La spada degli Orléans
F ilippo Duca di Nevers, ricco possidente è sposato in segreto con la nobile Aurora dalla quale ha avuto una figlia, Isabella, di un anno e che gli viene affidata da sua moglie affinché la sottragga alle ire paterne nel caso scoprisse il suo matrimonio con un Nevers, famiglia che il vecchio genitore odia da sempre. Tanto più che il Re, all'oscuro di questo matrimonio, vorrebbe imporre al Duca di sposarsi con una sua protetta. Filippo è costretto a fuggire per aspettare tempi migliori ma il bieco Filippo di Gonzaga ha in serbo di ucciderlo e prenderne il posto accanto ad Aurora per ereditarne i possedimenti. Scatta l'agguato e il Duca, ottimo spadaccino, non avrebbe scampo se non intervenisse in suo favore il prode cavaliere Enrico di Lagardère col quale riesce a sgominare la cricca di assassini, ma non può nulla per parare la pugnalata che il Gonzaga gli sferra alle spalle a tradimento. Costui, opportunamente mascherato, viene affrontato dal Lagardère che lo ferisce ad una mano prima che il rivale possa fuggire. Quella ferita gli consentirà di smascherarlo e fargli pagare l'ignobile assassinio del Duca che, morente, gli affida la piccola con i documenti attestanti il suo lignaggio e la preghiera di occuparsi di lei oltre che di scappare subito. Il cavaliere con la piccola e il fido Passepoil scappa in direzione del confine spagnolo con alle calcagna la gendarmeria che gli ha lanciato contro il Gonzaga. Costui ha incolpato il Lagardère dell'omicidio del Duca e del rapimento della figlioletta, ragion per cui si offre alla moglie Aurora come sostegno e instancabile segugio nella ricerca di sua figlia e del latitante assassino. Passano gli anni e Lagardère ha cresciuto in esilio in Spagna la piccola Isabella che ora è donna e vorrebbe conoscere la sua storia oltre ad avere quell'amore che vorrebbe dall'uomo che l'ha salvata ed allevata con tutte le cure. Ma Lagardère sembra sordo ai richiami dei sentimenti della ragazza, preoccupato soprattutto della sua incolumità e ansioso di far rientro in Francia per regolare i conti con l'uomo che ha nel frattempo sposato la povera Aurora, alla quale oggi vuol far intendere che sua figlia è da considerarsi morta e per questo ha indetto una riunione tra i vertici del Regno per dirimere la situazione ed entrare in possesso dei beni dei Nevers. Aurora è stata contattata con una lettera circa l'arrivo imminente di sua figlia per cui si oppone alla richiesta del Gonzaga che, all'esterrefatto Filippo d'Orléans, reggente in carica, vuole al contrario portare in prova la testimonianza di tre zingari, ovviamente pagati per dire il falso, i quali sostengono di aver trovato in un bosco il corpo dilaniato di una giovinetta al cui collo vi era un pendaglio recante il suo nome e casato. Ma Enrico di Lagardère, che si era travestito da gobbo per entrare nelle grazie dei Gonzaga, con un colpo di scena si libera del travestimento e mentre Isabella può riabbracciare sua madre, lui ingaggia un furibondo duello di spada con il Gonzaga che, smascherato e furibondo, tenta la disperata difesa soccombendo però dopo poche stoccate. Filippo d'Orléans grato al Lagardère per aver fatto trionfare la verità lo premia con un titolo nobiliare e la benedizione ad unirsi in matrimonio con la giovane Nevers.
Uno spettacolare cappa e spada con gli stupendi esterni-interni del Castello di Pierrefonds e un cast di ottimi interpreti in costumi sgargianti e scene di azione di buona fattura, inserite in una trama che si dipana veloce e avvincente.
Le Bossu
Francia, Italia 1959
Regia: André Hunebelle
Musiche Jean Marion
con
Jean Marais: Enrico di Lagardère
Bourvil: Passepoil
Sabine Sesselmann: Aurora di Nevers / Isabella di Caylus
Edmond Beauchamp: Don Miguel
Paul Cambo: Filippo d'Orléans
François Chaumette: Filippo di Gonzaga
Jean Le Poulain: Peyrolles
Hubert Noël: Filippo di Nevers
Paulette Dubost: Martha
Georges Douking: il marchese de Caylus
Pâquerette: anziana gitana
Edmond Tamiz: gitano
Alexandre Rignault: oste
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