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Ho vinto la lotteria di capodanno
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PaoloCiottoli, modesto cronista di un giornale, è deriso da tutti i colleghi e vessato dal direttore al punto che, anche oberato di debiti, decide di farla finita. Purtroppo i suoi tentativi di togliersi la vita sono dannosi agli altri piuttosto che a lui, come alla povera famiglia Rossi che abita sotto il suo piano e che subirà sulla propria pelle ogni maldestro tentativo dapprima di suicidarsi e poi di recuperare il biglietto vincente della Lotteria di Capodanno che aveva nascosto sotto la sua vecchia macchina da scrivere. Si perché quando stava per avvelenarsi, nell'ennesimo tentativo di farla finita, si accorgeva che i numeri estratti corrispondevano con il suo: lo sfigatissimo Z-1717. In piena euforia cerca dapprima di mascherarla, continuando la sua umile esistenza, così come suggerito dalla circostanza volta a non dare sospetti. Ma quando in ufficio viene di nuovo vilipeso da tutti, sbotta e si prende la soddisfazione di sfasciare tutto rivelando di essere il vincitore, subito improvvisamente riverito e ossequiato da tutti. Ma ormai non ne ha più per loro che snobba, lasciando per sempre il posto di lavoro per tornare in pompa magna super festeggiato a casa sua. Ma una volta nell'appartamento si accorge che gli è stato sottoposto a sequestro giudiziario tutto il mobilio, trovando la casa vuota e un documento che spiegava l'accaduto. Si precipita immediatamente alle aste giudiziarie dove stanno battendo la sua macchina da scrivere che riesce a recuperare, offrendo una cifra spropositata per poi accorgersi che non ha più il biglietto. Quel giorno ne sono state vendute altre cinque identiche di quel vecchio formato, ragion per cui, presa la lista degli acquirenti, si butta sulle loro tracce nel tentativo di recuperare quella sua. A seguirne le tracce molto interessato alla cosa, un boss della mala, un usuraio che deve avere 20 milioni dal Ciottoli e che ha subodorato la grossa vincita e la possibilità di prendersi il biglietto. Così tra mille peripezie il nostro, sempre tampinato dagli scagnozzi del boss, recupererà le macchine per trovarle sempre vuote e dopo aver cagionato disastri a ripetizione, dove in gran parte di essi si è sempre trovata la sfortunata famigliola dei Rossi. Una macchina era stata acquistata e donata a un'associazione di non vedenti che il Ciottoli aveva visitato nel loro fatiscente istituto senza però trovare il biglietto. Ma guarda caso adesso alla fine dei mancati ritrovamenti, scopre che quel biglietto era stato incassato proprio da quegli sventurati che ora avevano cambiato sede in un nuovo e lussuoso istituto, spendendo tutto il ricavato ma avendo cura di intitolare un busto al munifico donatore, che, non visto, assiste all'inaugurazione in un misto di rabbia ma anche commozione, in parte cerebrale, per la bottiglia, a mo' di varo, che gli arriva in testa invece che sulla statua. Del resto la mano che l'ha lanciata era di un cieco. Storia divertente e grottesca questa girata da Neri Parenti dove Paolo Villaggio sciorina gran parte delle caratteristiche del suo personaggio più riuscito, anche se ne aggiunge di insospettabili altre e tutte testimonianti la sua indubbia capacità recitativa. Con i ritmi giusti e seguendo un preciso ordine, si arriva al finale che se da un lato scontenta il protagonista dall'altro è una liberazione per la povera famigliola dei Rossi. 😋
Ho vinto la lotteria di capodanno Italia 1989
Regia: Neri Parenti Musiche Bruno Zambrini con Paolo Villaggio: Paolo Ciottoli Antonio Allocca: signor Rossi Camillo Milli: il cieco Ugo Bologna: il direttore del giornale Teresa Piergentili: signora Rossi Giampaolo Saccarola: il boss Giulio Massimini: don Paolino Stefano Antonucci: il banditore d'asta Margit Evelyn Newton: Arcangela Carlo Colombo: il caporedattore Mambretti Luciana Cirenei: signora Boschini Bruno Di Luia: uno scagnozzo del boss Mohammed Badr-Salem: il terrorista Gianni Franco: il garagista Giuliano Ghiselli: un collega di Paolo Ciottoli Luigi Nicolosi: il giornalista Franco Ukmar: capo dei pompieri Neri Parenti: lo scenografo del teatro Piero Vivaldi: il collezionista d'arte Andrea Azzarito: l'infermiere robusto Giuliano Grande: l'infermiere Franca Scagnetti: portiera dello stabile e con Giancarlo Magalli: sé stesso Valerio Merola: sé stesso
H enry , un killer professionista, si è ritirato dopo l'ultimo incarico in una casetta in mezzo al nulla gelato della foresta dello stato di Washington DC vicino al confine canadese. A turbare i silenzi della natura che lo circonda arriva un tonfo sinistro quando nei pressi si schianta una motoslitta con a bordo una ragazza che rimane ferita piuttosto seriamente. Henry la porta al sicuro dai lupi che stanno già fiutando la preda avendone assaggiato il sangue sulla neve e inizia a curarla con i pochi mezzi di cui dispone. Le estrare diverse schegge di legno da una gamba e dopo qualche giorno una ancor più preoccupante nell'inguine. In genere non salva le vite tuttavia quella ragazza indifesa non poteva lasciarla in balia delle intemperie e dei lupi famelici, ma qualcosa in lei lo insospettiva. Intanto non aveva cellulare e nemmeno documenti per cui quel nome, Melody , che le ha dato potrebbe essere falso ragion per cui appena si sarà ripresa dovrà alzare i tacchi e lasciar...
« Il Cristianesimo è una religione democratica basata sul lavoro » (Don Camillo) Da i romanzi di Guareschi , sono tratti una serie di film che meglio di tanti altri hanno descritto l'Italia post bellica ed il suo passaggio da civiltà rurale e patriarcale a società moderna. Tutti prodotti dalla Cineriz e interpretati da Fernandel (don Camillo) e Gino Cervi (Peppone) gli episodi sono cinque: 1. Don Camillo (regia di Julien Duvivier, 1952) 2. Il ritorno di don Camillo (regia di Julien Duvivier, 1953) 3. Don Camillo e l'onorevole Peppone (regia di Carmine Gallone, 1955) 4. Don Camillo monsignore... ma non troppo (regia di Carmine Gallone, 1961) 5. Il compagno don Camillo (regia di Luigi Comencini, 1965) Non so quante volte li ho rivisti, ma ogni volta è come se fosse la prima ed in ogni occasione ne trovo una chiave di lettura nuova. Centro degli episodi è la contrapposizione tra il sentimento cristiano di don Camillo e l'ideol...
Chissà perchè il regista Howard Hawks decide dopo 7 anni circa di riproporre, si parla di remake, la stessa storia del suo mitico Un dollaro d'onore , forse gli era piaciuto tanto che voleva in qualche modo rifarlo o prolungarne gli effetti. Invece il film si regge solo sulla bravura degli interpreti perchè la storia è più o meno la medesima con John Wayne e con Robert Mitchum al posto di un altro grande come Dean Martin , coadiuvato da Arthur Hunnicutt un bravo caratterista di tante pellicole western al posto di Walter -Stumpy- Brennan e un giovane James -Mississippi- Caan anche lui col nome di un fiume come Ricky -Colorado- Nelson che in più cantava e pure bene. Ecco che la storia è speculare e mi riprometto di raccontarla meglio quando affronteremo l' originale, spero prossimamente. Lo sceriffo J.P. Harrah (Mitchum), " una stella attaccata a un ubriaco " ha il suo bel da fare con il solito proprietario terriero con mandrie che necessitano spazi altrui ed...
F ernando , proprietario di un grande magazzino con un migliaio di dipendenti, è ossessionato da incubi ricorrenti nei quali viene sbeffeggiato, malmenato e umiliato, in sogni che lo vedono alle prese con donne bellissime, come l'attrice Silvana Pampanini ad esempio, che lui adora. Solo che quando sta per realizzare il suo sogno, tipo sposare l'attrice e prepararsi per la prima notte di nozze, ecco spuntare questo energumeno che gli rovina la festa oltre a ridicolizzarlo come la solito. A nulla valgono i tentativi del suo medico, il Dott. Furgoni , che non ne può più di essere svegliato in piena notte dal commendatore in preda all'isteria. Ma ecco un bel giorno presentarsi nel suo ufficio un giovane laureato, Walter Milani , in cerca di impiego e guarda caso assomiglia in modo impressionante allo spavaldo che lo tormenta ogni notte nei sogni. La prima reazione di Fernando è furiosa ma il suo medico lo consiglia di assumerlo per placare la sua ansia; avendolo a portat...
Fin da bambino il forte ha sempre rappresentato per me quel luogo della fantasia che è spazio sicuro e di difesa in un ambiente ostile. Quante volte avremo giocato da bambini immaginandoci sulle palizzate a respingere l'attacco degli indiani. Con questo spirito mi son messo comodo a guardare il film e il titolo lasciava presagire un certo tipo di dinamiche a me particolarmente gradite. Ricordo ancora quando con mamma entrammo al cinema per recuperare mio fratello che era alla consueta terza visione domenicale e mi rimasero impresse in quei pochi attimi le recinzioni del forte che bruciavano e un trombettiere, che suonando disperatamente a raccolta, si beccava una freccia nella tromba; potessi vederlo quel film del quale non so nemmeno il titolo!! E invece in questo che sto per raccontarvi il forte si intuisce ma non si vede o meglio viene inquadrato solo un portone con spuntoni metallici in testa che si apre o chiude per tutta la durata. La storia pertanto si svolge in esterno...
A nni dopo la strage della sua famiglia, Shane torna sul luogo del massacro, la sua vecchia casa abbandonata e semi distrutta, nella quale persero la vita, i suoi genitori e la sua sorellina in tenerissima età. Trucidati dagli uomini di Ralph Magdalena che aveva messo gli occhi su di un loro piccolo terreno dove Joe , il padre di Shane, dissodandolo, aveva trovato una grossa pepita. Ralph è un prepotente e sta da tempo prendendo con la forza tutte le terre e quella in particolare non se la voleva lasciar scappare e di fronte alla resistenza dell'uomo non aveva esitato a trucidare lui e tutta la sua famiglia compresa la piccola sorellina. Shane era fuori per lavoro e col tempo è diventato abilissimo con la colt, cosa che gli consente di prendersi la sua vendetta sorprendendo e uccidendo i primi scagnozzi che gli capitano a tiro. Ma in un agguato, viene successivamente ferito ad una gamba e solo grazie al piccolo Kristian che lo ritrova esanime poco distante dalla sua fattor...
Victor McLaglen uno dei più grandi caratteristi del cinema, interprete di tanti film fordiani e a fianco del Duca John Wayne. Victor Andrew de Bier Everleigh McLaglen , inglese naturalizzato americano, nato a Tunbridge Wells, l' 11 dicembre 1886 e morto per infarto nella sua casa californiana di Newport Beach, il 7 novembre 1959. Ultimo di otto figli e di padre reverendo protestante, partecipò alla prima guerra mondiale e alla fine si trasferì in Canada dove trovò lavoro in un circo che gli permise di girare tutta l'america. Fu anche un appassionato pugile con trascorsi anche da professionista finché il cinema lo chiamò e grazie al suo fisico interpretò i più svariati personaggi. Ford lo impiegò con successo in diversi film, addirittura vinse l'oscar nel 1936 come migliore attore protagonista nel film " Il Traditore " del quale parleremo in futuro e ottenne anche la nomination come miglior attore non protagonista nel film " Un uomo tranquillo " 1...
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