Il grande sentiero
S tanchi delle promesse fatte dal Governo e a corto di viveri e medicine, un gruppo di Cheyenne abbandona la riserva dove era stato confinato e si mette in marcia verso le terre dei loro avi. Immediatamente scatta l'inseguimento da parte dei soldati che li avevano in custodia. Tra loro il Capitano Archer ha anche una sua missione particolare, ovvero recuperare Deborah Wright, una donna di religione quacchera che insegnava ai bambini indiani nella scuola della riserva. Lei si è unita al gruppo perché non vuole abbandonare i piccoli orfani ai quali da anni presta le sue amorevoli cure. La marcia degli indiani è lenta a causa di vecchi e bambini in gran parte appiedati, ma sanno muoversi agevolmente in territori ostili al contrario dei militari e conoscono perfettamente le tattiche di guerriglia utili per rallentare gli inseguitori. Sono maestri nei trabocchetti e nel disperdere i cavalli, come nell'incendiare vaste aree della prateria per bruciare i carri dei soldati e le loro vettovaglie. Riescono a percorre quasi duemila miglia senza che i militari riescano a fermarli ma debbono arrendersi al gelido inverno e alla fame. Una metà di loro si arrende a Fort Robinson ma quando apprende che verrà riportata nella vecchia riserva, con un colpo di mano fugge di nuovo e si riunisce con gli altri. Quando tutto sembra ormai perduto e l'esercito in numero sovrastante è pronto a far tuonare i cannoni, ecco che da Washington arriva la conferma di una nuova e migliore sistemazione, grazie al provvidenziale intervento del Capitano Archer giunto nella capitale per perorare la causa di quegli uomini ai quali stava dando la caccia. Col tempo ha imparato a conoscerli ed apprezzarli per merito soprattutto della grande abnegazione di sorella Deborah che diventerà la signora Archer.
Nel suo ultimo western, John Ford passa decisamente dalla parte degli indiani e lo fa con il solito grande mestiere che lo ha contraddistinto come il più grande dei registi in questo genere. Saluta la Monument Valley teatro anche in questo film con le sue magiche inquadrature e saluta i suoi fidati Navajos che ad uno spettatore attento non possono passare per Cheyenne: i protagonisti di questa storia che trae spunto da fatti veri. Paradossalmente gli unici che possono sembrare tali sono i due protagonisti Montalban e Roland acconciati e truccati molto bene. Il resto della tribù è senza dubbio Navajos, famiglia Apache e il film è stato girato in gran parte nella loro riserva. Ma se da un lato è una gioia per gli occhi, dall'altro è paradossale udire dalla voce del narratore, (in questo caso Emilio Cigoli) la distanza e le centinaia di miglia già percorse mentre sullo sfondo vediamo le solite e familiari guglie. Già un'altra volta Ford apriva uno dei suoi capolavori sulla Monument Valley sovrapponendo una scritta Texas come incipit, tuttavia non mi sento di addebitargli nulla nel suo lavoro ma solo di ringraziarlo per aver portato sul grande schermo, oltre a indimenticabili attori, anche i veri volti degli Indiani d'America esaltandoli in questo ultimo film con i loro canti e la loro fierezza espressiva a perenne memoria del grande popolo che furono. Per ottenere questo si dilunga inevitabilmente nello svolgimento della storia, che avrebbe potuto avere senza dubbio una durata inferiore. Di sicuro viene da pensare che non ha diretto con l'orologio in mano visto che include anche un siparietto, per altro gustosissimo, con James Stewart nel ruolo storico di Wyatt Earp, contributo questo che unito a un cast eccezionale e a paesaggi indimenticabili, ne fanno un film da vedere assolutamente.
Stati Uniti 1964
Regia: John Ford
Musiche Alex North
con
Richard Widmark: Cap. Thomas Archer
Carroll Baker: Deborah Wright
James Stewart: Wyatt Earp
Edward G. Robinson: Carl Schurz
Karl Malden: Cap. Oscar Wessels
Sal Mineo: Red Shirt
Dolores del Rio: donna spagnola
Ricardo Montalban: Little Wolf (Zanna di lupo)
Gilbert Roland: Dull Knife (Aquila nera)
Arthur Kennedy: Doc Holliday
Patrick Wayne: S.Ten. Scott
Elizabeth Allen: Guinevere Plantagenet
John Carradine: Magg. in congedo Jeff Blair
Victor Jory: Tall Tree
Mike Mazurki: serg. Stanislaus Wichowsky
George O'Brien: Magg. Braden
Sean McClory: Dott. O'Carberry
Judson Pratt: Magg. Dog Kelly
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