trovare rifugio lì. Le sorelle dopo un momento di riluttanza lo accolgono, anche perché l'animale è buono e socievole e poi come dice il furbo maestro mangia pure gli insetti, per cui è utile. Ma Nabù subito dopo scappa dal convento e per Roma impazzando per strada crea caos fino al suo ritorno a casa del maestro in concomitanza con lui. Qui però trova i mobili in strada perché sfrattato e subito dopo la polizia in forze sulle tracce dell'animale. Stavolta c'è anche il furgone dello zoo per cui Nabù viene finalmente ospitato e con i soldi della sua vendita il maestro può comprare finalmente cappottini e scarpe per i suoi figli. Tutti quanti loro poi avranno una tessera gratuita per entrare quando vogliono a far visita al loro elefantino che adesso è tranquillo e felice nel suo grande recinto. Tornando a casa, dopo averlo salutato in uno dei tanti giorni successivi, la famigliola è accompagnata dalla voce narrante che si augura possa avere il maestro finalmente l'aumento desiderato. C'è la mano evidente nella scenografia di Zavattini in questa commedia tra il delicato surrealismo e il mesto neorealismo che la permea e Vittorio De Sica con gentile consorte Maria Mercader a interpretare straordinari esempi di una dignità che nell'evolversi della nostra società si è andata pian piano a smarrire.
Buongiorno, elefante! Italia 1952
Regia: Gianni Franciolini Musiche Alessandro Cicognini con Vittorio De Sica: Carlo Caretti María Mercader: Maria Caretti Nando Bruno: signor Venturi, il padrone di casa Sabu: sultano di Nagor Gisella Sofio: una giovane in cerca di un appartamento Michele Sakara: Giovannino Ciro Berardi: il facchino Fausto Guerzoni: un inquilino Antonio Nicotra: Il portiere e con Giuseppe Chinnici Piero Mastrocinque Pasquale De Filippo Teresa Fimiani e i figli del Caretti Sofi Fort Stefano Carnetta Giampiero Donini Giuseppe Mendola
Voglio fare un appello con questo film a chi lavora nel cinema affinché a distanza di 40 anni si torni a produrre un genere che tante soddisfazioni ha dato al settore in termini di incassi e lavoro. Certo il filone ha rappresentato anche un concentrato di luoghi comuni finendo spesso in sciocchezze e corbellerie col solo scopo di far cassa etichettandosi col tempo solo come fenomeno violento e di consumo. Perchè non c'era la TV e il cinema era il solo luogo di svago e bisognava riempire le sale con prodotti ripetitivi in quantità e a scapito della qualità. Ma pur sempre creando un mestiere associato ad esso fatto di buoni caratteristi, registi, comparse e maestranze specializzate in carpenteria, falegnameria e vari e sempre senza l'utilizzo di una sola lira del denaro pubblico. Ecco perché vorrei che firmaste nei commenti questo appello affinché torni in auge un genere, magari anche con altri, che un tempo caratterizzarono il nostro Cinema nazionale. Ci vorrebbe in ver...
Trama: I ragionieri Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino De Filippo) sono impiegati presso la filiale di Napoli della ditta Pasquetti, una società di trasporti. Il loro capoufficio è Cesare Santoro, superiore molto severo che non tollera l'atteggiamento poco professionale dei due impiegati. Al culmine dell'ennesimo rimprovero riservato a Colabona e Guardalavecchia davanti a un impiegato neoassunto, il catanese Donato Cavallo, Santoro li minaccia di trasferirli in Sardegna. L'improvvisa morte del capoufficio dà inizio a una spietata "guerra per la successione" tra Colabona e Guardalavecchia, lotta i cui segnali si manifestano già al funerale di Santoro. Parodìa stupenda dell'avidità e dell'ambizione delle persone che pur di raggiungere anche miserrimi obiettivi son pronti a tutto. Trasferito in ambito politico nella nostra povera Italia, Guardalavecchia, Colabona e Santoro vi ricordano qualcuno? Ribadisco, il "Pri...
Devo dire che il cinema mi ha spesso fatto conoscere musiche che non avrei mai immaginato di ascoltare e questo bellissimo film del quale abbiamo già parlato in questo post serve più che altro a farvi conoscere uno dei più grandi baritoni di tutti i tempi: Tito Gobbi . Considerato da molti inarrivabile per il timbro di voce, in questo film presta la voce "canora", perchè il parlato è di Giulio Panicali uno dei tre più grandi doppiatori della storia del cinema nazionale, a Dennis King , Frà Diavolo alias il Marchese di San Marco . Nel clip mancano i 2 interpreti principali, Stanlio e Ollio , ma lo scopo era quello di far ascoltare questa bellissima aria che potrete divertirvi a cantare dal momento che inserisco le parole e credo tantissimi nel web approfitteranno con i motori di ricerca a reperirle qui e tuttavia possiamo notare alcune delle spalle abituali del duo comico come James Finlayson e la bella Thelma Todd . Per i crediti potete andare al post originale: Frà ...
H enry , un killer professionista, si è ritirato dopo l'ultimo incarico in una casetta in mezzo al nulla gelato della foresta dello stato di Washington DC vicino al confine canadese. A turbare i silenzi della natura che lo circonda arriva un tonfo sinistro quando nei pressi si schianta una motoslitta con a bordo una ragazza che rimane ferita piuttosto seriamente. Henry la porta al sicuro dai lupi che stanno già fiutando la preda avendone assaggiato il sangue sulla neve e inizia a curarla con i pochi mezzi di cui dispone. Le estrare diverse schegge di legno da una gamba e dopo qualche giorno una ancor più preoccupante nell'inguine. In genere non salva le vite tuttavia quella ragazza indifesa non poteva lasciarla in balia delle intemperie e dei lupi famelici, ma qualcosa in lei lo insospettiva. Intanto non aveva cellulare e nemmeno documenti per cui quel nome, Melody , che le ha dato potrebbe essere falso ragion per cui appena si sarà ripresa dovrà alzare i tacchi e lasciar...
« Il Cristianesimo è una religione democratica basata sul lavoro » (Don Camillo) Da i romanzi di Guareschi , sono tratti una serie di film che meglio di tanti altri hanno descritto l'Italia post bellica ed il suo passaggio da civiltà rurale e patriarcale a società moderna. Tutti prodotti dalla Cineriz e interpretati da Fernandel (don Camillo) e Gino Cervi (Peppone) gli episodi sono cinque: 1. Don Camillo (regia di Julien Duvivier, 1952) 2. Il ritorno di don Camillo (regia di Julien Duvivier, 1953) 3. Don Camillo e l'onorevole Peppone (regia di Carmine Gallone, 1955) 4. Don Camillo monsignore... ma non troppo (regia di Carmine Gallone, 1961) 5. Il compagno don Camillo (regia di Luigi Comencini, 1965) Non so quante volte li ho rivisti, ma ogni volta è come se fosse la prima ed in ogni occasione ne trovo una chiave di lettura nuova. Centro degli episodi è la contrapposizione tra il sentimento cristiano di don Camillo e l'ideol...
Se c'è un attore che sempre mi ha convinto nelle sue interpretazioni questo è Andy Garcia, e nel limite del possibile ho sempre cercato di vedere i suoi film. In The Lost City, egli non è solo l'attore protagonista, ma anche il regista, produttore esecutivo e autore delle musiche. E aggiungiamoci pure che come il protagonista del film anch'egli è un esule cubano. Il film narra la storia di Fico (A. Garcia) proprietario di un locale notturno "El Tropico" di L'Avana durante la dittatura di Battista e all'alba della rivoluzione Castrista. Nella sua famiglia il padre, docente universitario, è per un opposizione parlamentare al regime di Battista, mentre suo fratello Ricardo si unisce al movimento, extraparlamentare, comunista di Fidel Castro e l'altro fratello, Luis, al movimento democratico (sempre extraparlamentare). Man mano che il regime Castrista raggiunge il potere ed il controllo della vita cubana, le attività del locale di Fico sono ridotte, prima...
Severine è candida, Severine è diafana, Severine è ialina, Severine è pura, Severine è perversa, Severine è la Bella di Giorno Severine è Luis Bunuel e la sua proiezione erotica, dissacratoria di una società borghese e perbenista, ne incarna le sue allucinazioni surrealiste fatte di sogno e realtà sempre in bilico tra di esse. A volte ironiche, altre violente, ma sempre eleganti nel conflitto che pongono allo spettatore su cosa sia normale o anormale, giusto o sbagliato. Nel 1967 la società era all'inizio di quei moti che l'avrebbero sconquassata dalle basi bigotte e borghesi e il film fu molto duro da digerire e solo un genio come Bunuel poteva portare sullo schermo un tema così scioccante e se vogliamo amorale, schiaffeggiando il perbenismo dell'epoca con una … carezza chiamata Catherine Deneuve . Lei era la giusta incarnazione per il suo progetto, una donna giovane, borghese che mai al mondo uno avrebbe immaginato di proporle una parte simile. E qui come in seguito,...
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