La campana ha suonato
"Dov'è Jack Ballard"? domandano in giro quattro figuri a cavallo appena arrivati a Silver Lode. "Sta firmando la sua condanna al carcere a vita" risponde un tizio dal maniscalco, mentre Dolly, la pupa del saloon, risponde loro che "al momento è piuttosto occupato". Sta infatti per pronunciare il fatidico si davanti a testimoni e al pastore per prendere in moglie la dolce Rose Evans, quando irrompono Ned McCarty e i suoi tre scagnozzi. Lui dice di essere un commissario governativo e di dover catturare vivo o morto Jack Ballard reo di aver ucciso suo fratello a Sacramento in California e di avergli rubato 20 mila dollari. Lo sceriffo Wooley e tutti gli altri cittadini non credono ad una parola di quell'uomo, avendo la massima stima in Ballard che gode di buonissima reputazione. Tale da resistere e invocare l'immediato intervento del giudice Cranston che vive in paese. Costui pur credendo nell'innocenza di Ballard non può che constatare che le carte di McCarty sono in regola, ma essendo costui fratello della vittima, c'è pericolo che durante il trasporto in un altro stato possa vendicarsi sull'imputato. pertanto ritiene di dovergli affiancare una scorta locale, cedendo però alla richiesta di Ballard di un paio d'ore durante le quali proverà a dimostrare la sua innocenza, essendo colui che si spaccia per commissario un ladro di cavalli, ancorché le carte in suo possesso ne facciano adesso un uomo di legge. Per cui intende mandare due telegrammi identici allo sceriffo di Sacramento e al giudice di laggiù per chiedere conferma di quanto McCarty sostiene di essere. Ma si dà il caso che la linea è stata tagliata e anche se il telegrafista si prodiga immediatamente per cercare il guasto, non avrà il tempo necessario per farli partire prima di venir tradotto via. Così prova d'astuzia a corrompere uno dei tre scagnozzi, promettendogli 5 mila dollari se gli dirà la verità. L'uomo, Johnson, ha famiglia e quella somma gli servirebbe come il pane, per cui in una stalla dove ha dato appuntamento a Ballard, gli racconta che il suo capo è un impostore e dopo essersi fatto fare i documenti falsi ha ucciso il falsario affinché non potesse parlare ed è anche disposto a mostrargli il punto dove ha tagliato i fili del telegrafo, oltre al motivo principale che risiede nel volersi vendicare della morte di suo fratello, ancorché avvenuta per legittima difesa. Ballard gli aveva vinto la somma di 20 mila dollari e l'uomo aveva cercato di riprenderseli sparandogli a tradimento per venire freddato da Ballard che è un fulmine con la colt. McCarty però è tipo astuto e sorprende il suo uomo nella stalla con Ballard, uccidendolo e tenendo sotto tiro l'altro per confermargli quanto appena saputo da Johnson anche se non potrà rivelarlo. Gli spari hanno attirato gente e lo sceriffo Wooley è riuscito a salire sul solaio della stalla dove ha potuto ascoltare la verità. Non può nulla però perché scoperto da McCarty viene da lui ucciso e la colpa dei due morti viene fatta ricadere su Ballard davanti agli sbigottiti cittadini che adesso vacillano nelle loro precedenti certezze, costringendo Ballard a farsi largo e cercare di scappare inseguito subito da tutti. Ferisce suo cognato ad una mano e uccide un paio di scagnozzi di McCarty per poi rifugiarsi momentaneamente da Dolly, la quale, nonostante gli abbia preferito un'altra donna, è disposta ad aiutarlo, così come la sua fidanzata che se lo vede arrivare a casa. Suo padre però è infuriato per quanto accaduto e anche per la ferita di suo figlio per cui lo affronta in malo modo sparandogli ad una spalla. Ballard deve di nuovo scappare verso la chiesa dove il pastore vuole proteggerlo, ormai unico in paese. Rose e Dolly, intanto saputo che il telegrafo è stato riparato costringono l'addetto a mandare quei famosi telegrammi ricevendo in risposta quello che ci si aspettava, ovvero che McCarty non è commissario, bensì un ricercato per vari crimini. Ma questi ormai è salito sul campanile dove solo la campana si frappone tra la sua colt e Ballard ferito. Infuriato poi dalle notizie appena arrivate cerca di ucciderlo sparandogli a bruciapelo ma la campana respinge il colpo che lo trafigge mortalmente al cuore, facendolo precipitare a terra in mezzo alla gran folla radunata. Malconcio e barcollante Ballard scende le scale e prontamente il giudice gli si para davanti porgendogli le sue scuse e quelle dell'intero paese, cosa che l'uomo con fermezza respinge facendosi largo abbracciato alla sua Rose, unica con Dolly ad aver creduto in lui fino alla fine.
Un discreto esempio di western classico anni '50 con una buona trama e interpreti all'altezza, ancorché secondari rispetto ai big dell'epoca. Manca un po' l'azione tipica del genere, se non nella seconda parte, a favore però di una discreta suspense che coinvolge altrettanto lo spettatore.
Un discreto esempio di western classico anni '50 con una buona trama e interpreti all'altezza, ancorché secondari rispetto ai big dell'epoca. Manca un po' l'azione tipica del genere, se non nella seconda parte, a favore però di una discreta suspense che coinvolge altrettanto lo spettatore.
Silver Lode
Stati Uniti 1954
Regia: Allan Dwan
Musiche Louis Forbes
con
John Payne: Jack Ballard
Lizabeth Scott: Rose Evans
Dan Duryea: Ned McCarty
Morris Ankrum: Zachary Evans
Emile Meyer: sceriffo Wooley
John Hudson: Michael 'Mitch' Evans
Dolores Moran: Dolly
Stuart Whitman: Wicker
Roy Gordon: dottor Elmwood
Robert Warwick: giudice Cranston
Alan Hale Jr.: Kirk
Hugh Sanders: reverendo Field
Frank Sully: Paul Herbert
Harry Carey Jr.: Johnson
Florence Auer: Mrs. Elmwood
Byron Foulger: Prescott
Ralph Sanford: Joe, il barista
Commenti
Posta un commento
i vostri commenti sono molto apprezzati