Erik il vichingo
T horvald, capo vichingo, detta in punto di morte le sue ultime volontà che lo vedono affiancare al pavido figlio Eyolf il possente e coraggioso cugino Erik. Costui, figlio di sua sorella Freiode, riceve in lascito anche la sua nave, scatenando le ire del figlio che si sente defraudato dei suoi diritti. Per questo ordisce un piano con i fidi Byarni e Olaf per uccidere Erik mentre si trova in visita a sua madre fuori dal villaggio. Costoro ingaggiano Thormann, un criminale bandito a suo tempo dal villaggio come indesiderabile, che con altri tagliagole cerca di sorprendere Erik. Ma questi reagisce prontamente uccidendoli tutti e catturando il sicario. Portato al villaggio l'uomo non riesce a rivelare i nomi dei mandanti in quanto prontamente eliminato da Byarni con la scusa che i traditori vanno giustiziati su due piedi. Questo gli consente di partire indisturbato con Erik, aggregandosi al suo equipaggio e portandosi dietro Olaf per poter regolare i conti strada facendo. La spedizione che si è resa necessaria dopo l'ultimatum dei Danesi che impongono tasse ai Vichinghi oltre a pretendere l'immunità dei loro territori dalle scorrerie. Erik affascinato dalle tante dicerie sulle terre dove va a dormire il sole, intende scoprirle e farne la nuova patria dei Vichinghi. Radunati volontari e viveri per 60 giorni, prende il largo e dopo una lunga traversata riesce a raggiungere le coste di una terra rigogliosa dove cresce la vite che le darà il nome di Vinland, la terra del vino. Byarni e Olaf che non erano riusciti a portare al termine il piano durante la traversata, attendono il momento propizio per farlo quand'ecco che alcune fanciulle intente a bagnarsi richiamano le loro attenzioni. Spaventate da quegli strani uomini esse fuggono nel bosco ed una viene aggredita da un grosso orso bruno prontamente affrontato da Erik che riesce ad ucciderlo salvando la fanciulla. Lei è Wa-ta-wa, figlia del capo villaggio che grato li accoglie nel suo campo rifocillandoli e intrecciando con loro proficui rapporti. Ma l'amore per Erikv sbocciato in quella ragazza scatena le ire di un altro capo tribù che la voleva in sposa. Byarni e Olaf ne approfittano per aizzarlo contro Erik in una lotta che culmina con la loro morte per tradimento e la vittoria a caro prezzo per la tribù a loro fedele. Wa-ta-wa è morta facendo scudo col suo corpo ad Erik che mestamente riprende la via di casa, conscio di non poter fondare le proprie radici i quella terra. Al villaggio, accolto con grande calore, rivela il tradimento perpetrato dal cugino Eyolf reo di aver causato la morte di altri Vichinghi e di aver infranto il giuramento di sangue imposto dal padre. Cercherà invano la fuga venendo giustiziato dopo una breve rincorsa. Erik può abbracciare la sua Gudrid e con lei guardare con tristezza quel mare dal quale è tornato pieno di amarezza.
Un buon esempio del genere avventura diretto da Mario Caiano con ottimi esterni spagnoli, a ricreare quasi alla perfezione un fiordo e la vita di villaggio al suo interno, oltre ad una bella riproduzione di nave usata per le riprese. Gli interni di Cinecittà adeguati alla vicenda e buoni interpreti, ne fanno un film piacevole e testimone di una passata e florida industria cinematografica.
Erik il vichingo
Italia 1965
Regia: Mario Caiano
Musiche Carlo Franci
con
Giuliano Gemma: Erik
Gordon Mitchell: Byarni
Eleonora Bianchi: Gudrid
Elisa Montés: Wa-ta-wa
Eduardo Fajardo: Olaf
Beni Deus: Torstein
Lucio De Santis: Erloff
Roberto Ceccacci: Hans
Aldo Bufi Landi: Angheropoulos
Fortunato Arena: Thormann
Erno Crisa: Eyolf
Alfio Caltabiano: Wingar
Gianni Solaro: Ambasciatore Danese
Carla Calò: Freiode, madre di Erik
e con
Aldo Pini
Fedele Gentile
Franco Moruzzi
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