The Way Back
D irige da suo pari Peter Weir, dopo qualche anno di assenza, questo intenso dramma ispirato dalle drammatiche sofferenze di quanti, in epoca Stalinista, vennero deportati nei famigerati Gulag, dei quali l'Occidente, in parte riluttante o volutamente incredulo, ne venne a conoscenza con il best seller Arcipelago Gulag di Aleksandr Solženicyn che testimoniava e accusava duramente la dittatura comunista e i suoi metodi di incarcerazione e deportazione in Siberia, basati quasi esclusivamente su delazioni. O nel caso del protagonista del film, il polacco Janusz, dalle accuse dirette della moglie, torturata affinché denunciasse il marito, scena toccante e straziante di apertura, ambientata nel 1940. Con l'animo ferito più per i rimorsi che la moglie dovrà portarsi dentro, che per la sua sorte di condannato a 25 anni nel gelo della Siberia, il nostro Janusz è fin dall'inizio animato dal fermo proposito di evadere, nonostante siano tutti consci che la natura là fuori è il loro vero carceriere e come non bastasse anche la scarsa popolazione di quei luoghi trae benefici nel catturare o uccidere eventuali evasi. Tuttavia alla prima occasione, con una tempesta di neve che coprirà le loro tracce, lui e altri riescono a fuggire con il proposito di raggiungere il lago Baikal e da lì passare la ferrovia transiberiana per raggiungere il vicino confine con la Mongolia. Già di per sé impresa difficilissima, ma con tenacia e contro ogni aspettativa i nostri riescono a passare il confine, raccogliendo per strada anche una sventurata ragazza, Irena, fuggita da una fattoria collettiva, dopo che i genitori e il fratello erano stati uccisi. Grande è lo sconforto nel constatare che anche la Mongolia è diventata comunista e il ritratto di Stalin con quello del loro Leader campeggia su una porta che nel deserto dei Gobi ne segna il confine. Dovranno tirar dritti fino in Cina, attraversando il deserto e cercando di arrivare in Tibet da dove potranno scendere, passando a fianco dell'Himalaya, in India, loro meta finale. Ci riusciranno in quattro, perdendone altrettanti per strada, tra cui la ragazza, sopraffatti dagli stenti, dalla fame e dalla sete. Ma mentre per tre di essi è l'inizio di una nuova vita, per Janusz il cammino non è ancora terminato. Deve raggiungere la sua casa in Polonia per mettere fine allo strazio della moglie, e sovrapposti all'incedere dei suoi passi, il regista mostra le drammatiche fasi del Comunismo susseguenti. Dall'inclusione della Polonia, ai moti di Ungheria nel 1956. Dalla primavera di Praga del 1968 all'avvento di Solidarność in Polonia fino alla spallata decisiva con la caduta del Muro di Berlino. Nel 1989, finalmente vede davanti a sé la porta della sua casetta e la chiave ancora tenuta sotto ad una mensola. Entrando si siede al tavolo accanto alla moglie e ne prende dolcemente la mano in una delle scene più commoventi viste al cinema. Ha diretto da suo pari Peter Weir.
The Way Back
Stati Uniti 2011
Regia: Peter Weir
con
Jim Sturgess: Janusz
Ed Harris: Mr. Smith
Saoirse Ronan: Irena
Colin Farrell: Valka
Dragos Bucur: Zoran
Mark Strong: Khabarov
Alexandru Potocean: Tomasz
Gustaf Skarsgard: Voss
Sebastian Urzendowsky: Kazik
Sally E. Brunski: Moglie di Janusz nel 1939
Maglena Karalambova: Moglie di Janusz nel 1989
Togliatti detto il migliore del cui nome son piene le vie in Italia, affermò strenuamente fino alla fine che non esistevano e che erano solo frutto della propaganda americana e occidentale
RispondiElimina;))
Film tenuto in sordina....non famoso, ma interessante. Non un capolavoro, ma molto interessante, anche per i risvolti storico-politici.
RispondiEliminaSenza voler essere di destra o di sinistra, tendenzialmente il cinema ha molto parlato delle atrocità del Nazismo e del Fascismo e molto poco delle atrocità ugualmente gravi dei Regimi Comunisti, questo film offre uno spaccato interessante su un tema ancora ad oggi in ombra...ottima interpretazione di Jim Sturgess, un attore molto interessante, anche pro-futuro.
Da vedere...