La tragedia del Rio Grande
B en Sadler da poco eletto sceriffo è più alle prese con il caldo infernale che con le beghe tipiche del suo ruolo, in un posto dove non c'è traccia di delinquenza. Ma un giorno un vecchio bracciante agricolo, José Cisneros, denuncia la morte in seguito a percosse del suo giovane amico e collega di lavoro Juan Martin. Entrambi impiegati nell'immenso ranch del potente Virgil Renchler, padrone del 'Golden Empire', che si vanta essere più vasto di almeno 5 o 6 stati europei, quando lo sceriffo gli fa visita. Ovviamente non sa nulla di quanto accaduto e non conosce le persone coinvolte, sia l'eventuale vittima che il denunciante testimone. Del resto come potrebbe visto che ha alle sue dipendenze 400 lavoratori e chissà quanti clandestini o irregolari e poi nella sua vasta tenuta tiene a precisare che vige solo la sua legge e che farebbe bene lo sceriffo a non dare peso alle denunce di vecchi ubriaconi se non vuole essere rimosso dal suo incarico. Ragione questa che rafforza ancor più nello sceriffo la convinzione che il vecchio abbia detto la verità cosa che intende appurare di persona recandosi, stavolta con un mandato del giudice, nel deposito attrezzi dove è stato visto il ragazzo venire colpito da un manico di piccone. Renchler non digerisce questa nuova intrusione e si adopera in paese affinché i notabili convincano lo sceriffo a desistere da ogni indagine pena la rovina del paese che si regge in gran parte grazie al lavoro che il ricco possidente porta e che minaccia di trasferire altrove. Ma lo sceriffo è irremovibile perché la figlia del capo, Skippy Renchler, gli ha fatto intendere che il ragazzo potrebbe essere stato ucciso perché le girava attorno, cosa non gradita al suo risoluto genitore. Lo stesso sceriffo viene fatto bersaglio di un attentato che per poco gli costa la vita, quando una ruota della sua auto, allentata da uno scagnozzo del ranchero, si sgancia mandandolo rovinosamente fuori strada. Per niente intimidito dapprima cerca di nascondere in un luogo sicuro il vecchio testimone ma poi quando
questi viene ucciso per chiudergli la bocca si reca al 'Golden Empire' per chiudere i conti. Ma ecco che una volta sul posto viene disarmato e per lui ci sarebbero poche speranze se una squadra di cittadini, ormai convinti dei suoi sospetti dopo due omicidi, non intervenisse sul posto tempestivamente bloccando Renchler e i suoi due scagnozzi che ammanettati vengono condotti via. Lo sceriffo malconcio viene soccorso, ben felice di aver resistito alle minacce e convinto tutti i cittadini della bontà del suo operato.
Etichettato come western nel canale dedicato da Sky in questo periodo è in realtà un semplice dramma con risvolti sociali nella immigrazione clandestina e sotto impiego di tanti poveracci in cerca di una vita migliore o di sfamare le proprie famiglie. Jack Arnold, molto famoso in quegli anni per un suo stile inconfondibile in tante pellicole horror e fantascientifiche dirige qui, senza particolari sussulti, un mostro sacro come Orson Welles e gli pone Jeff Chandler come coriaceo avversario
Man in the Shadow
Stati Uniti 1957
Regia: Jack Arnold
Musiche Hans J. Salter
con
Jeff Chandler: Ben Sadler
Orson Welles: Virgil Renchler
Colleen Miller: Skippy Renchler
Ben Alexander: Abele Begley
Barbara Lawrence: Helen Sadler
John Larch: Ed Yates
James Gleason: Hank James
Royal Dano: Aiken Clay
Paul Fix: Herb Parker
Leo Gordon: Chet Huneker
Martin Garralaga: José Cisneros
Mario Siletti: Tony Santoro
Charles Horvath: Len Bookman
William Schallert: Jim Shaney
Joseph J. Greene: Harry Youngquist
Forrest Lewis: Jake Kelley
Harry Harvey: Dott. Creighton
Joe Schneider: Juan Martin
Mort Mills: guardiano del ranch
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