Totò cerca casa
Beniamino Lomacchio, impiegato comunale, vive da sfollato nell'aula di scienze di una scuola chiusa per il periodo estivo. Con altri è inquilino di quell'istituto in attesa di trovare una nuova casa nell'immediato dopoguerra. Vive con la moglie Amalia, il figlioletto Otello e la figlia Aida, fidanzata con uno squinternato fotografo, Checchino, che Beniamino non vede di buon occhio, preferendo per sua figlia un altro e ben più consistente partito. Ma mentre Checchino sogna la foto del secolo che gli cambierà la vita e lo lancerà nell'Olimpo della professione di fotografo, Beniamino, pressato dalla corpulenta moglie deve provvedere a una sistemazione definitiva, anche perché le scuole stanno per riaprire e gli sfollati debbono andarsene al grido "Arraggiatevi!". Così il povero travet approfitta di una occasione che gli capita tra le mani, quando il suo capufficio lo incarica di far passare una certa pratica in sua vece a favore del cognato, per un posto di custode con alloggio compreso. Beniamino sostituisce il nome del destinatario con il suo e si vede nominato custode ma, sorpresa delle sorprese e per giunta sgradita, del cimitero. Qui dopo un cauto primo possesso di casa e mansioni, si vedono spaventati già durante la prima notte per tornarsene nella scuola che nel frattempo sta riaprendo. Beniamino viene sorpreso durante le lezioni e scambiato per un alunno che, sebbene attempato, viene fatto accomodare tra i banchi per creare subito dopo scompiglio proprio durante la visita del sindaco il primo giorno di scuola. Il primo cittadino lo aveva già intravisto il giorno della pratica come custode e anche lì aveva provocato una serie di guai al sindaco che adesso è infuriato. A Beniamino non resta che affidarsi al suo futuro genero che lo fa accomodare di nascosto nello studio di un amico pittore di nudi femminili che è fuori per un certo periodo. Qui viene contattato da una procace signora che conoscendone la fama, vuol posare nuda per regalare a suo marito un quadro che gli consentirà di ricordarla nel tempo in tutto il suo splendore attuale. Ma l'uomo, un focoso e geloso ambasciatore turco, la scopre seminuda in quello studio per il putiferio che ne consegue, con Beniamino che scappa e trova momentaneo rifugio con la famiglia tra i ruderi del Colosseo. Qui in visita giunge il sindaco con una illustre personalità straniera, alla quale ha fatto riservare il famoso monumento per una visita intima che si rivela l'ennesimo scontro con il suo ormai nemico giurato che lo annaffia, rovesciandogli una bacinella d'acqua involontariamente. Inseguito ancora una volta, Beniamino riesce a far perdere le tracce e scoprire di aver vinto un milione grazie ai concorsi a premi che sua moglie stava facendo da tempo. Con quei soldi acquista uno stabile signorile da un truffatore che con diverse chiavi false cede l'immobile ad altrettanti incauti compratori. Una truffa perpetrata a danno dei veri proprietari fuori città e che vede Beniamino entrare per primo, per poi trovarsi una comitiva di giovani straniere accompagnate da una anziana istitutrice, un cinese solo e la coppia di turchi coi quali aveva avuto a che fare come falso pittore. Succede un finimondo con Beniamino che finisce nel letto sbagliato per trovarsi ancora a fianco della procace turca, scatenare di nuovo l'ira del consorte e svegliare tutto il palazzo per le grida delle giovani coinvolte nel gran fracasso. Costretto all'ennesima precipitosa fuga, il nostro finisce con l'auto dell'ambasciatore nel mezzo di un'inaugurazione di un monumento travolgendo ancora una volta il disperato sindaco e distruggendo l'opera. Rivediamo Beniamino tempo dopo ben rilassato a fumarsi un sigaro seduto accanto a sua moglie in quella che sembra finalmente una pace e sistemazione trovata, se non fosse per la scritta "Manicomio Provinciale" che poco a lato appare nel finale di questa straordinaria commedia.
Nonostante una storia da neo realismo del periodo post bellico, ne esce grazie alla verve di Totò una commedia irresistibile a tratti con battute e situazioni comiche da sbellicarsi dal ridere. Come al solito la troppo esigente critica dell'epoca ebbe parecchio da dire sul film e al solito Totò se ne infischiò e tirò dritto con il pubblico dalla sua parte. Ma come allora anche oggi restiamo assolutamente incantati dalla magia che quell'uomo ha saputo portare sullo schermo e sul palcoscenico.
Totò cerca casa
Italia 1949
Regia: Mario Monicelli, Steno
Musiche Carlo Rustichelli
con
Totò: Beniamino Lomacchio
Alda Mangini: Amalia Lomacchio
Lia Amanda: Aida Lomacchio
Mario Gattari: Otello Lomacchio
Aroldo Tieri: Checchino
Folco Lulli: ambasciatore turco
Enzo Biliotti: sindaco
Mario Castellani: truffatore
Pietro De Vico: cinese
Flavio Forin: vedova
Giacomo Furia: Pasquale Saluto
Marisa Merlini: patronessa
Luigi Pavese: capufficio
Cesare Polacco: vice custode
Alfredo Ragusa: bidello
Mario Riva: proprietario dell'agenzia immobiliare
Lilo Weibel: moglie dell'ambasciatore turco
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