Pecos è qui: prega e muori!
Tre suonatori ambulanti, Paco, Pinto e Pepe, assistono al brutale massacro di una famiglia di coloni ad opera degli uomini di El Supremo. Costui sogna di diventare il padrone del Messico e crede di essere l'ultimo degli eredi del grande Montezuma al quale appartenevano quelle terre prima dell'arrivo degli Spagnoli. Si parla da secoli di un favoloso tesoro che Montezuma dovrebbe aver nascosto da qualche parte nelle tante gallerie del tempio abbandonato dove ha sede il covo della banda. Per questo manda i suoi uomini in giro per case e villaggi alla ricerca di notizie circa l'ubicazione e sperando di ritrovare la tanto decantata mappa che ne condurrebbe il possessore dritto nel nascondiglio. Da un moribondo lasciato al suo destino dai banditi ai quali non aveva detto niente, i tre ottengono la famosa mappa prima di vederlo spirare. Si rendono immediatamente conto che la medesima conduce dritti al tempio e quindi nelle grinfie del Supremo, per cui restano in attesa di eventi che si materializzano con l'entrata in scena di un abile pistolero che in una posada fa fuori tre balordi violenti che lo avevano provocato. E' l'occasione giusta di tentare la fortuna con quel giovane che sembra in grado di affrontare El Supremo e la sua banda. Pecos è il suo nome e quando apprende della mappa si dice disposto ad aiutarli anche perché detesta i soprusi e chi si erge sopra gli altri con prepotenza. Studiano un piano che li vede entrare a far parte della banda in due successivi lassi di tempo. Dapprima i tre suonatori che dicono di essere evasi e in attesa di un loro compagno di prigionia che gli aveva parlato di un tesoro e di una mappa, così da incuriosire abilmente il capo che li accetta nelle sue fila. Spianata la strada al fantomatico compagno, ecco che arriva Pecos che a sua volta stuzzica il capo al punto da fargli trovare la mappa che astutamente aveva nascosto in una statuetta del tempio. Ottenuta la sua fiducia escogita il piano finale volto a far allontanare tutti in una direzione sbagliata, previ accordi con due luogotenenti piuttosto pericolosi ma allettati dalla possibilità di dividersi il tesoro tra loro, senza doverlo dare tutto al loro pazzo capo. Così Pecos li può eliminare separatamente con più facilità e dopo il francese Tonville, impenitente donnaiolo, attirato in trappola grazie alla complicità di Donna Ramona una ricca messicana loro prigioniera. tocca a El Rayo, il fulmine, colui che si credeva più veloce e finirà sforacchiato per la sua bramosia d'oro. Il resto della banda, con un minimo aiuto dei tre suonatori, viene eliminato allo stesso modo, con El Supremo, lasciato per ultimo, che tenta la disperata e inutile carta di farsi saltare con Pecos e tutto il tempio pieno d'oro. La sua fine è accompagnata dall'incredibile gioia dei tre che escono dal tempio con numerosi oggetti d'oro per immortalare la risata a tutti denti di Pecos che il fermo immagine finale mette in evidenza. Negli anni '60 avere tutti i denti da adulti era di sicuro un grande successo.
Pecos è qui: prega e muori
Italia 1967
Regia: Maurizio Lucidi
Musiche Lallo Gori
con
Robert Woods: Pecos Martinez
Erno Crisa: El Supremo
Luciana Gilli: Donna Ramona
Ignazio Spalla: Dago (accreditato Pedro Sanchez)
Brigitte Wentzel: Eliza
Mirella Pamphili: Carmen
Carlo Gaddi: Tonville (accreditato Charles Gate)
Piero Vida: Paco
Umberto Raho: Pinto (accreditato Umi Raho)
Gino Barbacane: El Rayo
Luigi Casellato: Pepe
e con
Simon Lafitte
Fred Coplan
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