Cetto c'è, senzadubbiamente
R itiratosi in Germania dove vive da quattro anni con la compagna Petra e la loro figlioletta, Cetto viene informato con una telefonata che sua zia Annunziata sta per morire. Per questo si precipita in auto col fido Pino e la compagna in Calabria lasciando la piccola dai genitori di lei. Sul capezzale la zia gli rivela che non è figlio di un venditore ambulante di candeggina come ha sempre saputo e che per questo il padre era sempre in giro e non lo aveva potuto conoscere, bensì è il frutto di una relazione segreta tra sua madre e il principe Buffo di Calabria al quale la donna aveva ricamato delle lenzuola. Per testarne la robustezza e la tenuta dei ricami le avevano "collaudate" e lui era il risultato. Questo fatto di essere un nobile ma anche un figlio di zoccola gli frulla per la testa finché non trova conferma nel Conte Venanzio che lo convince a ricreare il Regno delle Due Sicilie, forte del suo sangue reale che un test del DNA con un capello dell'ipotetico padre conferma. Allettato e messa insieme una corte composta dai suoi più fidati amici del posto, cerca di apprendere le buone maniere dei nobili venendo attorniato da una servitù selezionata e da esperti del bon ton, senza tuttavia riuscire a scalfire l'atavica cafonaggine. Ma ormai il dado è tratto e si va avanti verso la restaurazione della Monarchia in Italia a patto che si parta dal titolo di Cetto Buffo di Calabria I, Re delle Due Calabrie e poi si vedrà se nel referendum previsto gli elettori sceglieranno la Monarchia, facendolo così diventare Re d'Italia. Serve l'appoggio della Chiesa che tuttavia nel Papa sembra vacillare. Ma l'illustre Cardinal Alfonso è disposto a unirlo in matrimonio, combinato si intende, con l' Infanta di Portogallo, unica nubile o se vogliamo zitella nel panorama nobiliare europeo del momento. Ovviamente questo fa infuriare la sua compagna tedesca che, nonostante la rassicuri che sarà amante e sua concubina, giura di vendicarsi e lo farà il giorno dell'incoronazione, anzi dell'auto incoronazione, che Cetto farà all'indomani della vittoria nel referendum. Petra irrompe nel salone delle feste e spara contro l'uomo che l'ha piantata, in apparenza uccidendolo, che riesce ad esalare le ultime parole tra le braccia degli amici intimi che affermano abbia detto .. "ntu culu". In realtà era stato solo ferito e lo rivediamo tempo dopo rimettersi in salute e programmare il suo futuro reale, che anche dopo aver scoperto che era tutta una trama del Conte Venanzio per esercitare lui stesso il potere, ci sta provando gusto.
Capitolo, speriamo finale, della cosiddetta "trilogia du pilu" che arriva fiacco al termine con un Antonio Albanese che seppur bravissimo arranca con un personaggio già spremuto e al capolinea fin dalla volta scorsa. Si ridacchia a sprazzi per quello che è alla fine più che un film un insieme di sketch televisivi. Per lui vale quello detto per il Trio A.G.& G. fortissimi nel breve della clip, quanto deludenti o fiacchi nel lungo di un film.
Cetto c'è, senzadubbiamente
Italia 2019
Regia: Giulio Manfredonia
Musiche Emanuele Bossi
con
Antonio Albanese: Cetto La Qualunque /
Nicola Rignanese: Pino
Caterina Shulha: Petra
Aurora Quattrocchi: zia Annunziata
Gianfelice Imparato: Conte Venanzio
Davide Giordano: Melo La Qualunque
Lorenza Indovina: Carmen La Qualunque
Massimo Cagnina: geometra
Mario Cordova: falso invalido
Luigi Petrucci: Cardinal Alfonso
Marit Nissen: madre di Petra
Matilde Piana: donna Lina
Alfredo Pea: religioso
Diego Verdegiglio: segretario
Mario Patané: conoscente di Cetto
Guè Pequeno: sè stesso
Commenti
Posta un commento
i vostri commenti sono molto apprezzati