La valle dei disperati
Dopo Cowboys & Aliens è il turno di quest'altro western che attinge alla fantascienza con intenti discreti per l'idea ma risultati piuttosto deludenti se comparati ai moderni mezzi di ripresa e montaggio coi quali la "stop-motion", vera e propria innovazione tecnica del periodo, non può certo competere. Tuttavia negli anni 50 questo film ebbe un ovvio successo e a mio avviso deve essere visto con gli occhi di quel periodo per non restare delusi. In generale il film scorre per 3/4 sui normali binari del genere, girato in Messico con bei paesaggi naturali, vede il cow-boy Jimmy Ryan, l'icona Guy Madison, occuparsi di bestiame nel ranch che gestisce col socio Felipe. Hanno dei problemi con la sparizione di alcuni capi e in più Jimmy li ha anche personalmente col ranchero Enrique Rios, invidioso concorrente del settore e geloso della sua Sarita che potrebbe perdere a vantaggio dell'odiato rivale yankee. Dopo una violenta colluttazione tra i due, Enrique riesce a far scappare i mandriani di Jimmy, gente del luogo molto superstiziosa e atterrita dalle leggende sulle sparizioni avvenute nella vicina Hollow Mountain ritenuta luogo maledetto e dove portano le tracce del bestiame perduto. Così, rimasto solo col socio, Jimmy, per nulla intimorito da quelle dicerie, si reca ai piedi della montagna dove in mezzo a paludi e sabbie mobili trova qualche carcassa del suo bestiame. Sospetta che siano solo tentativi per mascherare il furto delle bestie, ovvero che pochi capi morti nelle paludi lascino intendere che tutti gli altri abbiano fatto la stessa fine piuttosto che essere stati rubati. Ma si sbaglia, perché una ben altra e terribile minaccia incombe su di lui e la popolazione locale, un mostro preistorico che si aggira ai piedi della montagna, un enorme dinosauro che sembra immune alle pallottole. Solo il coraggio di Jimmy può scongiurare il pericolo, salvando prima con estremo eroismo il rivale Enrique gravemente ferito dal mostro, ed attirando poi la bestia nelle paludi dove scomparirà inghiottita dalle sabbie mobili. Detto della "stop-motion", tecnica che ha permesso all'epoca di animare il mostro con risultati per quei tempi abbastanza buoni e di difficile e laboriosa realizzazione visto che a dispetto dei manifesti, appare solo per pochi minuti nel finale quando viene svelato al pubblico a partire dalle enormi zampe di gomma con improbabili unghione colorate, tutt'altro che terrificanti.
Stati Uniti 1956
Regia: Edward Nassour e Ismael Rodríguez
con
Guy Madison: Jimmy Ryan
Patricia Medina: Sarita
Carlos Rivas: Felipe Sanchez
Pascual García Peña: Pancho
Mario Navarro: Paquito
Eduardo Noriega: Enrique Rios
Julio Villarreal: Don Pedro
Lupe Carriles: Margarita
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