Arrivato a
San Francisco come tanti altri connazionali in cerca di lavoro,
Shangai Joe, ha preso una diligenza diretta in
Texas. Vuol fare il cowboy ma l'accoglienza non è delle migliori. Preso di mira per il colore della pelle, Joe deve farsi valere in virtù di spiccate doti nelle arti marziali che lo mettono in mostra presso un signorotto del luogo che decide di assumerlo. Costui, Mr.
Spencer, è in realtà uno schiavista che con il miraggio del lavoro induce molti poveri
peones a varcare il confine per trovarsi poi in condizioni di schiavitù nel suo ranch. Chi si ribella viene ucciso e Joe, resosi ben presto conto di quel che succede in quel posto, si ribella e sfugge alla sorte riservata a coloro che osano tanto, dandosi alla fuga dopo aver preso in ostaggio lo stesso Spencer. Rilasciato costui gli lancia contro un'orda di taglia gole rendendo assai dura la vita del povero Joe che trova perfino nello sceriffo un uomo a libro paga del suo persecutore. Deve perciò affrontare a più riprese i peggiori taglia gole messi alle sue costole. Da
Pedro il cannibale e
Sam il becchino, per poi eliminare
Tricky il baro e venir ferito e catturato dal più pericoloso di tutti:
Scalper Jack. Costui ama scalpare le sue vittime ancora vive ma con Joe non ci riesce riuscendo questi a divincolarsi e liberarsi per poi azzuffarsi con violenza con lui e alla fine ucciderlo. Spencer consigliato dai suoi sodali gli manda contro
Mikura come ultima carta rimasta, un suo compagno di corso della scuola di
kung fu del maestro
Yang. Entrambi brillanti e formati dal maestro si trovavano oggi di fronte sulla main street del polveroso villaggio del Texas. Non un solito duello a chi estrae prima la colt, bensì un vero e proprio scontro all'arma bianca e anche a mani nude tra due formidabili combattenti. Joe riesce ad amputargli un braccio con la sua spada costringendo il rivale a usare come ultima risorsa l'odiata colt degli uomini bianchi. Ma Joe, forgiato al culto del
Loto di Fuoco, riesce a prendere al volo la pallottola destinata al suo cuore, per poi entrare nel petto dell'avversario con la sua mano e strapparglielo a sua volta. E' la fine di incubo per tutti i frontalieri ma Joe, da eroe senza macchia e senza paura, non può restare con loro per volgere verso altri bisognosi della sua filosofia:
Rispondi al bene con il bene e al male con la Giustizia.
Ottimo e polveroso western nazionale con un cast di assoluto rispetto e tanti interpreti del nostro cinema, famosi in quegli anni, a dar vita a personaggi bizzarri in una storia dove per il genere sta affiorando il pulp con sbuffi di sangue e amenità varie, che tanto attrasse Quintino il Tarantino.
Il mio nome è Shangai JoeItalia 1973
Regia: Mario Caiano
Musiche: Bruno Nicolai
con
Chen Lee: Shanghai Joe
Carla Romanelli: Cristina
Piero Lulli: Mr. Spencer
Robert Hundar: Pedro, il cannibale
Gordon Mitchell: Sam, il becchino
Giacomo Rossi-Stuart: Tricky, il baro
Klaus Kinski: Scalper Jack
Katsutoshi Mikuriya: Mikura
Umberto D'Orsi: un pokerista
Carla Mancini: Conchita
Dante Maggio: il dottore
George Wang: il maestro Yang
Rick Boyd: Slim
Andrea Aureli: lo sceriffo
Dante Cleri: Omero, il barman
Lorenzo Fineschi: un cowboy
Enrico Marciani: un complice di Spencer
Giovanni Sabatini: il "pirata"
Angelo Susani: il postiglione
Luigi Antonio Guerra: un giovane con Spencer
non accreditati riconoscibili
Lars Bloch: un attaccabrighe
Alfonso de la Vega: Craig
Roberto Dell'Acqua: Smitty
Tito García: Jesus, il commerciante di schiavi
e con
Pietro Torrisi
Claudio Ruffini
Osiride Pevarello
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