Totò, Peppino e... la dolce vita
A ntonio Barbacane, lasciato il paese anni prima, sbarca il lunario come posteggiatore abusivo a Roma, in Via Veneto, teatro della "Dolce vita" notturna di quel film i cui manifesti tappezzano oggi i muri del paese, dove suo cugino Peppino Barbacane è segretario comunale. Il film è arrivato quindi anche in periferia e l'integerrimo funzionario di natura puritana non tollera quei manifesti tanto da volerli far coprire o togliere. Nel frattempo giunge notizia in paese che suo cugino Antonio ha fatto strada ed è diventato intimo di personalità capitoline oltre che ministri e nobili vari. Questo per via di una lettera che ha inviato vantandosi ad un suo amico paesano. Non sanno che Antonio è si intimo di vari personaggi del mondo dello spettacolo ed altolocati, ma solo perché affidano a lui le loro auto nel caos che ogni sera si crea in quella famosissima via romana. Siccome al paese vorrebbero far passare la costruenda autostrada per avere opportunità di crescita, incaricano Peppino di recarsi a Roma e contattare suo cugino per ottenere gli auspicati favori da chi è nelle sue cerchie. A Roma per una serie di fortuite coincidenze Peppino crede davvero che suo cugino sia una personalità e lo segue nelle sue scorribande notturne presso locali dove ne combineranno di tutti i colori. Ubriachi finiranno per accompagnarsi con nobili ed aristocratici annoiati e in cerca di diversivi nelle loro lussuose ville per poi arrivare alla triste verità che entrambi sono poveri in canna e se il primo fa il posteggiatore abusivo, l'altro si è appropriato per le sue avventure amorose di denaro del comune, rischiando grosso nel caso venisse scoperto. E tutto questo a disdoro del buon nome del loro adorato nonno che contava molto su di loro per spostare il tracciato dell'autostrada. Eccolo infatti piombare nel bel mezzo della festa dove tutti stanno giocando alle pecore belando e camminando carponi. Il nonno disgustato lancia un anatema su di loro e li ritroviamo pastori a governare un gregge di pecore vere e rammaricarsi per il dispiacere dato al nonno, che al contrario li ha sostituiti nel divertimento con quei ricchi gonzi che gli consentono di approfittare della loro "dolce vita".
A distanza di anni il film di Corbucci, che è una parodia del capolavoro felliniano, strappa ancora risate a crepapelle in più di un occasione, in virtù di battute sempre verdi e di una coppia che buca letteralmente lo schermo. Memorabile il suggerimento sul bere dell'ineffabile gestore del "Pipistrello", un night club dove i nostri sono arrivati in compagnia di due americane, del must della casa, una bottiglia di Moet Chandon che Peppino non sa cosa sia, subito redarguito dal cugino che non vuol fare brutte figure e gli spiega che "Mo' esce Andonio". Mitici!
Totò, Peppino e... la dolce vita
Italia 1961
Regia: Sergio Corbucci
Musiche Armando Trovajoli
con
Totò: Antonio Barbacane e il nonno Barbacane
Peppino De Filippo: Peppino Barbacane
Mara Berni: Elena
Francesco Mulè: Guglielmo detto Gugo
Rosalba Neri: Magda
Antonio Pierfederici: conte Oscar
Gloria Paul: Patrizia
Peppino De Martino: il ministro
Tania Berjll: Alice
Daniele Vargas: il marchese Daniele Pitoni
Giancarlo Zarfati: il piccolo Renato
Dina Perbellini: Luisa Giovanna
Irene Aloisi: la baronessa Renata Francesca
Jacqueline Pierreux: Jacqueline
Mario Castellani: Il Presidente
Gianfranco Piacentini: Coriolano
Franco Rossellini: Franco, un invitato alla festa
Jo Staiano: un omosessuale alla festa
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