Il soldato di ventura
E ttore Fieramosca o Ettore da Capua è alla fame con la sua sgangherata compagnia di ventura formata da 5 individui che tuttavia valgono da soli come un piccolo esercito. Bracalone da Napoli è lo scrivano a cui è affidato il compito di narrare le gesta di Ettore, poi Romanello da Forlì, Graiano d'Asti e il prode Fanfulla da Lodi tutti affamati al momento e senza lavoro in una assolata zona del Sud d'Italia. Quand'ecco che si imbattono in una guerra tra i francesi che cingono d'assedio gli spagnoli asserragliati nella città di Barletta. Sulle prime si preferisce un ingaggio tra le fila francesi ma i loro modi arroganti fanno subito prendere le parti degli spagnoli e Ettore si mette subito in mostra per capacità e astuzia venendo accettato dagli spagnoli e pagato bene anche se non c'è ormai più nulla da comprare in una città ridotta alla fame. Per di più i francesi li provocano imbandendo succulenti pranzi nel loro campo di modo che possano essere visti ed aumentarne le sofferenze, al punto che Ettore tenta alcune sortite duranti le quali, distrugge anche un loro micidiale cannone. Graiano d'Asti li ha traditi e i francesi per tutta riconoscenza lo hanno impiccato, cosa che fa infuriare l'ignaro Ettore che cattura tre ufficiali francesi e pretende di vederli impiccati come il suo amico non sapendolo un traditore. Ma Don Gonzalo Pedro di Guadarrama a capo degli spagnoli lo vieta in quanto non previsto dalle regole di cavalleria alle quali allora Ettore intende opporre un più cavalleresco duello tra italiani, pesantemente offesi in quel frangente dai francesi che non possono accettare la sfida in quanto mossa da popolani o volgari soldatacci di ventura. Serve un'investitura che Don Gonzalo è lieto di imporre con la spada agli italiani di modo che la loro sfida possa essere accolta e contando anche sul fatto che i rinforzi spagnoli hanno bisogno di altri tre giorni per raggiungerli. E proprio tre giorni servono per i preparativi e soprattutto per consentire a Ettore di trovare 9 persone disposte a seguirlo in quella folle impresa ora che Graiano è morto. Ma Ettore è un tipo tosto e conta di trovarli tra quelle persone che hanno combattuto o avuto a che fare con lui e un po' alla volta ecco arrivare i fratelli Miale e Riccio da Milazzo, Salomone da Cavorà, Ettore Giovenale da Vetralla, il giovanissimo Carellario da Barletta, il guitto Giovanni Capoccio da Roma, l'ex temibile spadaccino ora religioso Fra' Ludovico da Rieti, l'illustre studioso Guglielmo Albimonte da Peretola. Tutti contattati o con l'inganno o facendo ricorso al loro orgoglio patrio o semplicemente perché suoi debitori. Ne manca uno, quello più atteso, quello celebrato dal Tasso e dall’Ariosto, quello che da solo potrebbe sconfiggere un esercito: Mariano da Trani. Nome che al solo nominarlo la gente scappa a casa e che in extremis si presenta sul campo con la sua nera armatura sul cui casco è montato un lugubre teschio umano. Ettore gongola e pregusta la vittoria ma ben presto si rende conto che i francesi sono molto ben preparati e che i suoi, nonostante un certo coraggio, stanno soccombendo. La delusione più grande è proprio quella dovuta a Mariano che si arrende subito spiegando che la sua fama sui libri se l'è comprata pagando profumatamente i migliori letterati del tempo. Per fortuna Ettore è veramente forte e, ora da una mano ad uno dei suoi, ora sotterra con un cazzotto in testa il povero Villeforte per vedersela alla fine con il campione francese Charles La Motte che finirà più ammaccato della sua armatura prima di arrendersi. La vittoria è italiana ma quando Ettore domanda a Bracalone da Napoli se ha scritto tutto della straordinaria impresa, si accorge che lui si spacciava da scrivano senza saper scrivere, forte del fatto che tanto Ettore non sapeva nemmeno leggere, mentre affranto si interroga su chi ora racconterà questa storia?
Ci ha pensato Pasquale Festa Campanile imbastendone una commedia aiutato da Castellano e Pipolo e con personaggi in parte tratti dalla realtà e comunque resi scanzonati e bizzarri da filone boccaccesco imperante. Cast molto ricco ed esterni quasi esclusivamente pugliesi con i fratelli De Angelis ad arrangiare una colonna sonora delle loro, facilmente orecchiabile e naturalmente attribuibile a loro anche senza leggere i crediti iniziali.
Il soldato di ventura
Italia 1976
Regia: Pasquale Festa Campanile
Musiche: Guido e Maurizio De Angelis
con
Bud Spencer: Ettore Fieramosca
Franco Agostini: Romanello da Forlì
Enzo Cannavale: Bracalone da Napoli
Oreste Lionello: Ettore Giovenale da Vetralla
Antonio Orlando: Carellario da Barletta
Eros Pagni: Giovanni Capoccio da Roma
Renzo Palmer: Fra' Ludovico da Rieti
Gino Pernice: Fanfulla da Lodi
Mario Pilar: Salomone da Cavorà
Jacques Dufilho: Mariano da Trani
Mariano Rigillo: Guglielmo Albimonte da Peretola
Guglielmo Spoletini: Miale da Milazzo
Roy Bosier: Riccio da Milazzo
Andréa Ferréol: Leonora
Jacques Herlin: Paredes
Angelo Infanti: Graiano d'Asti
Philippe Leroy: Charles La Motte
Frédéric de Pasquale: il cavaliere francese Bayonne
Marc Porel: Il duca di Namur
Mario Scaccia: Gonzalo Pedro di Guadarrama
Riccardo Pizzuti: Villeforte
Giovanni Cianfriglia: D'Anjou
Pietro Torrisi: cavaliere francese (non accreditato)
Claudio Ruffini: popolano nella bisca
Giancarlo Bastianoni: soldato francese / popolano nella bisca
Vincenzo Maggio: soldato francese / popolano nella bisca
Roberto Dell'Acqua: soldato francese
Osiride Pevarello: soldato francese
e con
Ana Ria De Simone
Monica Strebel
Nicolas Barthe
Loretta Persichetti
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