Django Unchained
D jango è uno schiavo negro liberato durante un trasferimento, insieme con altri come lui appena acquistati, dal bizzarro Dottor King Schultz, che dalla lontana Düsseldorf in Germania, era emigrato negli Stati Uniti con l'intenzione di praticare la sua professione di dentista. Da cinque anni però aveva deciso di abbandonarla, per dedicarsi alla più remunerativa attività di cacciatore di taglie. Django è l'unico che conosce di persona un terzetto di lestofanti ricercati e che attualmente lavorano come guardiani in una piantagione del Sud. Lui li conosce bene e anche i loro metodi brutali per punire gli schiavi dei quali porta evidenti segni sulle spalle martoriate dalla frusta. Con la moglie Broomhilda aveva più volte tentato la fuga ed erano sempre stati ripresi e puniti severamente, col risultato di vedersi divisi e rivenduti separatamente. Tornato libero e sfidando le convenzioni sociali, apprende in poco tempo l'uso delle armi e le tecniche di caccia dal suo strano e munifico maestro bianco, che si offre pure, una volta racimolato un bel gruzzoletto con le taglie, di aiutarlo a ritrovare sua moglie. Gli affari filano a gonfie vele e finalmente arrivano sulle tracce della donna, che è attualmente di proprietà del giovane Calvin Candie, erede di una delle più grandi piantagioni del Mississippi, la famigerata Candyland. E' qui che i nostri si recano per constatarne l'effettiva presenza e con lo scopo di acquistarla come affare collaterale a quello di maggior interesse per il giovane Calvin, rappresentato dalla lotta tra Mandingos all'ultimo sangue e che lui predilige. Per eliminarne la diffidenza, il Dottor Schultz, presenta Django come uomo libero e, in quanto negro, espertissimo di lottatori Mandingo. Il gioco regge fino ad un passo dalla conclusione dell'affare e per l'intuizione del vecchio e fidato servitore negro Stephen, che scopre nella donna la moglie di Django. Questo aspetto scatena l'ira di Calvin sentitosi preso in giro, facendo precipitare la situazione in un bagno di sangue, con il giovane ucciso dal dottor Scultz che a sua volta viene steso da uno sgherro. Django ne ammazza a sua volta diversi ma deve arrendersi quando sua moglie è minacciata con una pistola alla tempia. Per lui si decide cosa sia meglio tra farlo morire di frustate, o sbranato dai cani o dissanguato dopo il taglio dei testicoli. Prevale l'idea di Lara, sorella del defunto Calvin, che lo vuole deportato in miniera dove morirà lentamente senza più vedere la luce del sole. Broomhilda invece viene rinchiusa in una baracca in attesa di decidere la sua sorte. Nel carro prigione dove insieme ad altri viene condotto in miniera, Django riesce ad abbindolare gli uomini della scorta, con la promessa di riscuotere una ricca taglia e i manifesti che aveva nella bisaccia della sella, convincono gli uomini della bontà dell'affare. Mal gliene incorre perché una volta libero, li uccide su due piedi e armato di tutto punto si precipita a Candyland per liberare sua moglie e chiudere i conti per sempre. Di ritorno dal funerale, lo trovano ad aspettarli nella villa vestito elegantemente con gli abiti del defunto e la ferma intimazione che molto presto tutti loro lo seguiranno. Fa scappare il personale negro meno il vecchio Stephen che dovrà condividere la sorte di tutti gli altri. A vendetta compiuta salta in sella al cavallo e con la moglie assiste all'esplosione della villa prima di andarsene con lei tra i titoli di coda.
Tanta violenza e sangue che gronda ininterrottamente dal precedente Bastardi senza gloria, col quale condivide anche uno straordinario Christoph Waltz che a mio avviso si candida senza ombra di dubbio ad essere il nuovo Klaus Kinski dello schermo. Tarantino che appare anche piuttosto ingrassato nel finale, omaggia il nostrano spaghetti western fin dalle inquadrature iniziali, con l'incipit tra i più imprevedibili ma in linea con gli inizi di tanti nostri western. Tra le musiche poi, alcune nuove come il brano composto da Ennio Morricone e cantato da Elisa, ed altre facilmente riconoscibili come quella tratta da Lo chiamavano Trinità o lo stesso Django di Sergio Corbucci, con Franco Nero qui in amichevole e breve partecipazione, una sorta di timbro e firma al film.
USA 2012
Regia: Quentin Tarantino
Musiche Ennio Morricone - Mary Ramos
con
Jamie Foxx: Django Freeman
Christoph Waltz: Dr. King Schultz
Leonardo DiCaprio: Calvin J. Candie
Samuel L. Jackson: Stephen
Kerry Washington: Broomhilda Von Shaft
Walton Goggins: Billy Crash
Dennis Christopher: Leonide Moguy
David Steen: Mr. Stonecipher
Dana Gourrier: Cora
Nichole Galicia: Sheba
Laura Cayouette: Lara Lee Candie Fitzwilly
Ato Essandoh: D'Artagnan
Sammi Rotibi: Rodney
Clay Donahue Fontenot: Luigi
Bruce Dern: il vecchio Carrucan
Escalante Lundy: Big Fred
Miriam F. Glover: Bettina
Don Johnson: Big Daddy
Franco Nero: Amerigo Vassepi
James Russo: Dicky Speck
James Remar: Ace Speck / Butch Pooch
Don Stroud: Sceriffo Bill Sharp
Tom Wopat: U.S. Marshall Gill Tatum
M.C. Gainey: Big John Brittle
Cooper Huckabee: Lil Raj Brittle
Doc Duhame: Ellis Brittle
Jonah Hill: Bag Head #2
Michael Parks: Roy
John Jarratt: Floyd
Quentin Tarantino: Frank
Il Django (la D è muta) di Tarantino ricorda in maniera impressionante la discesa di Dante all'Inferno che per quanto sia capace necessita di un tutore come Virgilio, rappresentato in questo caso dallo straordinario Dottor Schultz. Al contrario quello originale di Corbucci con Franco Nero, unico e inimitabile, non ha bisogno di aiuti e/o lacché, ma solo della bara che si trascina dietro e che contiene una micidiale dispensatrice di morte ...
RispondiEliminagiusto per rimarcare qualche differenza
Grande Film di Tarantino, maniaco dei dettagli e appassionato dello Spaghetti Western, la mano decisamente sanguinaria, tipica di Quentin, in questo film è lievemente attenuata (è meno Pulp e più Western), lasciando spazio ad una maggior concentrazione di primi piani (tipico degli Spaghetti Western) e di scene cinematograficamente memorabili: una su tutte quella dell'uccisione nei campi di cotone con il sangue che macchia il candido bianco del cotone, ma anche molte altre che non potrete e non dovrete perdervi.
RispondiEliminaSuperlativa l'interpretazione di Waltz, che a mio avviso resta il mattatore del film, con la sua comicità mista a genialità e letale abilità (la gag dello Sceriffo e del Marshall è davvero eccezionale), alla fine la sua scomparsa lascia davvero l'amaro in bocca (e questa è una nota positiva ulteriore del film). E' lui senza dubbio il Kinski di Tarantino.
Il film è arricchito di perle di genialità ed omaggi al cinema Western Italiano, man mano che i minuti avanzano si attende sempre qualcosa di nuovo: la musica iniziale di apertura e finale di chiusura entrambe di Ennio Morricone e tratte da film "nostrani", il cameo di Franco Nero, reso simpatico, pur in una situazione tutt'altro che serena, da quel: "Lo so bene" in risposta allo spell del nome Django (in cui la D è muta) fatto dal protagonista (se non lo sa lui che è il Django originale).
Insomma per gli appassionati del western "spaghetti" è un tripudio di gioia, per chi non apprezza il genere resta in ogni caso un ottimo film.
Il genio di Tarantino colpisce ancora...