Totò e Carolina
Durante una retata notturna di "donnine" a Villa Borghese, il solerte agente Antonio Caccavallo, contravvenendo al suo ruolo di semplice autista di camionette, partecipa all'azione fermando una giovane che si rivelerà estranea all'antica professione. Lei è Carolina De Vico ed è scappata dal paesello per venire a Roma in cerca di un impiego e quando viene condotta nell'ufficio del commissario, sviene dopo aver tentato di ingerire una grossa quantità di sonnifero. Prontamente ricoverata per una lavanda gastrica in ospedale, la giovane è fuori pericolo ma ha causato un trambusto tale che la stampa ha già pubblicato un articolo circa i metodi violenti della polizia, chiamando in causa il commissario e l'agente Caccavallo stesso. Per riparare a quanto combinato dovrà riportare la ragazza dai suoi in paese e badare bene che non tenti di nuovo il suicidio, perché non solo si potrà scordare la promozione alla quale aspira ma verrà senz'altro cacciato dalla polizia, dovesse succedere qualcosa alla ragazza. Lei si presenta da subito un caso difficile e dice di non avere nessuno al paese ma come detto dal commissario qualche fesso lo troverà di sicuro disposto a prendersela e al limite la consegnerà al locale comando dei Carabinieri. Antonio dal canto suo è vedovo con un figlio piccolo e il padre a carico e arriva a stento a fine mese, per cui dovesse perdere il posto o l'agognato scatto, sarebbe per lui una sciagura. Guarda cosa gli doveva capitare se solo se ne fosse restato al volante quella sera invece di fare l'agente operativo! Adesso deve controllare la giovane e tenerla a freno nel tragitto che lo conduce al paese non dopo diverse peripezie. Giunto sul posto si rivolge al parroco, don Luigi, che riconosce la ragazza e apprende finalmente il motivo che la angoscia: è in cinta! E' fuggita dalla casa di lontani parenti che la ospitavano per scappare a Roma con un ragazzo che dopo aver fatto i suoi comodi, l'aveva lasciata e ora non voleva rivelarne il nome, né tantomeno rivederlo mai più. La sua vecchia famiglia, i Barozzoli, convocata per riprenderla, si rivela essere la causa della sua fuga, per via del marito della signora che insidiava continuamente la giovane all'insaputa dell'arcigna moglie che, sbraitando, lascia la canonica. Non c'è altra strada che abbandonarla a sé stessa dice Carolina e avrebbe già risolto tutti i suoi problemi se Antonio non l'avesse impedito. Così al povero agente non resta che fare ritorno a casa con Carolina che accoglierà sotto il suo tetto dove una presenza femminile manca da troppo tempo. Al commissario che raggiante gli promette la promozione per il buon esito della missione, svela di aver trovato per la giovane il famoso "fesso" e di conoscerlo bene, garantendo per lui.
Rimaneggiato tantissimo dalla censura di allora, il film è rinato ultimamente grazie al montaggio dei tanti pezzi tagliati e si fa apprezzare per la sua arguta satira di un imperante allora clericalismo e si avvale della solita verve di Totò, qui capace anche di mostrare al meglio il suo lato umano e a tratti malinconico.
Rimaneggiato tantissimo dalla censura di allora, il film è rinato ultimamente grazie al montaggio dei tanti pezzi tagliati e si fa apprezzare per la sua arguta satira di un imperante allora clericalismo e si avvale della solita verve di Totò, qui capace anche di mostrare al meglio il suo lato umano e a tratti malinconico.
Totò e Carolina
Italia 1953
Regia: Mario Monicelli
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Totò: agente Antonio Caccavallo
Anna Maria Ferrero: Carolina De Vico
Gianni Cavalieri: don Luigi
Maurizio Arena: Mario Tanca
Arnoldo Foà: commissario Ascella
Giovanni Grasso jr.: Marzacchi, il maresciallo
Mario Castellani: agente di P.S.
Enzo Garinei: dottor Rinaldi
Nino Vingelli: brigadiere
Tina Pica: paziente all'ospedale
Fanny Landini: suora dell'ospedale
Luigi Moneta: padre di Antonio Caccavallo
Maurizio Bramante: figlio di Antonio Caccavallo
Giuseppe Ricagno: avvocato Goffredo Barozzoli
Rosita Pisano: signora Barozzoli
Salvo Libassi: brigadiere
Carlo Mazzarella: un giornalista
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