Figaro qua, Figaro là
P er ordine del Governatore tutte le barberie di Siviglia debbono restare chiuse di domenica pena 100 scudi o altrettante nerbate. Figaro, uno dei più rinomati in città, non accortosi dell'ordinanza in vigore da poco, rischia l'arresto e la confisca se non fosse per un suo illustre cliente, il Conte d'Almaviva, che lo difende al cospetto delle guardie assumendosi ogni responsabilità. In cambio vuole da lui però un favore, in quanto innamorato di Rosina, figlia del Governatore, e ostacolati da questi nel loro sogno d'amore, Figaro dovrà recarsi con un trucco a palazzo per farsi dare dalla donna la chiave del giardino dal quale poi entrare per rapirla e sposarla. Il suo vetusto genitore, Don Bartolo, il Governatore, l'ha infatti promessa in sposa ad un Grande di Spagna, sebbene piccoletto di statura, Don Alonzo, Capitano delle Guardie Reali che ovviamente Rosina rifiuta di prendere per marito. Figaro si traveste pertanto da prete e prende il posto di don Basilio, precettore nonché maestro di canto di Rosina, in quanto indisposto e pertanto suo sostituto nel giornaliero esercizio musicale. Scoperto dal furibondo genitore è costretto a fuggire e la ragazza con la fidata e complice cameriera Colomba è allontanata dalla città. Tuttavia riesce a far trapelare la sua meta e la sua prima sosta che avverrà alla locanda dei "4 Tori", dove il conte e il fido Fiorello, sempre con l'aiuto di Figaro, contano di sostituirsi all'oste e all'altro personale per poter agevolmente e indisturbati, fuggire di notte con Rosina. Ma dell'illustre corteo si è accorto anche il terribile bandito Pedro il quale a sua volta vuole assumere le sembianze dell'oste di quella locanda per agire altrettanto indisturbato e rapire la ragazza allo scopo di ricavarne un sostanzioso riscatto. Giunto alla locanda si libera di quello che crede l'oste mentre è in realtà il conte, che aveva agito allo stesso modo poco prima, relegandolo in una stanza con il solo Figaro a fungere da cuoco. Non si è potuto liberare di lui per il sopraggiunto arrivo della ragazza e della nutrita scorta. Alcune gitane della banda di Pedro dovranno far bere le guardie mentre lui rapisce Rosina e Colomba portandole in un castello diroccato. Il conte e Fiorello riescono a liberarsi e si gettano al loro inseguimento mentre Figaro viene catturato e siccome il vero oste lo indica come il famigerato bandito Pedro, nome col quale del resto aveva fatto irruzione con i suoi poco prima del vero bandito, viene processato e condannato alla fucilazione. Davanti al plotone riesce però a squagliarsela e raggiungere il conte nei pressi del castello per aiutarlo nella sua impresa di liberare l'amata. Con astuzia e un pizzico di fortuna, riescono nell'impresa poco prima dell'arrivo delle guardie di Don Alonzo che si prende tutto il merito della liberazione di Rosina. Il conte allora gioca d'astuzia e invia un messaggio alla sua amata chiedendole di accettare le nozze e di aspettare le sue mosse. Intrufolatosi poi in una compagnia di teatranti italiani assoldati per i festeggiamenti, mette in scena uno spettacolo satirico basato sulle nozze che si stanno per celebrare. Ma quando Rosina con una scusa si reca sul palco e il suo posto viene preso da Figaro, truccato come lei, a fianco dell'ignaro Don Alonzo, ecco che sul palco si celebrano vere nozze alla presenza di un vero sacerdote per cui non più annullabili e per il Governatore seppur infuriato non resta che accettare la realtà. I due raggianti sposini partono per il viaggio di nozze e in carrozza fanno salire il povero Figaro in fuga e rincorso da tutti.
Divertente parodia dell'opera rossiniana con un Totò in grande spolvero, qui addirittura e per l'unica volta anche nei panni di Pulcinella. Con lui tutto il meglio dei tanti comprimari e spalle vistigli accanto nei suoi film. Al timone il sempre ottimo Carlo Ludovico Bragaglia con il quale Totò girò sei pellicole.
Figaro qua, Figaro là
Italia 1950
Regia: Carlo Ludovico Bragaglia
Musiche Gioachino Rossini con adattamento di Pippo Barzizza
con
Totò: Figaro
Isa Barzizza: Rosina
Gianni Agus: il Conte d'Almaviva
Guglielmo Barnabò: Don Bartolo, il governatore
Renato Rascel: Don Alonzo, Capitano delle Guardie
Franca Marzi: Consuelo
Luigi Pavese: Pedro, il bandito
Jole Fierro: Colomba
Pietro Tordi: Fiorello
Ugo Sasso: Hurtado
Mario Siletti: il presidente del tribunale
Mario Castellani: l'attore
Flora Torrigiani: la ballerina
Ciro Berardi: Alvarez, l'oste .. della malora
Giulio Battiferri: il sergente dei gendarmi
Eugenio Galadini: don Basilio, il sacerdote
Mario Meniconi: Mendoza
Franca Tamantini: la signora della parrucca
Giulio Calì: l'aiuto barbiere
Rita Andreana: la sarta
Armando Annuale: l'ammaestratore di pulci
Carlo Mazzarella: il presentatore a teatro
Nino Marchesini: il maggiore del plotone d'esecuzione
sempre eccezionale Totò
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