I Toreador
Provenienti da Peoria Ill., Stanlio e Ollio, detective privati, sono giunti a Città del Messico sulle tracce di una ricercata, Hattie Blake, che, raggiunta, non fatica molto a liberarsi dei due pasticcioni coi quali inscena in albergo un colorito quanto grottesco bisticcio, tale da far intervenire la polizia per placare gli animi. Stanlio assomiglia come una goccia d'acqua al grande torero spagnolo Don Sebastian, la cui effige è appesa su tutti i muri della città in manifesti che ne preannunciano l'imminente partecipazione alla corrida. Il suo agente Coleman, "Hot Shot" per gli amici, ha notato la cosa e siccome il torero è bloccato ancora a Barcellona per problemi col passaporto, pensa bene di farsi aiutare dallo strano tipo per spacciarlo momentaneamente per il grande torero. Ollio è riluttante all'idea ma Coleman si dà il caso sia in affari con una loro vecchia conoscenza, Richard K. Maldun, uno scommettitore, che fecero condannare a venti anni di lavori forzati con la loro testimonianza. Ebbene l'uomo era innocente e fortunatamente dopo cinque lunghi anni di prigione era stato scarcerato quando il vero colpevole venne catturato. Lui giurò di vendicarsi dei due babbei che lo avevano scambiato per il colpevole e una volta fuori li avrebbe scuoiati vivi nel caso li avesse incontrati. Ora quel torero gli ricordava tanto uno dei due ma Coleman lo tranquillizza dicendogli che è solo un raro caso di somiglianza. Per cui spacciato Stanlio per torero e Ollio per un suo collaboratore, si attende l'arrivo del vero Don Sebastian che purtroppo tarda ancora e la corrida è alle porte. Si convince Stanlio a parteciparvi con la promessa che gli riserveranno un toro vecchio e "appagato" e dopo averlo rincuorato con del liquore, il poveretto si ritrova nell'arena nel preciso istante in cui il vero Don Sebastian fa il suo trionfale ingresso, addirittura scambiato da Ollio per il suo amico. Così mentre Stanlio semi sbronzo è dietro ai paraventi, il vero torero sta riscuotendo applausi dal folto pubblico, finché Ollio si accorge dello stato dell'amico e lo spinge di forza nell'arena. Tutti si accorgono della contemporaneità di due toreri identici e Coleman sugli spalti non può più nascondere la cosa all'infuriato Maldun che piomba nell'arena in mezzo al caos che si crea con la liberazione consueta di diversi tori e l'invasione festosa del pubblico più coraggioso che sfida le cornate delle bestie impazzite in mezzo a tanta gente. I nostri nel trambusto riescono a far perdere le tracce per venire poi raggiunti in albergo dove preparavano in fretta le valigie. Resteranno con le sole ossa a reggerli barcollanti e gementi accompagnati dalla parola FINE.
Come ampiamente raccontato nei precedenti due post, i nostri sono a fine carriera con poca verve e battute scontate come le poche gag, peraltro riprese da precedenti lavori quando la coppia era al massimo del successo. E' tuttavia doveroso riconoscere ai due di essere entrati nei nostri cuori e chi vive nei ricordi della gente non muore mai e loro per questo sono eterni 💗.
The Bullfighters
Stati Uniti d'America 1945
Regia: Malcolm St. Clair
Musiche Emil Newman e David Buttolph
con
Stan Laurel: Stanlio / Don Sebastian
Oliver Hardy: Ollio
Richard Lane: Hot Shot Coleman
Carol Andrews: Hattie Blake, ragazza ricercata
Diosa Costello: Conchita
Margo Woode: ballerina del Cafe el Toro
non accreditati
Ralph Sanford: Richard K. Maldun
Rory Calhoun: El Brillante
Hank Worden: Mr. McCoy
Edward Gargan: Uomo del diverbio in hotel
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