L'allegro fantasma
D opo alcuni mesi dalla morte del nobile Pantaleo Di Santa Paola, da disposizioni date al suo fido amico notaio, si deve aprire il testamento alla presenza dei parenti più stretti. Oltre alle due sorelle nubili di mezza età Giovanna e Lia, al cugino Temistocle e all'altro cugino Asdrubale, il notaio ha pazientemente scovato un figlio avuto in gioventù dal defunto con una cavallerizza di un circo. Noto sciupa femmine, una volta saputo di esserne il padre aveva preteso il ritrovamento di questo figlio prima di dare lettura al testamento. Ora il "trovatello" Nicolino è arrivato e assomiglia straordinariamente al defunto il cui quadro campeggia nella sala dove sta per essere letto il testamento. Lo hanno rinvenuto privo di forze e subito rifocillato, le tre giovani figlie di Temistocle, Rosa, Lilli e Titti che avevano marinato la scuola scappando dal collegio per tentare di incontrare il loro amato maestro di musica, Alberto Di Torrefiorita, del quale sovente cantano un celebre motivetto. Placate le ire paterne, le giovani raccontano di come abbiano trovato il povero Nicolino e deciso di aiutarlo anche perché lo stesso ha una lettera del notaio con la quale veniva convocato in quella casa. Le anziane zie hanno subito un tuffo al cuore non appena si rendono conto della sua straordinaria somiglianza con il caro defunto e ancor più quando si rendono conto che il mite maestro di musica Antonino è spiccicato a Nicolino e quindi suo gemello. La cosa infatti era stata paventata al notaio che tuttavia non aveva avuto modo di verificare anche se, convocato a sua volta il maestro, appare evidente la parentela più che stretta. Ovviamente il fatto di avere altri due co-eredi, turba non poco il burbero Asdrubale che si spaccia come un coraggioso cacciatore di leoni e che deve partire per l'Africa non appena intascherà quanto dovutogli. Finirà per fare una figura meschina quando si spargerà la voce della fuga di un leone da un circo appena arrivato in città. Un brigadiere di polizia si precipita nella loro villa avvertendoli che l'animale si aggira nel loro giardino mettendo tutti in subbuglio, specie quello che doveva essere un fiero cacciatore e che invece si rivela un pavido millantatore. Quel leone era in realtà una trovata pubblicitaria del circo che mandava in giro un suo addetto opportunamente mascherato da belva e che una volta tolta la maschera si rivela essere uguale ai due gemelli e pertanto terzo fratello miracolosamente ritrovato, anche perché questi, Gelsomino, ricorda perfettamente di essere figlio della famosa cavallerizza e di essere cresciuto nel circo dove tuttora lavora. Ma dopo il trambusto e lo sconcerto dei cugini Temistocle ed Asdrubale ecco che finalmente si apre il testamento con lasciti tali da soddisfare tutte le parti, in special modo i ritrovati e felici gemelli.
Una commedia di discreta fattura non fosse altro per la verve comica di Totò impegnato in tre ruoli ben distinti tra loro e di sicuro effetto. Con lui validi comprimari e quel Luigi Pavese che sarà nel prosieguo una delle sue spalle più efficaci. Menzione particolare per le graziose ragazze del Trio Primavera, un terzetto vocale femminile di rara bravura e assai popolare nei primi anni '40, per tacere della freschezza e capacità recitative non certo inferiori al canto.
Totò allegro fantasma
Italia 1941
Regia: Amleto Palermi
Musiche Dan Caslar
con
Totò: Alberto Di Torrefiorita; Nicolino, Gelsomino
Franco Coop: Maurizio Devalier
Elli Parvo: Erika, la segretaria
Paolo Stoppa: Gigetto
Amelia Chellini: la zia Lia
Dina Perbellini: la zia Giovanna
Isa Bellini: Rosa, del Trio Primavera
Wilma Mangini: Lilli, del Trio Primavera
Thea Prandi: Titti, del Trio Primavera
Luigi Pavese: Temistocle, il padre delle tre
Augusto Di Giovanni: Asdrubale, il cacciatore di leoni
Claudio Ermelli: il maggiordomo
Livia Minelli: la cameriera
Giulio Donadio: il brigadiere PS
Lydia Johnson: la soubrette
Gioia Collei: la ragazzina
Emilio Petacci: Anatolio, il maggiordomo di Devalier
Rio Nobile: l'impresario
Mario Giannini: il giovane biondo
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