Vacanze d'inverno
C
ommedia divertente con un insolito spaccato dell'Italia borghese ed aristocratica del boom economico e della quale, il modesto Rag. Moretti, ne fa conoscenza a sue spese. L'occasione è il viaggio premio che sua figlia Titti ha vinto con concorso indetto dalla Rai e il premio consiste in una vacanza per due in occasione della fine dell'anno, nel lussuoso Grand Hotel di Cortina d'Ampezzo in pensione completa e tutto spesato. Tranne le duemila lire di tassa di soggiorno che già risultano piuttosto indigeste al nostro simpatico ragioniere che minaccia di scrivere una lettera di protesta. E' arrivato a Cortina guidando per venti ore con la sua 600 nuova di zecca e appena finita di pagare e sembra non accorgersi dell'ambiente altolocato che lo circonda preoccupandosi soprattutto di controllare sua figlia che è secondo lui ancora una bambina. Ed è proprio seguendo e preoccupandosi dell'incolumità della figlia sulle piste da sci, che inizia a conoscere persone di un livello sociale elevato conformandosi al loro modo di vivere scimmiottandoli maldestramente al punto che vedono in lui un rozzo ma divertente individuo. Così a poco a poco si lascia irretire e affascinare da quell'ambiente che, nel tentativo di conquistare sentimentalmente la Contessa Parioli, risulterà alla fine della vacanza piuttosto costoso come modello da seguire. Tanto che il nostro dovrà lasciare in pegno la sua 600 per pagare gli extra e tornarsene a Roma col treno rassicurato dalla figlia, che trovato il suo amore in un giovane sulle piste, grata al padre, si offre di imbrogliare la madre una volta rientrati. Tante le relazioni extraconiugali e la satira su di una società che già allora dava preoccupanti segni di stanchezza e decadenza. Tutte le relazioni finiranno in bianco come il colore della neve della splendida Cortina a colori di fine anni cinquanta. Ottimo Albertone insuperabile nel voler esordire nell'alta società rimediando figure barbine e con lui un impeccabile Vittorio De Sica direttore del ricevimento in hotel. Renato Salvatori era un ottimo sciatore e lo dimostra sfoderando anche uno stile che per quei tempi non doveva essere comune. Sensuali le primedonne a partire da Dorian Gray la stellina che fa impazzire il commenda produttore Ruggero Marchi, per passare alle belle e trascurate dai mariti Eleonora Rossi Drago e Michèle Morgan. Qualcuno lo ha definito il primo cine-panettone del nostro cinema. Si ride senz'altro ma il paragone mi sembra un tantino irriverente nei confronti di quegli attori.
Italia 1959
Regia: Camillo Mastrocinque
Musiche Armando Trovajoli
con
Alberto Sordi: Alberto Moretti
Christine Kaufmann: Titti
Vittorio De Sica: Maurizio
Vira Silenti: Vera, figlia di Maurizio
Michèle Morgan: Steffa Tardier
Georges Marchal: Georges Tardier
Eleonora Rossi Drago: Contessa Paola Parioli
Pierre Cressoy: Conte Alfredo Parioli
Enzo Turco: Magri
Mercedes Brignone: Principessa Valmarin
Giulio Calì: zio Carlo
Lola Braccini: Marchesa Serti
Michele Malaspina: ministro
Dorian Gray: Carol Field
Anna Campori: Virginia
Geronimo Meynier: Franco
Renato Salvatori: Gianni
Ruggero Marchi: produttore
Denise Provence: Marceline
Mario Valdemarin: Toni Valmarin
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