La montagna di luce
A lan Foster, avventuriero e ladro internazionale, per sdebitarsi con il Rajah Sirdar per un debito di gioco, su suo velato suggerimento, studia un piano per impossessarsi del gigantesco diamante che brilla sulla fronte della statua di un dio locale: Dharma Raja. E' con quello che il Rajah si riterrebbe soddisfatto e gli salverebbe la vita, che in caso contrario gli verrebbe tolta. Col l'aiuto di Sitama, un fachiro incontrato per strada, studia il da farsi ed escogita un piano che lo vede mescolarsi ai fedeli durante uno dei due riti giornalieri, per poi di nascosto arrivare ai piedi della grande statua del dio immergendosi nella piscina, in mezzo alla quale sorge. Deve affrontare un famelico coccodrillo posto a guardia per poi arrampicarsi fin su la fronte del dio dove è incastonata la gemma. Detta la Montagna di Luce essa ha non solo un valore commerciale inestimabile, ma anche un altro non meno importante religioso per tutto il popolo indù. Alan è sotto la cupola in braccio al dio quando il complice, secondo il piano previsto, gli cala una fune dall'alto e poi lo recupera per mezzo di una carrucola. Ma l'allarme è stato dato e immediatamente il tempio viene circondato dagli uomini del Rajah che allertato dal Gran Bramino è accorso sul posto. Nessuno può uscire e tutti vengono perquisiti eccezion fatta per Alan e Sitama che se la svignano sotto gli occhi compiaciuti del Rajah in persona. Mentre Sitama ha un contrattempo cadendo in una trappola per tigri, Alan fila di corsa a Calcutta dove è previsto l'incontro per spartirsi il ricavato. Ma qui Sitama lo sta aspettando con i suoi scagnozzi in armi e sembra proprio che voglia giocargli un brutto scherzo. Buon per Alan che una baiadera, Lilamani, da lui salvata a suo tempo dalle grinfie del Rajah, lo aiuti a sottrarsi ai suoi inseguitori, nascondendolo prima e fuggendo poi insieme per raggiungere il confine ed espatriare. Ma in un villaggio nei pressi della frontiera vengono raggiunti prima dagli uomini di Sitama, con i quali ingaggiano una furibonda sparatoria, per poi cadere in mano del Rajah. Sitama prende il diamante e finge di consegnarlo al Rajah col quale, a detta di quest'ultimo, era d'accordo fin dall'inizio per poi però dileguarsi. Ha sostituito il vero con uno falso ma ora a detta di tutti è morto e con lui sparito per sempre il prezioso diamante. Ma Alan conosce i trucchi di quel fachiro e lo rintraccia nel luogo dove Sitama giace e al suo risveglio si riprende la Montagna di Luce. A questo punto però Lilamani che lo ama ed è da lui ricambiata, lo mette di fronte ad una scelta drastica: o riconsegna il diamante al dio o la sventura ricadrà su di loro e lei non lo seguirà. Ragione quest'ultima che induce l'uomo a riconsegnare e ottenere di riporre personalmente la gemma al suo posto tra gli occhi della statua, osannato da tutti come un eroe. Dopo di che è finalmente pronto per lasciare l'India con la sua amata Lilamani ma, prima dei titoli di coda, si rivolge a noi del pubblico spiegandoci che ha rimesso a posto una copia e che il vero diamante è con lui, pronto, come ci verrà spiegato successivamente con filmati d’epoca, a finire incastonato nella Corona della Regina d'Inghilterra Elisabetta II.
Filmetto d'avventura salgariana, riempitivo dei giorni feriali nei cinema cittadini e di quelli domenicali periferici e parrocchiali, testimone di un fervido cinema nazionale capace di produrre ogni genere e purtroppo da tempo scomparso, per far posto all'attuale che langue inesorabilmente da anni sopravvivendo soltanto grazie al denaro pubblico e ad appannaggio di certa parte politica.
La montagna di luce
Italia 1965
Regia: Umberto Lenzi
Musiche Francesco De Masi, Giovanni Fusco
con
Richard Harrison: Alan Foster
Luciana Gilli: Lilamani
Wilbert Bradley: Sitama, il fachiro
Daniele Vargas: il Rajah Sirdar
Nerio Bernardi: il Grande Bramino della Pagoda
Andrea Scotti: il servitore del rajah
Nazzareno Zamperla: il complice di Sitama
non accreditato ma riconoscibile
Dakar: uno scagnozzo di Sitama
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