Una pallottola per Roy
Roy Earl, passato da rapinatore con una lunga pena detentiva da scontare, dopo otto anni viene graziato e siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, appena fuori ha già un "lavoretto" da portare a termine per conto del vecchio capo. Svaligiare le cassette di sicurezza di un ricco albergo con la complicità di uno degli addetti al ricevimento, portare i gioielli al suo committente e ricevere in cambio la cospicua somma di 30 mila dollari pattuiti e sufficienti a mandarlo in "pensione" per il resto dei suoi anni. Il colpo è di quelli facili, almeno per uno del suo calibro, ma la morale del film è che il delitto non paga e Roy andrà incontro alla sua giusta fine anche se con una discreta aureola di santità ed eroismo. Si distingue infatti per atti di generosità e altruismo come quando paga le spese del chirurgo che ridà gioia di vivere alla povera e sfortunata Velma, liberandola dal "piede torto" congenito e accettando che la stessa non ricambi il suo amore, ma anche fredda determinazione all'uso della violenza contro chi ostacola i suoi piani. Ma è un uomo solo, con un passato che lo tormenta con un sussulto di sentimenti prima delusi e poi ritrovati in Maria, una della banda che ha saputo aspettare il suo turno e nel bastardino Pard, un cagnetto che lo ama e segue nelle sue imprese. E quando solo e braccato, su nella gelida Sierra, mentre scrive un foglietto per scagionare Maria, solo lei e il fido Pard lo piangeranno quando rotolerà, colpito da un fucile di precisione, ai loro piedi. Tre anime disperate, ognuna con la sua storia di dolore e disperazione e una, quella di Roy, finalmente libera.
Noir malinconico diretto magistralmente da Walsh che vede finalmente Bogart in un ruolo da protagonista dando una svolta decisa a quella che sarà una prestigiosa carriera e qui sorretto da una luminosissima partner come Ida Lupino. Degno di nota infine il bravissimo cagnetto o come lo chiamano nel doppiaggio dell’epoca “cagnino” Pard che per la sua simpatia viene citato nei titoli di coda col suo vero nome Zero.
Noir malinconico diretto magistralmente da Walsh che vede finalmente Bogart in un ruolo da protagonista dando una svolta decisa a quella che sarà una prestigiosa carriera e qui sorretto da una luminosissima partner come Ida Lupino. Degno di nota infine il bravissimo cagnetto o come lo chiamano nel doppiaggio dell’epoca “cagnino” Pard che per la sua simpatia viene citato nei titoli di coda col suo vero nome Zero.
Stati Uniti 1941
Regia: Raoul Walsh
con
Humphrey Bogart: Roy Earl
Ida Lupino: Maria
Arthur Kennedy: Red
Alan Curtis: Babe
Joan Leslie: Velma
Cornell Wilde: Louis Mendoza
Henry Travers: Pa
Elisabeth Risdon: Ma
Henry Hull: 'Doc' Banton
Barton MacLane: Jake Kranmer
Jerome Cowan: Healy
il cagnetto Pard: Zero
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