I sette gladiatori
P rimo secolo dell'era cristiana, Sparta è ancora sotto il dominio di Roma, ma è la provincia che gode la maggior libertà, rispetto al resto della Grecia. Gli Efori, rappresentanti della democrazia spartana, aumentano in quel periodo la loro potenza sino a soverchiare le altre istituzioni ...
ed è a Sparta che fa ritorno il gladiatore Dario, liberato dal console romano per le sue brillanti vittorie in scontri entusiasmanti nell'arena. Ma giunto a casa scopre che suo padre, molto amato dal popolo, è stato ucciso da una congiura che vede oggi al potere il crudele Hiarba. Aiutato nel suo complotto da Milone che aveva fatto credere a tutti che l'uomo si era suicidato. Costui è anche il padre di Aglaia, una bellissima giovane che è innamorata da sempre di Dario ed è riamata al punto che la giovane in sua assenza ha resistito alle pressanti richieste di matrimonio di Hiarba. In questo aiutata anche da suo padre che alla lunga paga il suo rifiuto a darla in moglie al suo complice. Hiarba lo uccide e approfittando dell'arrivo i città di Dario gli addossa tutte le colpe. Aglaia scossa dalla morte di suo padre e credendolo il suo assassino lo ripudia chiedendo a Hiarba di catturarlo e fargliela pagare. Ma Dario riesce a fuggire con l'aiuto del giovane figlio della sua nutrice e con lui gira la Grecia per mettere insieme una squadra di suoi ex compagni d'armi. Altri cinque abilissimi gladiatori che raggiunti ad uno ad uno si dicono della partita e pronti a dargli una mano per riprendere Sparta. La lotta sarà dura anche perché Hiarba si è dotato di una poderosa guardia mercenaria molto efficiente ma che nulla potrà negli scontri a più riprese contro i sette agguerriti gladiatori. Hiarba tenta di farsi scudo della giovane Aglaia, che ha scoperto l'orrenda verità su suo padre e per questo rifiuta di sposarlo preferendone la morte. Sulle alte rampe del palazzo reale Hiarba ingaggerà un furioso duello con Dario che prevarrà uccidendolo e scaraventandolo nel vuoto. Può abbracciare la sua Aglaia e urlare al popolo che la dittatura è finita appena un attimo prima che anche il film finisca con l'immancabile scritta FINE a suggellare due amanti felicemente abbracciati.
Un buon peplum con interpreti adeguati e in parte abituali per il genere assai in voga negli anni '60 e in grado di dar vita a entusiasmanti duelli e scontri di buona fattura.
Italia 1962
Regia: Pedro Lazaga
Musiche Marcello Giombini
con
Richard Harrison: Dario
Livio Lorenzon: Panurgio
Antonio Molino Rojo: Macrobio
Loredana Nusciak: Aglaia
Antonio Rubio: Mados
Gérard Tichy: Hiarba
Edoardo Toniolo: Milone
Nazzareno Zamperla: Vargas
Emily Wolkowigz: Ismere
José Marco: Xeno
Franca Badeschi: Licia
Enrique Ávila: Livio
Barta Barry: Flacco
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