Totò d'Arabia
Al servizio come domestico presso l' Intelligence Britannico, l'astuto Totò riesce a prendere il posto dell'Agente 008, da lui abilmente fatto passare per inetto, divenendo l' Agente 00Ø8, uno zero barrato in più per differenziarlo dagli altri colleghi dei quali si sente superiore. Del resto negli anni ha loro rubato accendini d'oro o motorini, oltre a carte segrete senza che se ne accorgessero. Gli manca la licenza di uccidere perché quella di truffare e rubare ce l'ha nel sangue. E proprio in quelle carte aveva scoperto l'interesse britannico ai nuovi pozzi petroliferi attivati in Kuwait, che gli avevano consentito di garantirsi un posto nei servizi segreti dopo anni passati nei servizi .. domestici. Così incaricato della missione Totò arriva dapprima in Spagna dove a Barcellona alcuni contatti gli forniranno ulteriori istruzioni. Ma è già abilmente seguito da potenze straniere che ne allertano la partenza per il paese arabo dove una volta arrivato è subito oggetto di attentati da parte di russi, turchi ed egiziani, riuscendo a sventarli per poi doversela vedere con la CIA. Un agente che si spaccia per Omar el Bedù deve condurlo attraverso il deserto dallo Sceicco Alì el Buzur, regnante di Shamara, col quale siglare l'accordo per la concessione petrolifera al Regno Unito. Strada facendo il falso Omar el Bedù tenta più volte di ucciderlo senza successo, venendo eliminato alla fine dal provvidenziale intervento di un agente amico che scorta Totò dallo sceicco. Questi è caduto nelle seducenti braccia dell'ultimo ostacolo che Totò dovrà superare: la sensuale spia americana Doris. Per farlo si avvale con astuzia delle gelosissime trenta mogli dello sceicco che riesce abilmente ad aizzare contro la donna per poi farsi astutamente adottare come figlio dallo sceicco che non era ancora riuscito ad avere un erede da tutte quelle mogli. Così Totò diviene el Buzur II ed eredita tutto il patrimonio paterno. Lo rivediamo a Napoli dietro ad una scrivania dirigere l'imponente azienda che si è creato: la TOTO'OIL. Col motto "cca nisciuno è fesso" in barba ai britannici che per questo hanno licenziato su due piedi Sir Bains, ora impiegato come ragioniere nella ditta di Totò al pari della bella e seducente segretaria Doris.
Tra uno spaghetti western e un altro, ecco anche Totò sbarcare in Spagna per usufruire dei suoi necessari esterni. Sebbene fosse stroncato al tempo da una comprensibile critica che ne vedeva l'inesorabile capolinea, il film è oggi da rivalutare e vedere non solo per la bravura del nostro ma come esempio di un cinema commerciale assai in voga negli spensierati anni '60. Chi li ha vissuti mi capirà.
Totò d'Arabia
Italia, Spagna 1965
Regia: José Antonio de la Loma
Musiche Angelo Francesco Lavagnino
con
Totò: Agente 00Ø8
Nieves Navarro: Doris
Fernando Sancho: Sceicco Alì el Buzur
George Rigaud: sir Bains
Gustavo Re: sir Turner
Mario Castellani: falso Omar el Bedù
Luis Cuenca: El Kasser
Víctor Israel: Boris
Antonio Iranzo: Ivan
Monika Kolpek: la Rossa
Asunción Vitoria: Olga
José Luis López Vázquez: Paco
e con il cameo di
Bruno Corbucci: spettatore alla corrida
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