Il diritto di contare
L a vera storia di Katherine Johnson, scienziata matematica e fisica di colore che con altre due colleghe, altrettanto famose in campi di studio simili, resero possibili i successi degli americani nell’affannosa corsa allo spazio contro quei russi che sembravano inarrivabili. Loro avevano già inviato il primo uomo bello spazio e quel primato spinse gli americani a cercare con ogni sforzo possibile di annullare il gap e possibilmente sorpassarli. E il paradosso di tutta questa storia è che in un mondo americano dove ancora vige la segregazione razziale, siano proprio donne di colore a rendere possibile il sogno di mandare in orbita un americano. In un periodo in cui i calcoli vengono fatti esclusivamente a mano, Katherine Johnson ex bambina prodigio che aveva potuto studiare grazie ad una borsa di studio, si rivela determinante nel calcolare e correggere ogni tipo di calcolo di orbita spaziale dal lancio al rientro, prevedendo con margini risibili anche l'area in cui recuperare da parte della Marina l'astronauta di rientro con la sua capsula. Sfidando le convenzioni e la grettezza morale di colleghi non ancora pronti, nonostante il governo centrale del Presidente Kennedy abbia già dato inizio alla piena integrazione, le nostre eroine con gran caparbietà e sacrificio riusciranno nell'impresa di aprire la porta alle donne e per di più di colore, emergendo nei rispettivi campi di azione. Katherine Johnson, come detto, esperta di geometria entrerà in pianta stabile nel ristretto novero degli scienziati NASA con a capo il liberale Al Harrison che saprà avvalersi di lei e renderle la vita in ufficio consona alle sue capacità di donna e scienziato tenendo fuori della porta la razza. Col tempo, nonostante la diffidenza iniziale e le invidie dei colleghi, saprà conquistarseli tutti compreso il rispetto incondizionato per i suoi brillanti risultati, con calcoli alla mano tali da confutare perfino il nascente cervellone della IBM che la NASA sta testando per avere rapidità di calcolo. Servirà comunque affiancare alla macchina la capacità umana per controllarne sempre l'esattezza e in questo Katherine Johnson non ha rivali mentre l'amica e collega Dorothy Vaughan, ottiene uno straordinario successo nell'apprendimento del linguaggio FORTRAN del quale si avvale il cervellone elettronico. Sarà lei a farlo funzionare correttamente e ad istruire il suo staff di colleghe di colore e, mai successo prima, insegnare anche a donne bianche. A completare il terzetto delle formidabili amiche e scienziate arriva anche Mary Jackson, ingegnere anche lei alla NASA con compiti di testare le strutture da inviare nello spazio, che per avanzare si vedeva costretta da regolamenti interni a perfezionare la sua laurea con titoli rilasciati da istituti per soli bianchi. Lei riuscirà, prima donna afroamericana, a poter iscriversi nonostante i divieti, al loro corso serale riuscendo a progredire nella sua carriera tanto da essere partecipe alla progettazione della capsula che consentirà a John Glenn il suo volo orbitale record. Nei crediti finali ripercorriamo le tante onorificenze e riconoscimenti ottenuti da queste tre grandissime donne. Una prima linea storica contro sessismo e razzismo di un periodo buio della storia americana, in un film semplicemente splendido che cattura lo spettatore fin dal primo fotogramma per l'attenta ricostruzione ambientale e la validità assoluta della storia raccontata, dove peraltro c'è anche tanto spazio per i buoni sentimenti.
Hidden Figures
Stati Uniti 2016
Regia: Theodore Melfio
Musiche Hans Zimmer, Pharrell Williams, Benjamin Wallfisch
con
Taraji P. Henson: Katherine Johnson
Octavia Spencer: Dorothy Vaughan
Janelle Monáe: Mary Jackson
Kevin Costner: Al Harrison
Kirsten Dunst: Vivian Mitchell
Jim Parsons: Paul Stafford
Glen Powell: John Glenn
Mahershala Ali: Jim Johnson
Aldis Hodge: Levi Jackson
Donna Biscoe: Joylette Coleman
Maria Howell: Miss Summer
Ariana Neal: Joylette Johnson
Saniyya Sidney: Constance Johnson
Zani Jones Mbayise: Kathy Johnson
Kimberly Quinn: Ruth
Olek Krupa: Karl Zielinski
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