La vendetta dei gladiatori
A nno 454 dopo Cristo, siede sul trono di Roma l'Imperatore Valentiniano III. Da tutte le parti l'Impero è insidiato dalle dilaganti orde barbare, delle quali la più pericolosa è quella dei Vandali comandata da Genserico che, proveniente dal Sud, marcia verso Roma. Unico ostacolo a questa marcia à la Legione comandata dal Generale Ezio. Mentre i soldati combattono eroicamente contrastando il passo al Barbaro, Roma ignara ed incurante del pericolo che incombe su di lei si dedica alle sue cure preferite ...
tra queste primeggiano gli spettacoli con i gladiatori nell'arena dove, cinque di essi, soprannominati gli invincibili, attraggono le attenzioni e tutte le simpatie di pubblico e corte imperiale. Ezio riesce a respingere Genserico e si appresta a far rientro a Roma dove alcuni complottisti lo temono, spaventati dal fatto che possa pretendere il posto dell'inetto imperatore. Costui è ignaro che Calpurnia, sua moglie, ordisca alle sue spalle con l'aiuto dei due più importanti consiglieri Tidone e Crasso. Costoro certi della ormai imminente fine di Roma cercano di vendersi a Genserico per ingraziarsi i suoi futuri favori quando prenderà il potere. Egli è infatti accampato poco distante e sta ricevendo rinforzi ai quali i traditori aggiungono i vettovagliamenti destinati a Ezio. Abilmente li dirottano al campo vandalo fingendo agguati e sviando sospetti che Ezio ha da tempo denunciato, in quanto non sarà possibile far combattere ancora i suoi uomini senza viveri e rifornimenti continui. Per ora si accampa in un castro fuori Roma nella speranza di sbarrare il passaggio al prossimo attacco barbaro, mentre a Roma vi è ormai un clima di aperta ostilità tra i pretoriani dell'imperatore e la popolazione specie quella di religione cristiana. Questi soldati addetti alla incolumità di Valentiniano sono noti per continui atti di prepotenza nei confronti della popolazione inerme oltre che verso i legionari disprezzati nonostante combattano in prima linea. Il gruppo dei gladiatori è al contrario attivo nell'aiutare la gente agendo col favore di Gavinio, letterato di corte, e addirittura di Priscilla figlia di Valentiniano, convertita al cristianesimo e stanca di soprusi e sangue versato. Ad aiutarli è arrivato in città anche Fabio, figlio di Ezio e valoroso soldato, che è disposto a dare il suo contributo forte anche dell'amore che nutre per Priscilla ricambiato dalla giovane. Ma la sorte di Roma è segnata e a nulla può l'ultimo valoroso sforzo di Ezio che perde la vita in combattimento. Genserico vuole tributargli un funerale da eroe quale è stato, mentre suo figlio Vilfredo ha messo gli occhi su Priscilla. Solo se accetta di sposarlo potrà salvare la vita a Fabio e il rito si terrà su di una montagna poco distante. Ma i gladiatori tendono un agguato ai pochi partecipanti, liberando i due innamorati. Nello scontro Vilfredo viene ucciso e Genserico non può che urlare tutta la sua rabbia sul cadavere del figlio. I nostri raggiungono un mesto corteo che si allontana da Roma e composto in prevalenza da cristiani, lasciandosi dietro una lunga colonna di fumo che si innalza lugubre su quello che era lo splendore di Roma.
Nonostante una grossolana ricostruzione storica, presa a pretesto di una trama che in realtà sciorina i temi classici del peplum, segnatamente alla componete ludico-violenta dei giochi nell'arena dove primeggiavano i gladiatori, che campeggiano nel titolo di questo discreto esempio del fortunato filone anni '60.
La vendetta dei gladiatori
Italia 1964
Regia: Luigi Capuano
Musiche Giuseppe Piccillo
con
Mickey Hargitay: Fabio
José Greci: Priscilla
Livio Lorenzon: Genserico
Renato Baldini: Generale Ezio
Roldano Lupi: Valentiniano III
Andrea Checchi: Gavinio
Nerio Bernardi: Tidone
Andreina Paul: Calpurnia
Pasquale De Filippo: Crasso
Mirko Ellis: Vilfredo, figlio di Genserico
Benito Stefanelli: Ardenzio
Giovanni Cianfriglia: Fulvio
Aldo Canti: Lucio
Giulio Maculani: gladiatore
Aldo Cristiani: gladiatore
Giulio Tomei: Antioco
Dante Maggio: ubriaco nella taverna
Franco Daddi: gladiatore
Antonio Corevi: Callisto
Emilia Della Rocca: ancella
Gino Marturano: braccio destro di Vilfredo
Amedeo Trilli: capo guardia della fortezza
Bruno Scipioni: guardia
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