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rent'anni dopo le loro ultime imprese, la Regina
Anna fa visita a
D'Artagnan, ora misero guardiano di porci, affinché ricostituisca la sua invincibile compagnia e corra in aiuto della
Francia oppressa dal bieco
Cardinale Mazzarino che ha sostituito il defunto
Richelieu. Per il guascone è un onore ma anche un improbo compito aggravato dall'età e dagli acciacchi che via via troverà anche nei suoi ex compagni d'armi. Il primo ad essere raggiunto è
Aramis nel suo diroccato castello dove ozia in amori lussuriosi con entrambi i sessi essendo a suo dire "
ambidestro". Tuttavia dopo un iniziale tentennamento segue il guascone diretto ad un monastero dove
Athos si cela in abiti monacali ai suoi innumerevoli creditori. Non è tanto il richiamo della Francia quanto la promessa di sanare i suoi debiti da parte della Regina che lo fa aderire ai due. Insieme si dirigono poi da
Porthos diventato un ubriacone mezzo eremita che non sembra più il corpulento eroe di mille battaglie avendo a suo dire perso 36 chili: 1,2 l'anno come precisa prima di rifiutare il suo aiuto. L'indomani i tre si recano dalla Regina e qui vengono inaspettatamente raggiunti da Porthos che si è anche dato una rimessa a nuovo. E' l'inizio di una incredibile avventura che li vedrà impegnati nella difesa dei perseguitati
Ugonotti, da un'accozzaglia varia di masnadieri mandati loro contro da Mazzarino e la sensuale e spietata
Milady, di lui amante e letale complice. Riusciranno nonostante gli acciacchi ad affrontare al meglio ogni pericolo riuscendo perfino a salvare il bamboccione e brufoloso figlio della Regina, il parruccato
Luigi XIV, scortandolo in
Spagna dove oltre all'immunità potrà prendere in moglie l'
Infanta e rafforzarsi poco prima che tutto quanto svanisca nel sogno di un bambino che ai giorni nostri, in pieno periodo natalizio, fantasticava sui suoi parenti, immaginandoseli interpreti di quel bel libro di
Dumas che gli era stato regalato per l'occasione:
I Tre Moschettieri.
Giovanni Veronesi dirige un bel film sulle gesta dei famosi moschettieri traendo spunto dal secondo capitolo, quello intitolato appunto
Vent'anni dopo. Gli interpreti bravissimi con
Favino che raggiunge momenti di grande ilarità con sfondoni a ripetizione parlando un misto franco italico davvero divertente e tra l'altro frammisto a pugliese, romanesco e altri che solo la fine del film riesce a spiegarne il motivo. Grande anche la prova di
Haber bieco e subdolo nella sua falsità recitativa da illudere che sia davvero il cardinale Mazzarino. Belle e brave le "donzelle" con menzione speciale per la stupenda
Matilde "donzella"
Gioli. Da vedere anche per gli esterni magici di
Basilicata che fanno da splendido contorno estivo alla vicenda. Un segnale per il cinema asfittico italiano che volendo si può tornare ai "generi" dando un calcio in culo definitivamente al "sociale", ovviamente al cinema.
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