La vendetta di Ercole
E rcole è tornato dall'Ade contro ogni aspettativa, sconfiggendo il terribile Cerbero con tre teste sputa fuoco e l'uomo pipistrello, prima di strappare dagli Inferi la gemma rosso sangue che ricolloca in fronte alla statua del Dio della Vendetta per placarlo e fargli ottenere finalmente un agognato periodo di pace e prosperità con la sua famiglia a Tebe. Ma la Sibilla del tempio gli ha predetto che suo figlio Illo sposerà Tea e governerà sulla regione ma il prezzo sarà la morte di sua moglie e madre di Illo, Deianira. Per questo Ercole osteggia l'amore di suo figlio e della figlia del Re di Ecalia, Tea che è oggi ostaggio del crudele Eurito che ha preso il potere spodestando e uccidendo suo padre. Lui vorrebbe sposarla per diventare legittimo re e contando sul fatto che Ercole è lontano da Tebe e difficilmente potrà tornare vivo dagli Inferi, vorrebbe conquistarla e annetterla confidando in alleati piuttosto timorosi che il forzuto eroe possa sopravvivere alla terribile missione. Infatti il nostro eroe ce l'ha fatta ed è tornato in aperto contrasto con quegli Dei che non gli consentono una vita pacifica. Deve infatti vedersela col figlio al quale racconta la nefasta profezia della Sibilla se lui persegue nel suo amore, mentre questi imperterrito verrà indotto ad avvelenare suo padre con una pozione che il perfido Eurito gli ha fatto recapitare spacciandola per un filtro che avrebbe riportato Ercole a più miti consigli. Grazie al Dio Eolo che porta lontano le voci dei suoi fedeli, Illo raccoglie il disperato appello di Tea a non far bere quel veleno ad Ercole. Lei è prigioniera di Eurito che minaccia duri provvedimenti se non lo sposerà e Illo corre in suo aiuto cadendo in trappola. Parimenti sua madre Deianira viene rapita da Polimorfeo, un satiro e centauro allo stesso tempo che, nonostante ferito gravemente da Ercole, la consegna ad Eurito prima di cadere esanime a terra pregandolo di vendicarlo. Ercole è infuriato e teme la profezia della Sibilla ma non esita a distruggere la statua del Dio della Vendetta e minacciare Zeus e tutti gli Dei dell' Olimpo che non riusciranno a fermarlo. La Sibilla ha fatto appena in tempo a rivelargli il passaggio segreto che conduce ad Ecalia prima di venire folgorata da Zeus in persona. Il tunnel passa sotto le imponenti mura costruite dai Ciclopi e per questo inespugnabili dagli umani. Ma Ercole da sotto terra riuscirà a farle franare rovinosamente e penetrare in città dove nessuno riuscirà a fermarlo ed Eurito avrà il giusto castigo. Deianira è salva e Illo può sposare Tea senza alcun pericolo per loro, salvo che per Ercole che dovrà mettersi d'impegno a costruire la casa per gli sposini. Del resto per Ercole le fatiche non finiscono mai.
Buon cast e risultato soddisfacente, nonostante i soliti mezzi risicati, per quanto riguarda costumi ed esterni in cartongesso. Gli effetti speciali lasciano ovviamente a desiderare se paragonati agli attuali, ad esempio all'ultimo Hercules dello scorso anno, ma visti in quel tempo riuscivano ad impressionare almeno noi piccoli dell'oratorio di sicuro. Oggi fa sorridere questo Cerbero a tre teste, come il combattimento col finto orso per tacere dell'uomo pipistrello del quale si vedono impietosamente i due cavi che lo sostengono nei goffi svolazzi. Ma credetemi all'epoca era tanta roba e anche molto gustosa.
Italia, Francia 1960
Regia: Vittorio Cottafavi
Musiche Alexandre Derevitsky
con
Mark Forest: Ercole
Broderick Crawford: Eurito
Giancarlo Sbragia: Tindaro
Gaby André: Ismene
Sandro Moretti: Illo
Federica Ranchi: Tea
Leonora Ruffo: Deianira
Wandisa Guida: Alcinoe
Carla Calò: la Sibilla
Nino Milano: Lica
Ugo Sasso: Timocleo di Medara
Claudio Undari: Polimorfeo
Philippe Hersent: Androclo
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