I pascoli dell'odio
F ort Leavenworth, avamposto tra la civiltà e Santa Fé, è la meta dei due tenentini freschi di nomina da West Point, James "Jeb" Stuart e George Armstrong Custer. E' l'occasione per farsi le ossa in un territorio ostile dove alle scorrerie dei banditi si aggiungono quelle degli uomini di John Brown, un pastore che sta sollevando la popolazione contro i ricchi proprietari del Sud che prosperano con lo sfruttamento degli schiavi negri. Non è compito dei militari prender parte a beghe politiche ma è loro preciso dovere mantenere l'ordine aldilà della provenienza personale. Ad esempio Stuart è del Sud mentre Custer è natio del Nord e questo non impedisce loro di essere buoni amici, al contrario dell'ex commilitone Carl Rader, espulso dall'Accademia Militare per la sua attività di volantinaggio a sostegno dell'abolizionismo. Costui, ai ferri corti specie con Stuart durante la sua permanenza a West Point, è ora un luogotenente di John Brown e i nostri due tenenti lo apprendono scontrandosi con lui durante la scorta ad un convoglio. Dovevano scortare alcuni carri di mercanzie varie della compagnia di Bob Holliday, la cui bella figlia Kit è oggetto delle attenzioni amorose di entrambi gli ufficiali, quando durante una sosta per consegnare casse contenenti bibbie, avevano scoperto che in realtà erano piene di armi e che il destinatario era il ricercato John Brown. Questi in superiorità numerica li aveva bloccati ma la loro reazione successiva gli era costata la perdita del carico, quando incuranti del numero i nostri si erano buttati a capofitto al loro inseguimento. Seguiranno altri scontri in aperta caccia al fanatico pastore e ai suoi sempre più numerosi seguaci, finché Rader, in aperto contrasto con John Brown, dal quale voleva essere pagato per i suoi servigi militari, lo tradisce raggiungendo di nascosto il quartier generale dell'esercito rivelando ai suoi esterrefatti ex commilitoni il nascondiglio attuale del suo capo. Per non insospettirlo rientra nei ranghi ma dietro si è portato la cavalleria al completo che inizia l'attacco in forze. Gli abolizionisti asserragliati in un edificio vengono dapprima bombardati e poi spazzati via dalla successiva carica. John Brown ha capito di esser stato tradito e prima della cattura uccide a sangue freddo Rader per poi nei giorni seguenti salire sul patibolo per venire impiccato. Purtroppo per gli Stati americani non è la fine bensì l'inizio delle ostilità e Stuart che aveva prevalso nella corsa al cuore di Kit sull'amico Custer, se lo troverà negli anni a venire ancora rivale ma stavolta sui campi di battaglia, diventando una leggenda della Cavalleria del Sud.
Undicesimo film di dodici in totale della coppia Curtiz-Flynn e settima collaborazione artistica del bel Errol con la stupenda Olivia. Tanti ottimi comprimari e caratteristi storici di Hollywood a completamento di un cast imponente e sorretto da una trama solida, che per quanto non rispondente alla realtà storica di alcuni fatti narrati, è sorretta da scene d'azione di ottima fattura in dinamiche tipiche dei film di avventura di quegli anni. Per questo è un film, che specie con le indimenticabili voci del doppiaggio italiano d'epoca, va visto e rivisto in ogni occasione dovendo senz'altro far parte di quella collezione ideale che ogni cinefilo dovrebbe possedere e custodire.
Santa Fe Trail
Stati Uniti 1940
Regia: Michael Curtiz
Musiche Max Steiner
con
Errol Flynn: James "Jeb" Stuart
Olivia de Havilland: Kit Carson Holliday
Raymond Massey: John Brown
Ronald Reagan: George Armstrong Custer
Van Heflin: Carl Rader
Alan Hale: Tex Bell
William Lundigan: Bob Holliday
Ward Bond: Townley
Gene Reynolds: Jason Brown
Henry O'Neill: Cyrus Holliday
Guinn 'Big Boy' Williams: Windy Brody
Alan Baxter: Oliver Brown
John Litel: Martin
Moroni Olsen: Colonnello Robert E. Lee
David Bruce: generale Philip Henry Sheridan
Hobart Cavanaugh: Barber Doyle
Charles D. Brown: Maggiore Sumner
Joe Sawyer: Kitzmiller
Frank Wilcox: James Longstreet
Creighton Hale: telegrafista
Wilfred Lucas: Weiner
Lafe McKee: pastore
John Brown è morto e nella tomba lo mettiam ...
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