L'ira di Achille
L asciati Nestore e i due Aiace a mantenere Troia sotto assedio, Agamennone e i suoi più forti alleati si sono spinti fino a Lirnesso in Frigia per razziare oro e provviste, dopo aver depredato nei dieci anni di guerra tutte le città costiere. Il bottino di guerra è consistente e con provviste e donne i Greci fanno rientro a Troia dove giungono provvidenzialmente per scongiurare una disastrosa sconfitta. Ettore, valoroso figlio di Priamo, aveva infatti approfittato della loro assenza per attaccare i tre campi, con l'obiettivo finale di riuscire a distruggere le navi bruciandole. Ettore deve rientrare ferito da Achille precipitosamente tra le mura amiche, lasciando sul campo parecchi dei suoi caduti sotto la furia dell'eroe invulnerabile. Questi entra però in rotta con Agamennone per via della donna che amava, Briseide, che aveva scelto tra quelle catturate nella razzia. Agamennone nonostante avesse già per primo preteso la figlia di un gran sacerdote di Apollo, si era successivamente invaghito di Briseide che a sua volta era ormai innamorata di Achille. Lui non può rifiutarsi, ma abbandona il campo lasciandole la donna e giurando di non muovere più un dito in aiuto di quel re che definisce uno squallido commerciante. Agamennone lo lascia partire maledicendolo e senza sapere cosa di lì a poco gli succederà. Rifiutando infatti il riscatto per la sacerdotessa di Apollo, scatena la furia vendicativa del dio precipitando il suo campo tra pestilenze e ripetute sconfitte al punto che rimanda Briseide da Achille pregandolo di perdonarlo e intervenire coi suoi uomini in soccorso dei Greci. Ma egli è ormai stanco e afflitto al punto che il suo amico del cuore Patroclo decide di vestirne l'armatura per animare i suoi una volta che lo rivedranno al loro fianco. Ma Ettore lo sfida e uccide accorgendosi che non era il semidio bensì il suo più caro amico. Ecco allora che dove non poté il ritorno dell'amata Briseide, riuscì la morte del suo adorato Patroclo a scuoterlo animandolo con una furia sovrumana. Avendo perso le sue armi in battaglia usate dallo sventurato amico, ne fa forgiare di nuove dal Dio Vulcano supplicato da sua madre Teti in persona. Poi si reca sotto le mura nemiche e sfida apertamente Ettore che non può rifiutare di battersi. Lo scontro è epico e come vaticinato dagli oracoli è il troiano a cadere sul campo e il suo corpo è trascinato attorno alle mura di Troia legato al suo carro. Lo scempio dovrebbe continuare sul cadavere lasciato in pasto agli animali, ma la pietà lo coglie quando il vecchio padre Priamo, a cui gli Dei hanno consentito di oltrepassare le linee non visto, si rivolge all'eroe greco supplicandolo di lasciargli le spoglie del figlio per onorarlo. Sarà questo il gesto per cui sarà ricordato dai posteri l'eroe greco che commosso accetta … Cantami, o Diva, del pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli ...
Ottimo esempio di un cinema italiano che faceva faville in quegli anni '60 magici per tutto il settore dello spettacolo. Il possente Gordon MItchell al culmine della sua prestanza è il convincente ed ottimo protagonista, attorniato oltre che dai tanti soliti e bravi caratteristi anche da ottimi comprimari. Non di meno si apprezzano i costumi gli interni e diverse scene di massa assai ben realizzate.
Italia 1962
Regia: Marino Girolami
Musiche Carlo Savina
con
Gordon MItchell: Achille
Jacques Bergerac: Ettore
Piero Lulli: Ulisse
Cristina Gaioni: Xenia
Gloria Milland: Briseide
Fosco Giachetti: Priamo
Roberto Risso: Paride
Mario Petri: Agamennone
Eleonora Bianchi: Criseide
Erminio Spalla: Nestore
Edith Peters: schiava nubiana
Nando Tamberlani: Cressus
Ennio Girolami: Patroclo
Tina Gloriani: Andromaca
Romano Ghini: Sarpedone
Giampaolo Rosmino: Calcante
e con
Manfred Freyberger
Alba Gallotti
Gina Mascetti
Remo De Angelis
Laura Rocca
Anita Todesco
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