Natale al campo 119
R inchiusi in un campo di prigionia in California dopo l'armistizio, alcuni soldati italiani si raccontano storie della loro vita attorno ad un improvvisato cenone di Natale con tanto di tortellini fatti a mano grazie alla bravura di Gennarino Capece nel "procurarsi" il necessario. Lui, di professione carrettiere a Napoli prima della guerra, è da sempre in stretto rapporto col nobile decaduto Don Vincenzino, al quale è sempre stato prodigo di favori e servizi. Scoppiata poi la guerra Don Vincenzino con il grado di Tenente lo ha scelto come suo attendente ricambiando i tanti favori ricevuti, quando veniva regolarmente braccato quotidianamente dai creditori. Con loro c'è Giuseppe Mancini che si fregia del titolo di generale per una incomprensione sorta con gli americani al momento della sua cattura e motivo questo di un trattamento migliore con tanto di stanza personale. I suoi compagni ovviamente non tengono conto del grado sapendo bene la sua storia e si divertono a schernirlo anche se senza alcun effetto visto che l'uomo già da borghese veniva oppresso da una moglie dispotica con la quale aveva avuto 4 figli. C'è il cappellano militare Scapizzono che condivide con loro cibo e prigionia oltre a confortarli religiosamente, anche se tutto sommato il trattamento è più che umano e tale da familiarizzare con il comandante del campo e il personale ad eccezione del burbero sergente. L'unico rammarico è il sapersi ancora lontani dalle famiglie con una radio, sempre alle prese con valvole che si rompono a ripetizione, che trasmette con regolarità messaggi dei parenti dall'Italia che sono motivo di grande gioia. Il comandante regala loro un grammofono con una raccolta di dischi di canzoni regionali che diventa anche motivo scatenante per un acceso campanilismo tra commilitoni pronti a vantare le cose belle dei loro posti natii e schernire gli altri. Alberto il milanese ad esempio è l'autore delle canzoni del disco dedicato ai motivi lombardi e il comandante lo riconosce dalla voce intrattenendosi con lui sulle sue grandi capacità canore. Il siciliano è alle prese con una lettera in cui la fidanzata "sveggognata" è andata al cinema con le sorelle sapendo che lui è ancora prigioniero, cosa che scatena l'ilarità generale, sopita dai racconti del gondoliere veneziano Nane e le sue tante avventure amorose con le turiste specie quella con la bella norvegese sposata. Ed è tempo per l'attesa notizia che via radio annuncia la loro definitiva liberazione con giubilo totale che precede la fatidica parola FINE.
Commedia che diverte e commuove alternando sprazzi di ilarità maggiori a siparietti di triste nostalgia, mitigata dalle notizie radio e dal calore dei compagni. Ottimo il cast con quasi tutti i grandi dell’epoca e la partecipazione divertita e cantata di Alberto Rabagliati.
Natale al campo 119
Italia 1947
Regia: Pietro Francisci
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Aldo Fabrizi: Giuseppe Mancini
Vittorio De Sica: Don Vincenzino
Peppino De Filippo: Gennarino Capece
Massimo Girotti: Nane
Carlo Campanini: cappellano Scapizzono
Alberto Rabagliati: Alberto il milanese
Aldo Fiorelli: Guido il fiorentino
Roberto Sichetti: Battista Bacigalupo, il genovese
Vera Carmi: maestrina torinese
Margherita Bagni: Donna Clara
Rocco D'Assunta: Lojacono il siciliano
Olga Villi: la turista norvegese a Venezia
María Mercader: Fiammetta
Nando Bruno: guida di Roma
Adolfo Celi: John il sergente
Ave Ninchi: signora Mancini
Giacomo Rondinella: cantante napoletano
Carlo Mazzarella: Ignazio
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