Morto Stalin, se ne fa un altro
R adio Mosca trasmette in diretta la sera del 28 febbraio 1953 il concerto per pianoforte e orchestra n.23 di Mozart. Stalin, entusiasta della prova, fa chiamare il direttore della radio pretendendo una copia della registrazione. Ma non era serata prevista per effettuare registrazioni in studio, pertanto in pieno clima intimidatorio dovuto alle purghe in corso, il direttore richiama tutti gli orchestrali, pubblico compreso, per risuonare da capo e registrare il tutto. Un incidente fortuito mette fuori uso il direttore e si manda con tutta fretta a prelevarne un altro di notte in un palazzo dove è in corso una retata. Il poveretto sentendosi spacciato tira un sospiro di sollievo quando apprende che deve andare semplicemente a dirigere un’orchestra e si precipita in pigiama senza nemmeno voltarsi al trambusto che le guardie della polizia segreta staliniana sta compiendo nello stabile, messo a soqquadro per arrestare quelli finiti nella lista di Beria. Anche parte del pubblico in studio che era andata a casa viene sostituita con altri raccolti in fretta e furia sempre per strada, utili per rendere più corposi gli applausi. Solo la celebre pianista Marija Judina non intende fare il bis in quanto in aperta ostilità con quel tiranno che gli ha sterminato la famiglia. Una lauta ricompensa la convince tuttavia a stare al gioco e nonostante il lasso di tempo necessario al tutto, il disco viene recapitato a Stalin che ha appena terminato una cena con i suoi più stretti collaboratori. Rimasto solo, quando tira fuori il disco, nota un biglietto scritto dalla pianista nel quale inveisce contro il dittatore. Stalin ne ride divertito ma subito dopo un attacco apoplettico lo fa stramazzare a terra. L'indomani viene rinvenuto esanime da una domestica e scatta immediato l'allarme che vede i suoi più stretti collaboratori precipitarsi nella sua dacia di Kountsevo. Il primo ad arrivare è lo spietato Lavrentij Berija che approfitta per trafugare alcuni documenti e subito dopo giunge Nikita Chruscev, seguiti dagli altri con i quali aveva cenato insieme. Servirebbe un medico ma sono stati quasi tutti i migliori deportati in Siberia o uccisi nelle epurazioni che si susseguono da anni. Arriva la figlia Svetlana e si cerca di mettere insieme una squadra medica approntandola con vecchi pensionati e giovani imberbi al fine di constatarne la morte annunciandola al mondo solo dopo tre giorni. C'è da preparare il funerale e mentre Georgij Malenkov, nella sua funzione di vice, assume le redini pro tempore della nazione, si scatena nell'ombra una lotta per la successione senza esclusione di colpi. Soprattutto bassi tra i membri del ristretto in una lotta che vede Beria avvantaggiato, ma che grazie all'intervento del pluridecorato eroe di guerra, il Feldmaresciallo Georgij Zukov, porterà Chruscev al vertice del partito prima e della nazione poi per il decennio seguente. Beria, processato su due piedi dai suoi ex compagni, verrà accusato di crimini orribili, molti dei quali assolutamente veri come l'essere stato un predatore sessuale dedito anche ad atti di sadismo sulle sue vittime, condannato ed ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il suo corpo cosparso di benzina verrà dato alle fiamme e le ceneri sparse per terra.
The Death of Stalin
Regno Unito, Francia, Stati Uniti 2017
Regia: Armando Iannucci
Musiche Christopher Willis
con
Steve Buscemi: Nikita Chruscev
Simon Russell Beale: Lavrentij Berija
Jeffrey Tambor: Georgij Malenkov
Paddy Considine: Andrej Andreev
Michael Palin: Vjaceslav Molotov
Dermot Crowley: Lazar Kaganovic
Jason Isaacs: Feldmaresciallo Georgij Zukov
Rupert Friend: Vasilij Iosifovic Džugasvili
Olga Kurylenko: Marija Judina
Andrea Riseborough: Svetlana Stalin
Paul Whitehouse: Anastas Mikojan
Paul Chahidi: Nikolaj Bulganin
Adrian McLoughlin: Iosif Stalin
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