I Gringos non perdonano
Cliff McPherson è stato incaricato di indagare sugli affari indiani dopo alcune rivolte dei Comanche di Aquila Nera. Gli abitanti di un villaggio nei pressi di Santa Fé sono stati costretti a fuggire e rifugiarsi nel vicino forte che è però presidiato da pochi soldati. Al forte arriva anche Blade Carpenter, un giornalista che voleva aprire la sua attività nella zona. Lui ha assistito alla barbara uccisione di tre giovani indiani da parte di uomini in divisa e inizia a indagare con discrezione per capire le cause della sommossa indiana. Con l'agente McPherson stringe subito amicizia e, confidandogli i suoi sospetti, lo induce a indagare sul possidente Morton il cui ranch non viene stranamente attaccato dagli indiani. Lui è proprietario di moltissima terra tutt'intorno e si rifiuta di aiutare i soldati perché i suoi uomini gli servono per difendere le sue proprietà. In realtà l'uomo mosso dall'ingordigia per aver scoperto un ricco giacimento di petrolio, si serve degli indiani ai quali fornisce armi e alcol per far sloggiare i coloni e i militari e prendersi anche le loro ricche terre. Per questo ha fatto travestire con divise i suoi scagnozzi che hanno ucciso i giovani indiani, addossando la colpa ai soldati. Ha poi portato i cadaveri ad Aquila Nera, promettendogli aiuto per vendicarsi. Ma ormai i suoi piani sono stati scoperti e il comandante del forte, restio sulle prime a crederci, deve ordinare l'evacuazione del presidio non potendo resistere ad un attacco in massa. Morton e i suoi preparano l'imboscata chiudendoli in una gola e tenendoli sotto il loro tiro in attesa dell'arrivo di Aquila Nera. Ma questi è stato informato da McPherson su come sia stato ad arte aizzato dal bieco ranchero, convincendolo al punto di intervenire a favore dei soldati e dei coloni contro la banda di Morton. Con questi ingaggia un duello personale finendo entrambi sfracellati in fondo al canyon. Mestamente gli indiani fanno ritorno al villaggio con il corpo del loro capo, mentre gli altri possono tirare un sospiro di sollievo e ringraziare il coraggioso McPherson per il suo prezioso intervento.
Alberto Cardone firma la versione italiana come Albert Cardiff, pseudo artistico a lui molto caro, di un western a produzione italo-franco-prussiana con molte scene di massa ben realizzate con indiani finti ma galoppanti a decine e carri, tanti carri, inseguiti dagli scatenati indiani, finti, ma ben imitati. Brad Harris mostra pure i muscoli per non far dimenticare che lui è sbarcato da noi per i peplum soprattutto mentre Tony Kendall, il nostro Luciano Stella, è un improbabile capo indiano e Horst Frank, dal quale ti aspetti sempre una cattiveria più che certa, è stranamente con i buoni. Esterni presumibilmente spagnoli anche se non specificati ma che ricordano senz'altro l'Andalusia.
I Gringos non perdonano
Italia, Germania Ovest, Francia 1965
Regia: Alberto Cardone
Musiche Gert Wilden
con
Brad Harris: Cliff McPherson
Horst Frank: Blade Carpenter
Tony Kendall: Aquila Nera
Enio Girolami: Slim James (accreditato Thomas Moore)
Joachim Hansen: il capitano Jackson
Pinkas Braun: Gentleman
Werner Peters: Morton
Helga Sommerfeld: Cora Morton
Edith Hancke: Alice
Olly Schoberova: Lana Miller
Serge Marquand: Blacky James
Josef Egger: Buddy
Jakie Bezard: Pasqual
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